Il testo preparato dalle otto diocesi umbre ha contenuti pi\u00f9 ricchi e validi di quanto emerga da strumentalizzazioni in chiave ‘politica’. Un testo che andrebbe valorizzato da tuttiI rappresentanti umbri al Convegno di Verona, vescovi, preti e laici, sono andati con un ricco materiale frutto di riflessioni collegiali svolte durante l’anno di preparazione. In particolar modo sono stati affrontati i cinque ambiti proposti per il Convegno: la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilit\u00e0 umana, la tradizione, la cittadinanza. Il documento si \u00e8 calato nella realt\u00e0 concreta ed ha fatto dei rilievi particolareggiati sulla situazione della regione, sui quali si \u00e8 snodato un dibattito piuttosto vivace tra i politici e nell’opinione pubblica, riportato da alcuni media locali. Come spesso accade trattando della Chiesa, si evidenziano gli aspetti pi\u00f9 opinabili e controversi e si attribuiscono ai vescovi la bocciatura di alcune pubbliche manifestazioni, come Eurochocolate o Umbria Jazz, critiche alle scelte economiche degli enti locali e indicazioni di programmi di sviluppo sociale. Questa riduzione al politico del documento di Verona presta il fianco alle strumentalizzazioni e impoverisce la ricchezza di un testo di ben pi\u00f9 ampio respiro, che tratta argomenti di natura teologica, ecclesiale e pastorale. Estrapolando i discorsi, inoltre, si accentuano i toni cos\u00ec che critiche piuttosto sommesse e garbate diventano duri atti di accusa. Nonostante queste riserve, va detto che i commenti fatti, anche sul versante delle questioni pi\u00f9 direttamente sociali ed umane, hanno provocato una reazione prevalentemente positiva. Alcuni degli intervenuti nel dibattito si sono sentiti rispecchiati nella analisi dei disagi descritti sull’affettivit\u00e0, il consumismo, le fonti di sviluppo dell’Umbria. Ci\u00f2 che tuttavia non \u00e8 stato notato e valutato a dovere \u00e8 il carattere specifico ed unico che l’Umbria pu\u00f2 offrire all’Italia, come si afferma nel testo: ‘Una specie di pozzo di Giacobbe da cui tutti possono attingere, una sorta di riserva di valori dello Spirito messo a disposizione di credenti e non credenti’. Questa ricchezza, offerta a tutti, dovrebbe essere conosciuta e valorizzata dagli stessi umbri, ai quali si chiede nel documento, di farsi promotori di un nuovo slancio di vita cristiana. Per ogni ambito si propongono proposte concrete che riguardano la vita quotidiana dei laici nel mondo. Per l’ambito dell’affettivit\u00e0, si propone di aiutare a crescere, stando loro al fianco, adolescenti e giovanissimi nel momento del loro sviluppo, per aiutarli a superare il cosiddetto ‘analfabetismo affettivo’ citato dalla relazione perugina. Per il lavoro e la festa, si \u00e8 detto di riqualificare la domenica come giorno del Signore, da vivere in famiglia e dedicare a Dio. Per la fragilit\u00e0 umana si \u00e8 proposto di rendere sempre pi\u00f9 efficaci i ‘centri di ascolto’ delle Caritas parrocchiali e di aprire nel territorio esperienze di oratorio che accolgano i giovani. Per il quarto ambito, quello della ‘tradizione’, si propone di considerarla come la trasmissione dei valori attraverso la comunicazione, per rendere il cristianesimo lievito di tutta la massa umana tramite la cultura e l’opinione pubblica. Ed infine, per il quinto ambito, quello della cittadinanza, si propone di rimettere in luce l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, per preparare persone capaci d’interpretare e mediare il Vangelo nella societ\u00e0 attuale. Il documento di Verona, quindi, vale sopratutto per gli umbri, credenti e non credenti. Un documento sul quale si possa dialogare, senza farne un mezzo di lotta da una parte o dall’altra, ma di collaborazione per il bene spirituale e materiale della regione. Il documento si conclude con un invito ad un ‘dialogo intergenerazionale’, affinch\u00e9 l’Umbria possa guardare con speranza al futuro. E. B.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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