{"id":5412,"date":"2006-09-29T00:00:00","date_gmt":"2006-09-28T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5412"},"modified":"2015-07-24T14:21:14","modified_gmt":"2015-07-24T12:21:14","slug":"annuncio-scandali-e-divisioni","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/annuncio-scandali-e-divisioni\/","title":{"rendered":"Annuncio, scandali e divisioni"},"content":{"rendered":"

La lettura dal Vangelo di Marco<\/em> del lezionario odierno \u00e8 formata da tre parti: la scena di Giovanni che vede un esorcista che scaccia i demoni senza seguire gli altri apostoli (vv. 38-40), un breve detto sulla carit\u00e0 verso i discepoli (v. 41), e alcuni ammonimenti sullo scandalo (vv. 42-48). Emerge subito una certa incoerenza – che tutti gli esperti fanno notare – nella successione dei vari elementi; ma noi possiamo cercare solo di leggere e interpretare il testo cos\u00ec come canonicamente l’abbiamo ricevuto, ben sapendo per\u00f2 che con una tale variet\u00e0 di situazioni e messaggi \u00e8 difficile rintracciare un’unit\u00e0.<\/p>\n

Le prime due parti del testo, per\u00f2, a guardar bene, sono accomunate da un termine ricorrente che le ritma per tre volte, il ritornello “nel nome di” (vv. 38.39.41). Tale sintagma nel Vangelo di Marco<\/em> si ritrova anche nella pericope che precede la nostra, in 9,37 (“Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me”). Ancora, altri detti sul nome sono anche in Mc<\/em> 13,6 (“Molti verranno nel mio nome, dicendo: Sono io, e inganneranno molti”) e in 16,7 (“E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove”). La teologia del “nome” nella Bibbia \u00e8 molto importante, e non solo a riguardo di Dio, il cui nome \u00e8 ineffabile e non pu\u00f2 essere pronunciato. Vi \u00e8, infatti, anche un potere associato ad alcuni nomi che portano gli uomini, quando questi contengono (come, ad es. “Geremia”) il nome di Dio.<\/p>\n

Israele porta il nome del Signore (cfr. Dt<\/em> 28,10), i suoi messaggeri parlavano nel nome di Dio (2 Sam<\/em> 12,7; At<\/em> 4,18), e quando Dio cambiava il nome di qualcuno (da Abram ad Abramo, ad es.), si evidenziava il potere di chi poteva farlo, e il rapporto privilegiato che l’avrebbe legato a colui il cui nome veniva cambiato. Anche Ges\u00f9 – come molti nella Bibbia – ha ricevuto un nome che porta in s\u00e9 quello di Dio, e che significa “Dio salva” (cfr. Mt 1,21) ma esso \u00e8 un nome speciale, \u00e8 “al di sopra di ogni altro nome” (Fil<\/em> 2,9; cfr. Eb<\/em> 1,4). Invocarlo, per scacciare i demoni o per compiere i segni di cui si parlava sopra, allora, significa andare al cuore dell’evangelizza-zione. L’annuncio del Vangelo, quando \u00e8 corroborato dai segni di carit\u00e0 e di amore verso gli altri, si distingue di per s\u00e9 dalla semplice promozione umana o dalla filantropia proprio per la ragione che lo provoca, e per il nome di Ges\u00f9, che con l’annuncio viene pronunciato e glorificato.<\/p>\n

Se l’aiuto dato ad ogni essere umano \u00e8 gi\u00e0 un bene, i cristiani per\u00f2, quando compiono gesti di carit\u00e0, sanno che li possono fare nel nome di Ges\u00f9. C’\u00e8 qualcosa, per\u00f2, che ostacola l’annuncio, ed \u00e8 lo scandalo dell’incoerenza. Coloro (i “piccoli”, forse “i cristiani” in genere) che credono in Ges\u00f9 (Mc<\/em> 9,42) sono veramente ostacolati, nell’ascoltare la parola di salvezza e nel metterla in pratica, da chi nega il Vangelo col proprio comportamento. Introdotto il tema dello scandalo, esso viene poi sviluppato da Marco anche nei confronti del danno che ciascuno pu\u00f2 arrecare non solo agli altri, ma anche a se stesso: di qui l’invito di Ges\u00f9 a tagliare netto con qualsiasi occasione di male, anche a costo di soluzioni radicali. Particolarmente interessanti sono i tre versetti dedicati alla reazione di Giovanni di fronte a qualcuno che scacciava i demoni nel nome di Ges\u00f9, senza essere del gruppo degli apostoli.<\/p>\n

Commenta Enzo Bianchi: “‘Sono molti i modi di essere uniti a Ges\u00f9, e finch\u00e9 uno non se ne separa espressamente la relazione resta. Nessuna monopolizzazione quindi della fede in Ges\u00f9, nessun accaparramento della sua potenza, nessuna restrizione alla potenza e alla gloria del suo Nome che supera i confini della comunit\u00e0 e della Chiesa! [‘] L‘exous\u00eca<\/em> sta nel Nome di Ges\u00f9 e supera tutti: discepoli, chiesa, altri. Chi confessa il Nome di Ges\u00f9 quale Signore (1 Cor<\/em> 12,1-3) lo fa sotto l’azione dello Spirito santo e con la forza del suo Nome invocato pu\u00f2 compiere anche l’esorcismo e vincere il demonio. I discepoli non dovevano meravigliarsi se qualcuno non andava con loro: Ges\u00f9 infatti chiedeva a tutti la conversione, non di unirsi al gruppo dei dodici. La comunit\u00e0 non si attribuisca troppa importanza e non si creda di esaurire nella sua soggettivit\u00e0 la presenza del Signore, compiacendosi di se stessa, cercando continuamente di autodefinirsi e di autoproclamarsi. Un certo ecclesiocentrismo imperante oggi non va in questo senso e non ha forse bisogno di questa pagina?”.<\/p>\n

Una conseguenza, in particolare, ne discende. Se i credenti in Cristo possono addirittura cercare anche fuori dal cristianesimo i “semi del Verbo”, quei segni lasciati dalla sua Presenza anche in realt\u00e0 inaspettate, allora il fatto che qualcuno scacci i demoni e non appartenga ai Dodici ci insegna ad avere uno sguardo di stima verso tutti i cristiani, e a moltiplicare gli sforzi per eliminare le barriere che dividono i credenti in Cristo. Forse lo scandalo pi\u00f9 grande, il pi\u00f9 grave impedimento all’evangelizzazione, \u00e8 quello della divisione tra i cristiani.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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