{"id":5443,"date":"2006-10-13T00:00:00","date_gmt":"2006-10-13T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5443"},"modified":"2015-06-24T16:49:43","modified_gmt":"2015-06-24T14:49:43","slug":"lamore-per-dio-e-le-ricchezze","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/lamore-per-dio-e-le-ricchezze\/","title":{"rendered":"L’amore per Dio e le ricchezze"},"content":{"rendered":"

“Il brano che proclamiamo oggi dal Vangelo riunisce tre tematiche distinte: il racconto della chiamata del ricco e del suo rifiuto (17-22), l’esortazione a stare in guardia di fronte al pericolo delle ricchezze (23-27), un dialogo con i discepoli sulla ricompensa per la loro rinuncia (28-31). Il tema unificante \u00e8 quello delle ricchezze: amarle significa rinunciare a riporre la propria fiducia solo in Dio” (Nota alla nuova edizione Cei del NT<\/em>). Su questo tema ci concentriamo, seguendo soprattutto il racconto della vocazione del ricco. La vocazione del ricco. Questa pericope \u00e8 molto importante per svariati settori della teologia, quali ad esempio quella della vita consacrata o la teologia morale: si pensi solo ai 22 numeri che le dedica l’enciclica di Giovanni Paolo II Veritatis splendor<\/em> (1993).<\/p>\n

La scena si apre con la domanda del ricco che si avvicina a Ges\u00f9. Questi gli risponde citandogli i comandamenti. Quando il ricco replica di averli osservati sin dalla giovinezza, allora Ges\u00f9 tocca il punto pi\u00f9 sensibile dell’uomo che gli sta di fronte. Se \u00e8 vero che la chiamata di ognuno \u00e8 personale, legata alla storia e alla propria vita, allora si capisce perch\u00e8 Ges\u00f9 chieda al ricco di lasciare quanto possiede. Ges\u00f9, cio\u00e8, prende sul serio i comandamenti che ha appena finito di ricordare, perch\u00e9 questi dipendono dalle parole tra le importanti e pi\u00f9 amate di tutta la Legge, lo Shem\u00e0<\/em>: “Ascolta, Israele: il Signore \u00e8 il nostro Dio, il Signore \u00e8 uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Dt<\/em> 6,4-5). A partire da questa premessa, segue l’elenco di tutti i comandi che Israele deve seguire, a dire che ogni legge pu\u00f2 essere vissuta e praticata solo se si ama Dio. Ma cosa significa il comando di amare il Signore? Amore e ricchezze. Il senso di queste parole secondo l’interpretazione ebraica \u00e8 molto concreto, e ha proprio a che fare con le ricchezze: “amare il Signore Dio tuo con tutto il cuore: cio\u00e8 con ambedue le inclinazioni, la buona e la cattiva. Con tutta l’anima: dovesse anche toglierti la vita. Con tutte le tue forze: cio\u00e8 con tutto ci\u00f2 che possiedi” (Mishna<\/em>, Berakot<\/em> 9,5).<\/p>\n

Un altro testo, dal Talmud<\/em>, \u00e8 ancora pi\u00f9 esplicito a riguardo del rapporto tra l’amare Dio e i beni terreni: “Ci pu\u00f2 essere un uomo a cui la propria persona \u00e8 pi\u00f9 cara del denaro, e per questo fu detto: con tutta la tua anima. E vi pu\u00f2 essere uno a cui il denaro \u00e8 pi\u00f9 caro della sua persona, e allora fu detto: con tutte le tue forze” (Berakot<\/em> 61,b). Ecco allora quello che manca al ricco, e che riguarda proprio lui: anzitutto amare Dio veramente, fino in fondo, con tutto quanto possiede, e poi seguire Ges\u00f9. Sappiamo come reagisce il ricco. Egli “rattristatosi”, se ne and\u00f2 “afflitto” (v. 22). Quale possibile significato conferire a queste espressioni? Certamente dicono un rifiuto: non per nulla il ricco \u00e8 tradizionalmente considerato dalla letteratura esegetica come il tipo del “discepolo mancato”, come colui che rifiuta la sequela di Ges\u00f9. Per questo il suo allontanarsi \u00e8 descritto come un movimento opposto a quello della sequela, che invece viene abbracciata da coloro che, nel Vangelo, avevano accolto lo stesso invito di Ges\u00f9 rivolto al ricco: “Vieni e seguimi” (cfr. Mc<\/em> 2,14).<\/p>\n

Per\u00f2, forse c’\u00e8 anche qualcos’altro. Un’ultima possibilit\u00e0. Non dobbiamo infatti pensare che la risposta negativa del ricco, la sua rinuncia, sia una maledizione: piuttosto, nella conclusione del nostro brano, sembra addirittura esservi un’apertura alla speranza, fondata sulla misericordia e onnipotenza di Dio. Infatti, “Ges\u00f9 non condanna il giovane, consapevole del potere che ha sul cuore dell’uomo la dominante del possesso, dei beni materiali certo, ma anche dei beni pi\u00f9 sottili e a volte pi\u00f9 propri e personali di quelli economici” (E. Bianchi). Nessuna condanna, perch\u00e9 nella finale della nostra pericope si ribadisce che “Dio \u00e8 anche capace di salvare coloro che avranno resistito ai suoi inviti, perch\u00e9 la grazia della salvezza si apre una strada attraverso le reazioni degli uomini: tristezza, stupore, oppure accoglienza spontanea e docile del regno, nell’atteggiamento dei bambini” (J. Radermakers).<\/p>\n

Allora, quando Ges\u00f9 dice che a Dio non \u00e8 impossibile la salvezza degli altri, possiamo interpretare la reazione del ricco addirittura come un’altra possibilit\u00e0 a lui donata: “Questa tristezza \u00e8 il segno che la grazia l’ha toccato: la sua ricchezza si oppone attualmente al suo progresso spirituale, ma la misericordia di Dio l’ha reso cosciente di ci\u00f2, facendogli capire che non pu\u00f2, con le sue azioni, ottenere in eredit\u00e0 la vita eterna. Ha gi\u00e0 cominciato a riceverla, perch\u00e9 la tristezza che l’invade \u00e8 dono dell’amore del Dio che lo chiama” (Id.). Diversa, invece, la sorte di chi lo segue. Non la tristezza, ma la gioia e la pace. Non il possesso di beni terreni, ma il multiplo di quanto lasciato. In particolare, la ricchezza nascosta in quelle realt\u00e0, come la relazione con Ges\u00f9 e le relazioni con i fratelli della Chiesa, che non possono essere monetizzate e che superano ogni possesso in questo mondo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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