{"id":53451,"date":"2018-11-24T12:00:16","date_gmt":"2018-11-24T10:00:16","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=53451"},"modified":"2018-11-22T19:07:25","modified_gmt":"2018-11-22T17:07:25","slug":"pd-congresso-nazionale","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/pd-congresso-nazionale\/","title":{"rendered":"Il Pd verso il congresso nazionale. Pronti al rilancio: ma con chi?"},"content":{"rendered":"

di\u00a0Daris Giancarlini<\/strong><\/p>\n

Si dice che la sinistra sia in crisi in tutto il mondo: in Italia di pi\u00f9, a partire dal Partito democratico<\/a>. Ammesso, e non concesso, che il Pd \u2018trasfigurato\u2019 da Matteo Renzi sia ancora un partito \u2018di sinistra\u2019 secondo i canoni politologici e storici che abbiamo conosciuto nel secondo dopoguerra. <\/span><\/p>\n

Comunque lo si voglia etichettare, un partito che dal 40 per cento precipita al 15-16 non pu\u00f2 non essere definito in crisi. Dalla quale, in questi giorni, sembra stia cercando di venire fuori annunciando per il marzo prossimo il proprio congresso, innanzi tutto per individuare una nuova dirigenza.<\/span><\/p>\n

Almeno tre sono i pretendenti: il segretario post-batosta del 4 marzo scorso, Maurizio Martina<\/strong>, l\u2019ex ministro dell\u2019Interno Marco Minniti<\/strong> e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti<\/strong>.<\/span><\/p>\n

Tre candidature tutte rispettabili, di persone oneste e concrete; ma baster\u00e0 per rilanciare il Pd? Un partito che terr\u00e0 un congresso \u2018rifondativo\u2019 dopo un anno dalla sconfitta elettorale dimostra tempi troppo lenti di reazione, sui quali gli avversari hanno nel frattempo lucrato consensi e attenzione mediatica (che poi, alla fine, rischiano di essere la stessa cosa…). <\/span><\/p>\n

E tutti questi mesi sono passati senza che nessun esponente democratico abbia fatto uno straccio di analisi critica – ma<\/span> si dovrebbe pretendere<\/span> autocritica – sulle ragioni del tracollo di consensi. Un fatto, questo, che peser\u00e0 sul congresso e sul suo esito. Perch\u00e9 non si pu\u00f2 guarire da una malattia se non se ne analizzano le cause, con sincerit\u00e0 e senza infingimenti. <\/span><\/p>\n

Invece un po\u2019 tutti i dirigenti del Pd, nazionali e periferici, hanno preferito defilarsi, in attesa di tempi migliori. Allora diventa ancora di pi\u00f9 incomprensibile ascoltare, nei talk show politici, certi esponenti Dem prospettare un nuovo inizio andando a recuperare voti che dal Pd sono andati a Lega e cinquestelle. <\/span><\/p>\n

Altri interrogativi sulla \u2018ripartenza\u2019 Dem sono il ruolo di Renzi (passato da mago dei consensi a male assoluto) ma soprattutto, andando oltre i personalismi, la capacit\u00e0 di un partito – che sembra ancora in coma poco vigile – di mettere insieme tre o quattro obiettivi programmatici che siano originali al punto di non costituire soltanto una critica alle scelte della maggioranza Salvini-Di Maio, e che siano trainanti per quella fetta, consistente, di elettorato di sinistra moderata che il 4 marzo aveva sostenuto le attuali forze di Governo. <\/span><\/p>\n

Insomma, per il Pd del futuro il problema principale sar\u00e0, prima di \u2018come\u2019 parlare, a \u2018chi\u2019 rivolgersi. E non \u00e8 una quisquilia.<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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