{"id":5404,"date":"2006-09-29T00:00:00","date_gmt":"2006-09-29T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5404"},"modified":"2006-09-29T00:00:00","modified_gmt":"2006-09-29T00:00:00","slug":"equita-prima-di-tutto","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/equita-prima-di-tutto\/","title":{"rendered":"Equit\u00e0 prima di tutto"},"content":{"rendered":"

Una parola preziosa che nei rapporti sociali non dovrebbe mai perdersi di vista. Equit\u00e0, cio\u00e8 etimologicamente uguaglianza, comunque giustizia, somiglianza, lotta alle eccessive distanze, ai dislivelli esagerati, alle differenze irragionevoli e sproporzionate, che feriscono pericolosamente, se non proprio mortalmente, il tessuto dei rapporti umani. Con piacere l’abbiamo riascoltata in questi ultimi tempi nelle dichiarazioni di politici, uomini di governo, economisti, sindacalisti. Una boccata di ossigeno per le nostre societ\u00e0 sempre di pi\u00f9 ammalate di individualismo e di ricerca del benessere a ogni costo. Un richiamo esplicito alla giustizia distributiva che deve presiedere il retto funzionamento di ogni vita associata. Un capitolo per troppo tempo ignorato perfino dalla comunit\u00e0 cristiana. In un suo non dimenticato documento, Paolo VI, nei lontani anni ’70, di fronte alle enormi differenze esistenti fra i popoli, le classi, le persone, indicava nell’aspirazione all’uguaglianza e alla partecipazione le due forme fondamentali della dignit\u00e0 e della libert\u00e0 dell’uomo. ‘Da ogni parte – affermava – sale un’aspirazione a maggiore giustizia e si alza il desiderio di una pace meglio assicurata, in un mutuo rispetto tra gli uomini e tra i popoli’. Non si trattava soltanto di discriminazioni economiche, ma anche culturali e politiche. Un ordine migliore \u00e8 possibile, necessario e urgente. Un compito da tenersi particolarmente presente da coloro che vivono in regimi politici che tendono a valorizzare ed esaltare le differenze e le specificit\u00e0 dei singoli e delle nazioni. Un’aspirazione legittima, ma da controllarsi e verificarsi continuamente perch\u00e9, nel contesto di una libert\u00e0 assoluta e sfrenata, \u00e8 facile, \u00e8 normale, arrivare a quelle discrepanze che sono appunto la negazione dell’equit\u00e0 e dell’uguaglianza. La diversit\u00e0 va salvaguardata, ma senza le esagerazioni a cui essa pu\u00f2 arrivare e di fatto arriva nelle nostre societ\u00e0. Anche i Paesi ricchi soffrono di questa malattia. La tassazione \u00e8 il mezzo principale per ricondurre le cose in termini apprezzabili. I politologi seri nel pagamento delle tasse indicano un dovere morale che ciascuno deve coscienziosamente osservare. Un obbligo di coscienza che fa proprio, con le sue proprie categorie, anche la morale cattolica. Evadere le tasse \u00e8 un furto vero e proprio. Certo, la tassazione dev’essere giusta ed \u00e8 anche doveroso lottare perch\u00e9 questo accada, ma non ci si pu\u00f2 dispensare da soli da un impegno sociale cos\u00ec stringente. Per essere giusta, la tassazione deve soprattutto essere diretta, dal momento che le tasse indirette pesano in ugual misura sui ricchi e sui poveri, mettendo ancora in questione il principio dell’equit\u00e0. La politica fiscale \u00e8 uno dei compiti fondamentali e pi\u00f9 delicati dello Stato. Fallire in essa significa mancare al dovere di quella giustizia distributiva, che rimane forse uno dei suoi impegni principali. Un politico che parla e agisce diversamente non ha diritto di essere ascoltato e seguito. Almeno da coloro che hanno a cuore i problemi della giustizia e dell’equit\u00e0 e che non vogliono abdicare ai propri doveri di coscienza in nome del tornaconto e dei propri calcoli egoistici. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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