{"id":54837,"date":"2019-07-10T12:27:26","date_gmt":"2019-07-10T10:27:26","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=54837"},"modified":"2021-11-11T15:29:52","modified_gmt":"2021-11-11T13:29:52","slug":"deserto-demografico","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/deserto-demografico\/","title":{"rendered":"Deserto demografico"},"content":{"rendered":"
di<\/span> Ernesto Rossi<\/strong>*<\/p>\n La contrazione delle nascite \u00e8 stata per anni definita inverno demografico, ma poich\u00e9 non si profila alcuna primavera all\u2019orizzonte l\u2019inverno s\u2019\u00e8 di fatto dimostrato un\u2019era glaciale. Nel nostro caso culle vuote e popolazione sempre pi\u00f9 anziana bisognosa di assistenza da parte della generazione produttiva in contrazione numerica e difficolt\u00e0 economica: le glaciazioni producono desertificazione. <\/span><\/p>\n Lo sapevamo, ma lo verifichiamo con precisione oggi, pubblicati i dati Istat sulla demografia italiana e regionale. Un calo deciso di popolazione: meno 4% di abitanti e meno 3,2% di iscritti dall\u2019estero, tutto in un solo anno. Un trend inesorabile, con l\u2019Italia che dal 2015 perde 400.000 abitanti, di cui 124.000 solo quest\u2019anno. <\/span><\/p>\n In Umbria, tanto per guardarci in casa e arrotondando le cifre per facilitare i conti, nascono circa 5.000 bambini a fronte di 10.000 morti all\u2019anno, un<\/span> rapporto di uno a due. Se aggiungiamo i circa 2.500 cittadini che si trasferiscono, tra cui i figli laureati per mancanza di opportunit\u00e0, a conti fatti ogni anno perdiamo 7.500 abitanti, una contrazione che l\u2019immigrazione non mitiga restando il saldo negativo.<\/span><\/p>\n I governi sembrano incapaci di intercettare questo processo storico, pur non pretendendo da essi soluzioni miracolose ma almeno prendere atto delle cose. Questo \u00e8 un problema nel problema: finora la questione demografica, \u00e8 stata un impegno differibile sine die<\/em>. <\/span><\/p>\n La denatalit\u00e0 cos\u00ec fa il paio con il tema dei cambiamenti climatici: ci sono voluti decenni per prenderne coscienza e tutt\u2019oggi qualcuno li nega o minimizza per effetto della scarsa informazione o interessi economici contrastanti. Punti di vista, se non fosse che gli interessi generali a un certo punto prevalgono sui particolari e un intervento riequilibratore \u00e8 richiesto. Traslando la questione alla denatalit\u00e0, non si pu\u00f2 pensare di risolvere il problema delle culle vuote convincendo la gente a far pi\u00f9 figli scaricando tutto sulle pance dei cittadini. <\/span><\/p>\n Il decisore pubblico deve fare la sua parte creando i presupposti per assecondare un<\/span> aumento della natalit\u00e0. Il Forum delle associazioni familiari da tempo sollecita i governi anche locali a farsi carico almeno della narrazione del problema, suggerendo le soluzioni per ridurre gli ostacoli delle coppie a far figli. <\/span><\/p>\n Conosciamo gi\u00e0 le cause della scarsa natalit\u00e0:\u00a0<\/span>tardivo raggiungimento dell\u2019indipendenza economica e abitativa, carriere che sacrificano la famiglia, scarse politiche di conciliazione famiglia-lavoro, cultura familiare svilita. Fare un figlio poi costa.<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n Un fattore critico che il Forum denuncia da tempo \u00e8 la difficolt\u00e0 economica delle famiglie del ceto medio. In Italia, Paese sviluppato e strategico del G20, il 27% delle famiglie italiane entra nella soglia di povert\u00e0 relativa alla nascita del terzogenito e il terzo figlio \u00e8 la seconda causa di povert\u00e0 dopo la perdita del lavoro. <\/span><\/p>\n Un figlio \u00e8 evento che incide profondamente sull\u2019economia familiare e non stupisce la contrazione di nascite in anni di stagnazione economica che ha prostrato l\u2019umore e il portafoglio della popolazione che silenziosamente generava i numeri che mancano. La denatalit\u00e0 impone di riconsiderare i paradigmi socioeconomici, tuttavia non servono paroloni tecnici per rimboccarsi le maniche. Uno strumento di<\/span> facile messa a punto \u00e8 l\u2019assegno familiare. <\/span><\/p>\n Il criterio di assegnazione attuale \u00e8 iniquo e macchinoso, destinato ai soli lavoratori dipendenti, ma nelle stesse difficolt\u00e0 di filiazione sono anche tutti gli altri, lavoratori autonomi, atipici, specialmente nell\u2019epoca di precari sottopagati e partite iva senza diritti.<\/span><\/p>\n Il Forum propone un assegno familiare universale, indipendente dal reddito, in media con quelli europei: 150 euro per ciascun figlio fino ai 26 anni se studente in regola, d\u2019importo crescente col numero dei figli e in caso di disabilit\u00e0. Il costo \u00e8 in gran parte derivante dagli strumenti esistenti e razionalizzerebbe molti bizantinismi fiscali.<\/span><\/p>\n Quest\u2019anno per esempio, grazie anche all\u2019Associazione famiglie numerose, \u00e8 stata innalzata a 4.000 euro annui la soglia di reddito per considerare a carico un figlio entro i 24 anni e ottenere sgravi fiscali; ma fa riflettere come una persona dal reddito di 4.001 euro sia indipendente per lo Stato italiano, pensando a quelle famiglie in cui un figlio studente cerca di aiutare a tirare la carretta con un lavoretto stagionale. Il presente \u00e8 questo, la strada per uscire dal deserto demografico inizia prendendo coscienza di ci\u00f2 che ci circonda.<\/span><\/p>\n *<\/span> presidente del Forum famiglie Umbria<\/em><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" di Ernesto Rossi* La contrazione delle nascite \u00e8 stata per anni definita inverno demografico, ma poich\u00e9 non si profila alcuna primavera all\u2019orizzonte l\u2019inverno s\u2019\u00e8 di fatto dimostrato un\u2019era glaciale. 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