{"id":53826,"date":"2019-01-20T12:00:36","date_gmt":"2019-01-20T10:00:36","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=53826"},"modified":"2019-01-22T23:39:20","modified_gmt":"2019-01-22T21:39:20","slug":"europee-voto-slogan","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/europee-voto-slogan\/","title":{"rendered":"Europee 2019. Dopo il voto finiranno gli slogan?"},"content":{"rendered":"

di\u00a0Daris Giancarlini<\/strong><\/p>\n

A maggio prossimo le elezioni<\/a> europee: segneranno la fine della propaganda e il ritorno alla politica, quella che propone ricette per risolvere problemi? \u00c8 auspicabile, perch\u00e8 non se ne pu\u00f2 pi\u00f9. <\/span><\/p>\n

Non si possono sostenere oltre slogan trancianti<\/strong> (\u201cnon arretriamo di un millimetro\u201d, \u201cnon si cambia di una virgola\u201d, \u201cme ne frego\u201d, fino al pi\u00f9 recente \u201cmarcisca in galera\u201d) e comportamenti da rivoltosi in pantofole di chi, facendo finta di non essere al governo di uno dei paesi pi\u00f9 importanti d\u2019Europa, da capo politico di un movimento, garantisce appoggio politico e mediatico ai Gilet gialli francesi.<\/span><\/p>\n

Sarebbe ora di smettere di pensare solamente a fare propaganda, perch\u00e8 i problemi, quelli veri e dalle conseguenze drammatiche, non aspettano la fine della campagna elettorale per manifestarsi in tutta la loro drammaticit\u00e0. <\/span><\/p>\n

L\u2019occupazione in Italia non riprende<\/strong>, il ministro dell\u2019Economia chiama \u2018stagnazione\u2019 quella che \u00e8 gi\u00e0 vera recessione economica, le ricette messe in campo dal governo giallo-verde – a detta di chi sa di economia – spingono pi\u00f9 sul tasto dell\u2019assistenzialismo che su quello dello sviluppo. Forse – anche qui – perch\u00e8 \u2018assistere\u2019 paga di pi\u00f9, dal punto di vista del ritorno in consensi, che progettare crescita.<\/span><\/p>\n

Su questo punto, si apre una riflessione che va dritta al corpo sociale di un Paese come l\u2019Italia, da sempre afflitto da patologie divisionistiche<\/span> e mai completamente assurto a livello di nazione coesa e dagli intenti condivisi. La riflessione riguarda l\u2019incapacit\u00e0 delle classi politiche, tutte<\/strong>, degli ultimi decenni di attuare strategie che avessero nell\u2019aumento della coesione sociale il loro obiettivo principale.<\/span><\/p>\n

Non tutti coloro che erano in difficolt\u00e0 usufruirono degli 80 euro del governo Renzi, non tutti quelli che ne avrebbero effettivamente bisogno avranno il reddito di cittadinanza. Che \u00e8 una misura, quest\u2019ultima, indirizzata soprattutto ai senza lavoro del Meridione (come ha dimostrato il largo consenso del Sud ai Cinquestelle): servir\u00e0, a questa zona del Paese, a fare anche un mezzo passo verso la parte pi\u00f9 sviluppata della Penisola? <\/span><\/p>\n

Un Nord Italia che, a sua volta, stando agli ultimi sondaggi, non sembra digerire forme di aiuto che assomigliano tanto a quell\u2019assistenzialismo improduttivo cos\u00ec inviso al Settentrione, motore economico del Paese.<\/span><\/p>\n

Verranno le elezioni europee, dunque, e dopo il voto i problemi si conclameranno in tutta la loro drammaticit\u00e0, economica e sociale. Allora le promesse di chi, con quelle promesse, ha vinto le elezioni politiche, si sbricioleranno<\/strong> contro la rabbia di chi aveva sperato in quel cambiamento che, per il momento, resta solo uno slogan. Anche perch\u00e8 fra sei mesi non si potr\u00e0 pi\u00f9 dire \u201c\u00e8 colpa di quelli che c\u2019erano prima\u201d.<\/span><\/p>\n

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