{"id":54001,"date":"2019-02-13T12:30:55","date_gmt":"2019-02-13T10:30:55","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=54001"},"modified":"2019-02-14T12:49:07","modified_gmt":"2019-02-14T10:49:07","slug":"vittime-foibe","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/vittime-foibe\/","title":{"rendered":"Le vittime delle foibe, uccise due volte"},"content":{"rendered":"
di<\/span> Mauro Ungaro*<\/strong><\/p>\n \u201cLa Repubblica riconosce il 10 febbraio quale \u2018Giorno del Ricordo\u2019 al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell\u2019esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra, e della pi\u00f9 complessa vicenda del Confine orientale\u201d.<\/span><\/p>\n Vale la pena rileggere l\u2019articolo 1 della legge n. 92 del 30 marzo 2004 con cui il Giorno del Ricordo venne istituito per comprendere il significato di una data che non appartiene solo alla storia del nostro Paese. E proprio per questo entra, di diritto, in quella memoria condivisa che deve essere patrimonio dell\u2019umanit\u00e0. In ogni tempo.<\/span><\/p>\n \u201cDi tutte le vittime delle foibe\u201d: una frase che ben sintetizza il dramma vissuto dalle popolazioni di quell\u2019area mitteleuropea ed adriatica che da sempre fa da confine fra il mondo slavo e quello latino.<\/span><\/p>\n Il confine (<\/span>cum-finis<\/em>) \u00e8 il luogo dove le diversit\u00e0 si incrociano: sta all\u2019intelligenza degli uomini farne un luogo di incontro e non di scontro, saper superare la diffidenza e la paura del \u201cdiverso da s\u00e9\u201d per considerare questa diversit\u00e0 come fonte possibile di arricchimento e crescita reciproci.<\/span><\/p>\n In fondo alle foibe si ritrovarono affratellati dalla violenza di un tragico destino coloro che l\u2019idiozia delle ideologie aveva voluto rendere nemici: italiani, sloveni, tedeschi, croati\u2026 In quei \u201cbuchi neri dell\u2019umanit\u00e0\u201d sembrava persino possibile che andasse per sempre perduta la memoria degli uomini e delle donne che vi erano stati gettati: questo volevano i loro aguzzini, come ennesimo segno di un disprezzo che non riconosceva la dignit\u00e0 dell\u2019esistenza umana.<\/span><\/p>\n Quegli uomini e quelle donne furono uccisi due volte: la prima dalle mani dei loro simili e la seconda dal silenzio di chi aveva deciso \u2013 per convenienza politica e tornaconto personale \u2013 che su quelle scomode vicende dovesse calare l\u2019oblio.<\/span><\/p>\n Quanti sono le madri, le mogli, i figli che hanno atteso e sperato per troppo tempo di avere un luogo dove recitare una preghiera per i propri figli, i propri mariti, i propri genitori? Quanti ancora oggi attendano che le porte degli archivi si aprano e il vento della giustizia diradi la polvere accumulata sui faldoni dove \u00e8 registrato il destino di migliaia di scomparsi nel nulla?<\/span><\/p>\n Un silenzio simile \u00e8 calato, per\u00f2, per decenni anche sull\u2019esodo degli italiani costretti a fuggire dall\u2019Istria e dalla Dalmazia dinanzi ai soprusi del nuovo Governo che in quelle terre si era insediato alla fine del secondo conflitto mondiale. Anche loro subirono un doppio affronto alla propria dignit\u00e0 di esseri umani.<\/span><\/p>\n La prima quando dovettero lasciare, da un giorno all\u2019altro, le pietre poste in riva all\u2019Adriatico, una accanto all\u2019altra dai loro avi, generazione dopo generazione. Pietre tangibili con cui erano state costruite le case da abbandonare ora frettolosamente ma, soprattutto, come parte di una storia personale e comunitaria che dai tempi dell\u2019Impero romano aveva fatto di questi luoghi un preciso riferimento culturale ed artistico per tutta Europa.<\/span><\/p>\n Ma l\u2019offesa pi\u00f9 grave fu, probabilmente, il doversi sentire \u201cstranieri in patria\u201d; trattati come ospiti in quel Paese che era il loro, ma che non esitava a trattarli quasi da colpevoli per \u201cessersene andati\u201d piuttosto che da vittime.<\/span><\/p>\n Celebrare il Giorno del Ricordo \u00e8 un dovere per il nostro Paese per onorare la memoria di quanti furono parte delle tragedie di quei giorni. Ma per farlo \u00e8 altrettanto doveroso impegnarsi in quei cammini di riconciliazione e di condivisione della memoria che soli possono garantire il non ripetersi di quegli avvenimenti. Altrimenti 70 anni saranno passati inutilmente.<\/span><\/p>\n *Direttore di \u201cVoce Isontina\u201d (Gorizia)<\/em><\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n<\/div>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" di Mauro Ungaro* \u201cLa Repubblica riconosce il 10 febbraio quale \u2018Giorno del Ricordo\u2019 al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell\u2019esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra, e della pi\u00f9 complessa vicenda del Confine orientale\u201d. 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