{"id":5498,"date":"2006-11-10T00:00:00","date_gmt":"2006-11-10T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5498"},"modified":"2021-03-26T16:52:29","modified_gmt":"2021-03-26T14:52:29","slug":"la-battaglia-per-la-qualita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-battaglia-per-la-qualita\/","title":{"rendered":"La battaglia per la qualit\u00e0"},"content":{"rendered":"
‘Il ringraziamento al Signore per i frutti della terra costituisce un evento molto importante, che conferma la nostra matrice cattolica fondata sulla dottrina sociale della Chiesa. Ma \u00e8 anche – afferma il presidente regionale della Coldiretti, Sergio Marini, che da sei anni \u00e8 anche vicepresidente nazionale della stessa organizzazione – un momento per riflettere sulla realt\u00e0 dell’agricoltura che, da risorsa sociale qual \u00e8, ha profonde relazioni con la vita dei cittadini-consumatori e con tutta la comunit\u00e0 del territorio’. Occasione di riflessione \u00e8 stata anche quest’anno la Giornata del ringraziamento, celebrata dalla Conferenza episcopale dell’Umbria e dalla Coldiretti, ad Orvieto la scorsa domenica. Forte identit\u00e0 per le nuove aziendeIn Umbria l’agricoltura \u00e8 in una fase di forte cambiamento. Si sta passando infatti dal periodo dell’aiuto pubblico al settore a quello dell’affermazione delle singole imprese agricole, in libera concorrenza fra loro sul mercato. Ci vorr\u00e0 ancora del tempo affinch\u00e9 la trasformazione sia completa, ma tale tendenza \u00e8 ineluttabile. Come fa notare lo stesso Marini ‘sar\u00e0 un’azienda vincente quella con appena cinque ettari di vigna ben coltivata, il cui proprietario si \u00e8 dotato anche dei macchinari per fare l’imbottigliamento e l’etichettatura del vino e ha pure capito la decisiva necessit\u00e0 di comunicare il suo prodotto per raggiungere i potenziali acquirenti’. Viceversa, un’azienda con 200 o pi\u00f9 ettari di seminativo, quindi con un prodotto povero di identit\u00e0 e scarsamente legato al territorio, si trover\u00e0 subito a dover competere con la concorrenza europea ed internazionale e, molto probabilmente, non riuscir\u00e0 a resistere alle sfide del mercato globale. Questi, dunque, gli imperativi della nuova agricoltura: scommettere esclusivamente su prodotti fortemente legati al territorio (tipo: lenticchia di Norcia o sagrantino di Montefalco), eccellere in una produzione, puntare sui marchi che ne certificano l’alta qualit\u00e0, scalare il pi\u00f9 possibile la filiera (accorciandola, magari creando una propria rete di vendita diretta), comunicare i vantaggi dei propri prodotti alimentari e dei prezzi praticati (che con una filiera pi\u00f9 corta saranno pi\u00f9 bassi) ai clienti. ‘In questa fase di trasformazione, piuttosto delicata – aggiunge Marini – sar\u00e0 decisivo sfruttare al meglio i fondi europei del Piano di sviluppo rurale, da trasformare in investimenti per la crescita e la qualificazione dell’agricoltura umbra’. Le sfide: energia dalla campagna e sicurezza alimentareLa grande novit\u00e0 dell’agricoltura d’avanguardia \u00e8 costituita da quelle aziende che stanno gi\u00e0 ricavando energia elettrica dal consumo delle cosiddette biomasse (legname da ardere, residui agricoli e forestali, specie vegetali coltivate per lo scopo), ossia sfruttando ‘ attraverso processi di combustione – gli scarti della produzione dei campi. C’\u00e8 n’\u00e8 una, a Citt\u00e0 di Castello, che dovrebbe iniziare tale attivit\u00e0 entro la fine dell’anno: la sua energia verr\u00e0 poi immessa in rete e sar\u00e0 lautamente pagata dall’Enel, proprio per incentivare tale tipo di produzione. ‘L’altra grande partita – sostiene poi Marini – si gioca poi sulla sicurezza alimentare del prodotto che arriva dalla terra e dagli allevamenti di bestiame. L’identit\u00e0 del prodotto – continua – la sua provenienza, la sua tracciabilit\u00e0 sono tutti elementi di assoluto valore per i nuovi consumatori, che effettueranno le loro scelte alimentari sempre pi\u00f9 sulla base di tali indicazioni. Che possono essere fornite solo da agricoltori d’eccellenza’. Grazie al Piano di sviluppo rurale, all’Umbria vanno 750 milioni di euro\u00c8 sull’innovazione, sulla diversificazione produttiva, sulla qualit\u00e0 e sulla competitivit\u00e0 delle aziende agricole che si faranno in Umbria gli interventi previsti dall’Europa per lo sviluppo rurale, grazie ai finanziamenti 2007-2013. Per attuare questi obiettivi, l’agricoltura umbra potr\u00e0 contare sul prossimo Piano di sviluppo rurale (Psr): 750 milioni di euro di risorse pubbliche (334 milioni provenienti dall’Unione Europea, il resto dallo Stato e dalla Regione). A questi soldi si aggiunger\u00e0 il cofinanziamento dei privati, per raggiungere la bella somma di mille milioni di euro spendibili nei prossimi sette anni. Ben 250 milioni in pi\u00f9 rispetto alla programmazione 2000-2006. Canta vittoria il vicepresidente della Giunta regionale con competenza alle Politiche agricole e agroalimentari, Carlo Liviantoni, che si \u00e8 detto soprattutto ‘molto soddisfatto dei risultati dell’accordo per il riparto dei fondi europei raggiunto in sede di Conferenza Stato-Regioni, che assegnano all’Umbria una quota pari a 334 milioni 430 mila di euro, di cui 130 milioni 95 mila per la quota tabacco’. ‘A fronte di una riduzione di fondi comunitari che ha interessato molte regioni – ha infatti precisato Liviantoni – la nostra regione, grazie alla buona qualit\u00e0 del lavoro svolto nel periodo 2000-2006, ottiene 15 milioni 61 mila euro in pi\u00f9. La quota di risorse assegnata all’Umbria supera adesso il 4 per cento del totale nazionale, con un aumento di quasi due punti rispetto al passato’. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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