{"id":54322,"date":"2019-04-06T12:53:15","date_gmt":"2019-04-06T10:53:15","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=54322"},"modified":"2019-04-05T14:01:11","modified_gmt":"2019-04-05T12:01:11","slug":"cuore-confessione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/cuore-confessione\/","title":{"rendered":"Cuore della confessione"},"content":{"rendered":"
Non \u00e8 la prima volta che Papa Francesco utilizza l\u2019espressione di sant\u2019Agostino \u201crimasero solo loro due: la misera e la Misericordia\u201d. Infatti la lettera apostolica a conclusione del Giubileo straordinario della Misericordia, celebrato nel 2016, trova il suo incipit nelle parole del santo vescovo di Ippona: Misericordia et misera. E allora, perch\u00e9 non lasciarci guidare nella nostra riflessione sul sacramento della riconciliazione proprio dall\u2019ultima occasione nella quale il Pontefice riprende nuovamente l\u2019espressione di Agostino? Venerd\u00ec 29 marzo Papa Francesco ha presieduto la liturgia penitenziale in San Pietro in apertura della \u201c24 ore per il Signore\u201d. E nell\u2019omelia \u00e8 partito dall\u2019episodio dell\u2019adultera narrato al capitolo 8 del Vangelo di Giovanni, appunto con il commento fattone da sant\u2019Agostino: alla fine, \u201crimasero solo loro due: la misera e la Misericordia\u201d.<\/em><\/p>\n Don Francesco Verzini<\/strong><\/p>\n \u201cRimasero solo loro due: la misera e la Misericordia\u201d (<\/span>In Johannem<\/em>, 33,5). Cos\u00ec sant\u2019Agostino inquadra il finale del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Sono andati via quelli venuti per scagliare pietre contro la donna o per accusare Ges\u00f9 nei riguardi della Legge. Sono andati via, non avevano altri interessi. Ges\u00f9 invece rimane. Rimane perch\u00e9 \u00e8 rimasto quel che \u00e8 prezioso ai suoi occhi: quella donna, quella persona. Per Lui prima del peccato viene il peccatore. Io, tu, ciascuno di noi nel cuore di Dio veniamo prima: prima degli sbagli, delle regole, dei giudizi e delle nostre cadute. Chiediamo la grazia di uno sguardo simile a quello di Ges\u00f9, chiediamo di avere l\u2019inquadratura cristiana della vita, dove prima del peccato vediamo con amore il peccatore, prima dell\u2019errore l\u2019errante, prima<\/span> della sua storia la persona.<\/span> \u201cRimasero solo loro due: la misera e la Misericordia\u201d. Per Ges\u00f9 quella donna sorpresa in adulterio non rappresenta un paragrafo della Legge, ma una situazione concreta nella quale coinvolgersi. Perci\u00f2 rimane l\u00ec con la donna, stando quasi sempre in silenzio. E intanto compie per due volte un gesto misterioso: scrive col dito per terra (<\/span>Gv<\/em> 8,6.8). Non sappiamo che cosa abbia scritto e forse non \u00e8 la cosa pi\u00f9 importante: l\u2019attenzione del Vangelo \u00e8 posta infatti sul fatto che il Signore scrive. Viene alla mente l\u2019episodio del Sinai, quando Dio aveva scritto le tavole della Legge col suo dito (cfr<\/span> Es<\/em> 31,18), proprio come fa Ges\u00f9 ora. In seguito Dio, per mezzo dei profeti, aveva promesso di non scrivere pi\u00f9 su tavole di pietra, ma direttamente sui cuori (cfr<\/span> Ger<\/em>\u00a031,33), sulle tavole di carne dei nostri cuori (cfr<\/span> 2Cor<\/em> 3,3). Con Ges\u00f9, misericordia di Dio incarnata, \u00e8 giunto il momento di scrivere nel cuore dell\u2019uomo, di dare una speranza certa alla miseria umana: di dare non tanto leggi esterne, che lasciano spesso distanti Dio e l\u2019uomo, ma la legge dello Spirito, che entra nel cuore e lo libera. Cos\u00ec avviene per quella donna, che incontra Ges\u00f9 e riprende a vivere. E va per non peccare pi\u00f9 (cfr<\/span> Gv<\/em> 8,11). \u00c8 Ges\u00f9 che, con la forza dello Spirito santo, ci libera dal male che abbiamo dentro, dal peccato che la Legge poteva ostacolare, ma non rimuovere.<\/span><\/p>\n Eppure il male \u00e8 forte, ha un potere seducente: attira, ammalia. Per staccarcene non basta il nostro impegno, occorre un amore pi\u00f9 grande. Senza Dio non si pu\u00f2 vincere il male: solo il suo amore risolleva dentro, solo la sua tenerezza riversata nel cuore rende liberi. Se vogliamo la liberazione dal male va dato spazio al Signore, che perdona e guarisce. E lo fa soprattutto attraverso il sacramento che stiamo per celebrare. La confessione \u00e8 il passaggio dalla miseria alla misericordia, \u00e8 la scrittura di Dio sul cuore. L\u00ec leggiamo ogni volta che siamo preziosi agli occhi di Dio, che Egli \u00e8 Padre e ci ama pi\u00f9 di quanto noi amiamo noi stessi.<\/span><\/p>\n \u201cRimasero solo loro due: la misera e la Misericordia\u201d. Solo loro. Quante volte noi ci sentiamo soli e perdiamo il filo della vita. Quante volte non sappiamo pi\u00f9 come ricominciare, oppressi dalla fatica di accettarci. Abbiamo bisogno di iniziare da capo, ma non sappiamo da dove. Il cristiano nasce col perdono che riceve nel battesimo. E rinasce sempre da l\u00ec: dal perdono sorprendente di Dio, dalla sua misericordia che ci ristabilisce. Solo da perdonati possiamo ripartire rinfrancati, dopo aver provato la gioia di essere amati dal Padre fino in fondo. Solo attraverso il perdono di Dio accadono cose veramente nuove in noi. Riascoltiamo una frase che il Signore ci ha detto oggi attraverso il profeta Isaia (43,19): \u201cIo faccio una cosa nuova\u201d. Il perdono ci d\u00e0 un nuovo inizio, ci fa creature nuove, ci fa toccare con mano la vita nuova. Il perdono di Dio non \u00e8 una fotocopia che si riproduce identica a ogni passaggio in confessionale. Ricevere tramite il sacerdote il perdono dei peccati \u00e8 un\u2019esperienza sempre nuova, originale e inimitabile. Ci fa passare dall\u2019essere soli con le nostre miserie e i nostri accusatori, come la donna del Vangelo, all\u2019essere risollevati e incoraggiati dal Signore, che ci fa ripartire.<\/span><\/p>\n \u201cRimasero solo loro due: la misera e la Misericordia\u201d. Che cosa fare per affezionarsi alla misericordia, per superare il timore della confessione? Accogliamo ancora l\u2019invito di Isaia (43,19): \u201cNon ve ne accorgete?\u201d. Accorgersi del perdono di Dio. \u00c8 importante. Sarebbe bello, dopo la confessione, rimanere come quella donna, con lo sguardo fisso su Ges\u00f9 che ci ha appena liberato: non pi\u00f9 sulle nostre miserie, ma sulla sua misericordia. Guardare il Crocifisso e dire con stupore: \u201cEcco dove sono andati a finire i miei peccati. Tu li ha presi su di te. Non mi hai puntato il dito, mi hai aperto le braccia e mi hai perdonato ancora\u201d. \u00c8 importante fare memoria del perdono di Dio, ricordarne la tenerezza, rigustare la pace e la libert\u00e0 che abbiamo sperimentato. Perch\u00e9 questo \u00e8 il cuore della confessione: non i peccati che diciamo, ma l\u2019amore divino che riceviamo e di cui abbiamo sempre bisogno. Pu\u00f2 venirci ancora un dubbio: \u201cConfessarsi non serve, faccio sempre i soliti peccati\u201d. Ma il Signore ci conosce, sa che la lotta interiore \u00e8 dura, che siamo deboli e inclini a cadere, spesso recidivi nel fare il male. E ci propone di cominciare a essere recidivi nel bene, nel chiedere misericordia. Sar\u00e0 Lui a risollevarci e a fare di noi creature nuove. Ripartiamo allora dalla confessione, restituiamo a questo sacramento il posto che merita nella vita e nella pastorale!<\/span><\/p>\n \u201cRimasero solo loro due: la misera e la Misericordia\u201d. Anche noi oggi viviamo nella Confessione questo incontro di salvezza: noi, con le nostre miserie e il nostro peccato; il Signore, che ci conosce, ci ama e ci libera dal male. Entriamo in questo incontro, chiedendo la grazia di riscoprirlo.<\/span><\/p>\n Papa Francesco<\/strong><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Non \u00e8 la prima volta che Papa Francesco utilizza l\u2019espressione di sant\u2019Agostino \u201crimasero solo loro due: la misera e la Misericordia\u201d. Infatti la lettera apostolica a conclusione del Giubileo straordinario della Misericordia, celebrato nel 2016, trova il suo incipit nelle parole del santo vescovo di Ippona: Misericordia et misera. 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