{"id":54170,"date":"2019-03-08T11:00:11","date_gmt":"2019-03-08T09:00:11","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=54170"},"modified":"2019-03-14T14:16:59","modified_gmt":"2019-03-14T12:16:59","slug":"chiesa-stampa-bassetti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/chiesa-stampa-bassetti\/","title":{"rendered":"Come viene rappresentata la Chiesa dalla stampa? Bassetti: “L’annuncio \u00e8 una forma di carit\u00e0”"},"content":{"rendered":"

Come viene rappresentata la Chiesa nel dibattito pubblico?\u00a0<\/span>La stampa, in particolare, come sceglie di raccontare la religione e in quali circostanze? Un gruppo di ricercatori\u00a0<\/span>dell\u2019Universit\u00e0 di Perugia ha preso in esame alcuni quotidiani nazionali per capire quando e in che termini le testate d\u2019informazione parlano di Chiesa.\u00a0<\/span><\/p>\n

I primi risultati parziali della ricerca coordinata da Rita Marchetti<\/strong>, docente di sociologia dei media digitali presso<\/span>l\u2019Universit\u00e0 di Perugia, sono stati presentati presso l\u2019Universit\u00e0 di Perugia negli appuntamenti de \u201cI mercoled\u00ec di Scienze politiche\u201d il 6 marzo. I dati saranno pubblicati sul numero 10 de La Voce<\/em><\/a> in uscita il 15 marzo. Di seguito riportiamo l’intervento del card. Gualtiero Bassetti<\/strong> all’evento di presentazione.<\/span><\/p>\n

“Gentili professori, cari studenti,<\/p>\n

vi ringrazio dell\u2019invito che mi avete rivolto: per me, \u00e8 sempre un piacere e un onore entrare in un\u2019aula universitaria. Penso infatti \u2013 e l\u2019ho detto pi\u00f9 volte \u2013 che l\u2019Ateneo di Perugia \u00e8 un patrimonio prezioso di tutta la comunit\u00e0 cittadina. Un patrimonio da difendere, da valorizzare e da promuovere con tutte le forze per il bene di Perugia e dell\u2019Umbria.<\/p>\n

Non mi addentrer\u00f2, ovviamente, sui risultati della ricerca, ma vorrei limitarmi ad una breve riflessione sul tema oggi in discussione che \u00e8 di grande interesse. Vorrei soffermarmi su tre concetti a mio avviso fondamentali del rapporto tra religioni e media: ovvero, il messaggio<\/i>, il territorio<\/i> e il dibattito pubblico nel mondo contemporaneo<\/i>.<\/p>\n

Da sempre, infatti, sin dalle origini, seppur in modo molto diverso, la Chiesa ha comunicato un messaggio<\/i>. Anzi, cito dal prologo di Giovanni, \u201cIn principio era il verbo, il verbo era presso Dio\u201d e poi aggiunge \u201cil verbo si fece carne\u201d. La buona novella rappresentata dal cristianesimo si potrebbe riassumere dunque nel messaggio<\/i> stesso. Ma non solo. Da sempre la Chiesa ha posto attenzione al modo di comunicare: penso, per esempio, all\u2019utilizzo del volumen<\/i> nell\u2019antichit\u00e0, ma anche, in tempi pi\u00f9 recenti, all\u2019utilizzo della fotografia, della radio, della carta stampata.<\/p>\n

I contenuti e il modo di comunicare un messaggio<\/i>, dunque, rivestono per la Chiesa un\u2019importanza fondamentale. Perch\u00e9, di fatto, risponde ad un principio valido per tutti i secoli: ovvero che comunicare una notizia, o meglio, annunciare al mondo un messaggio \u00e8 sempre una forma di carit\u00e0<\/b>.\u00a0<\/span><\/p>\n

\u00c8 una forma di amore verso il prossimo, che esprime due realt\u00e0: in primo luogo, esprime sempre una relazione<\/i> con l\u2019altro, perch\u00e9 ogni comunicatore parla e si relazione con un pubblico e non rimane mai solo con se stesso; in secondo luogo, comunica un messaggio<\/i> la cui portata ci sovrasta sempre perch\u00e9, a ben guardare, nessun comunicatore \u00e8 l\u2019unico proprietario del messaggio ma \u00e8, fin dei conti, un medium, un mezzo di trasporto, un luogo di amplificazione. Detto in poche parole: tutti noi ogni volta che comunichiamo, dobbiamo rispondere ad una regola non scritta caratterizzata da due elementi: la carit\u00e0 e la responsabilit\u00e0<\/i>.<\/p>\n

Per questo motivo, Papa Francesco ha parlato non solo della promozione di una comunicazione costruttiva<\/b> che possa favorire un’autentica \u201ccultura dell’incontro\u201d, ma anche dell\u2019importanza dello \u201csguardo\u201d con cui guardiamo la realt\u00e0 e del modo con cui la raccontiamo e la divulghiamo.<\/p>\n

Uno dei modi con cui da molto tempo la Chiesa guarda e racconta la realt\u00e0 \u2013 e vengo al secondo spunto di riflessione \u2013 \u00e8 l\u2019attenzione al territorio<\/i>, attraverso una comunicazione che potremmo definire di prossimit\u00e0<\/b>. Nel 2017 abbiamo celebrato il centenario dei settimanali diocesani in Italia. La Chiesa italiana, da molto tempo, dunque, ha a cuore la presenza mediatica sul territorio e ha a cuore i media diocesani, attraverso i quali diffonde il suo messaggio in molte case.<\/p>\n

I settimanali diocesani hanno sempre rappresentato e continuano a rappresentare un presidio importante sul territorio<\/i> dove la Chiesa locale vive ed opera, e dove ha la possibilit\u00e0 di esprimersi liberamente e di raggiungere le famiglie e le persone. Si tratta di un\u2019esperienza importante che mette in luce la capillarit\u00e0 con cui le testate diocesane sono presenti nel nostro Paese e che rappresenta un\u2019occasione unica per raccontare un territorio<\/i> che conoscono, e lo conoscono perch\u00e9 lo abitano in prima persona.<\/p>\n

Al di l\u00e0 di ogni retorica sul territorio<\/i> \u2013 oggi molto di moda \u2013 questa esperienza comunicativa, apparentemente ai margini del dibattito pubblico, \u00e8 in realt\u00e0 estremamente importante per comprendere le molte modalit\u00e0 con cui la Chiesa si esprime e la complessit\u00e0 del rapporto tra religione e media<\/i>.<\/p>\n

Questa comunicazione di prossimit\u00e0<\/b> che si esprime sul territorio<\/i>, infatti, \u00e8 in primo luogo un mandato di carit\u00e0<\/i> verso le periferie esistenziali e fisiche del nostro Paese, ma \u00e8 anche, in secondo luogo, un modo di agire sul territorio che non consiste soltanto nel fare informazione ma, addirittura, anche nel fare formazione<\/b>. Ovvero coltivare il senso di comunit\u00e0 ben oltre l\u2019appartenenza ecclesiale e in definitiva, contribuire a costruire quelle identit\u00e0 cittadine<\/b> che rappresentano, da sempre, la tradizione civica dell\u2019Italia e una parte importantissima della nostra storia.\u00a0<\/span><\/p>\n

Questa attenzione al territorio \u2013 e vengo al terzo punto \u2013 non \u00e8 altro che un angolo visuale particolare con cui guardare al dibattito pubblico del mondo contemporaneo<\/i>. Un dibattito che senza dubbio si sviluppa soprattutto sui quotidiani nazionali e sui media digitali. Nella ricerca che presenterete ho visto che avete analizzato 5 giornali cartacei e 5 testate che pubblicano esclusivamente su internet. Si potrebbero fare molte considerazioni sulla presenza della religione su questi media. Ne vorrei sottolineare soltanto due che a me sembrano particolarmente importanti.\u00a0<\/span><\/p>\n

La prima riguarda il processo di banalizzazione<\/b> o, meglio, di stereotipizzazione<\/b> della religione sui grandi media nazionali. Un processo ovviamente assente nei settimanali diocesani e forse minore anche nei giornali locali dove, per esempio, il rapporto con le feste patronali o con alcune tradizioni cittadine \u00e8 vissuto in modo pi\u00f9 diretto e con molta attenzione e rispetto verso la cronaca di queste feste.<\/p>\n

Invece, ho la sensazione che l\u2019esigenza del racconto, al tempo stesso, veloce, sintetico e spettacolare, dei grandi media nazionali contribuisce alla costruzione di questo processo di stereotipizzazione<\/b> della religione che non solo non aiuta a comprendere il messaggio<\/i> veicolato, ma addirittura lo rinchiude dentro a dei canali narrativi che spesso sono dei veri e propri recinti comunicativi<\/b>. Dei recinti in cui \u00e8 molto difficile cogliere il significato profondo del messaggio<\/i> ed \u00e8 ancor pi\u00f9 ostico affrontare un dibattito.<\/p>\n

La seconda considerazione che vorrei fare riguarda, invece, il cosiddetto \u201ceffetto Papa Francesco<\/b>\u201d sul dibattito pubblico. La popolarit\u00e0 del pontefice su cui molto si dibatte \u2013 anche con critiche feroci \u2013 rappresenta senza dubbio un elemento di riflessione cruciale per comprendere il rapporto tra religione, media e spazio pubblico.<\/p>\n

La mia et\u00e0 e anche la mia esperienza pastorale mi permettono di avere memoria di molti pontefici del XX secolo: soprattutto di quelli che hanno vissuto la cosiddetta \u201cmodernit\u00e0\u201d e di coloro che hanno avuto un rapporto intenso con i nuovi mezzi di comunicazione. Mi riferisco in particolare a Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Tutti e quattro, seppur con esiti diversi, sono stati dei papi che hanno utilizzato i media e che sono stati raccontati dai media.<\/p>\n

Tutti hanno subito critiche e apprezzamenti pubblici. Ognuno ha costruito una sua narrazione del pontificato. E l\u2019opinione pubblica ha avuto atteggiamenti diversi con i papi a seconda del periodo storico e dell\u2019argomento in questione. \u00c8 notissima, per fare un solo esempio, la vicenda biografica di Paolo VI: dopo la pubblicazione dell\u2019Humanae<\/i> vitae fin\u00ec di colpo, \u00e8 stato scritto, \u201cla luna di miele\u201d tra il papa bresciano e i media.<\/p>\n

Tra le moltissime questioni che si possono sollevare, la domanda che oggi mi pongo e che vorrei porre anche agli studiosi: quali sono le peculiarit\u00e0 di Francesco rispetto agli altri Papi? Chiarisco meglio: le maggiori differenze tra l\u2019attuale pontefice e chi lo ha preceduto sono rappresentate dall\u2019evoluzione del sistema dei media \u2013 mi riferisco, soprattutto, ai social network \u2013 oppure sono legate alle diverse personalit\u00e0 dei pontefici?<\/p>\n

Naturalmente, come capirete, la riflessione sul dibattito pubblico \u00e8 un tema che si riferisce direttamente anche al sottoscritto, al ruolo della Conferenza episcopale italiana e ai temi oggi maggiormente discussi: penso per esempio al tema dei migranti, il cui scarto tra realt\u00e0 e percezione meriterebbe un convegno a parte, oppure al tema della povert\u00e0. Ma mi fermo qui.\u00a0<\/span><\/p>\n

E mi permetto di concludere con un semplice invito a mio avviso di grande importanza per chi studia e riflette sulla comunicazione: abbiate amore per la verit\u00e0. \u201cAmare la verit\u00e0 \u2013 ha detto papa Francesco \u2013 vuol dire non solo affermare, ma vivere la verit\u00e0, testimoniarla con il proprio lavoro\u201d. Parlare oggi di verit\u00e0 in un\u2019epoca storica che alcuni hanno definito addirittura della \u201cpost-verit\u00e0\u201d potr\u00e0 sembrare desueto. Ma io ritengo, invece, che sia di grandissima importanza: per il futuro e lo sviluppo della nostra societ\u00e0”.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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