{"id":53306,"date":"2018-11-06T10:00:32","date_gmt":"2018-11-06T08:00:32","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=53306"},"modified":"2018-10-31T18:29:04","modified_gmt":"2018-10-31T16:29:04","slug":"bene-benissimo-matrimonio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/bene-benissimo-matrimonio\/","title":{"rendered":"Bene, benissimo, ma…"},"content":{"rendered":"

di<\/span> Angelo M. Fanucci<\/span><\/strong><\/p>\n

Il nuovo rito del matrimonio<\/strong> cambia radicalmente il modo con cui gli sposi si dicono \u201cs\u00ec\u201d: ne convennero unanimi gli oltre 600 delegati delle 227 diocesi italiane, presenti a Grosseto ai primi di novembre del 2004<\/strong> per la presentazione del nuovo rito del matrimonio, voluto dalla Conferenza episcopale italiana. <\/span><\/p>\n

Tema: \u201cCelebrare il mistero grande dell\u2019amore\u201d. L\u2019allora segretario generale della Cei, mons. Betori, afferm\u00f2 che la Chiesa italiana chiede di<\/span> partire dalla celebrazione del rito per un cammino verso una fede matura e consapevole; la scelta di chi ha deciso di consacrarsi nell\u2019amore stesso di Cristo, fedele e indistruttibile, animato dallo Spirito santo – disse don Andrea Fontana, direttore dell\u2019Ufficio catechistico di Torino. <\/span><\/p>\n

Ma fu don Paolo Giulietti<\/strong>, allora direttore del Servizio Cei per la pastorale giovanile, a centrare il cuore del problema: \u201cIl pensiero della Chiesa sul matrimonio – disse – si distacca sempre di pi\u00f9 dall\u2019idea del contratto<\/strong>, del gesto burocratico come potrebbe essere un matrimonio civile, perch\u00e9 restituisce tutto all\u2019ambito<\/span> dell\u2019esperienza religiosa. <\/span><\/p>\n

Al tempo stesso, il nuovo rito favorisce una visione del matrimonio meno folcloristica e romantica, perch\u00e9 trasposta pi\u00f9 decisamente nel campo della fede\u201d. <\/span>E concluse: \u201cIl nuovo rito potr\u00e0 aiutare a vivere in maniera diversa anche la decisione di sposarsi, come risposta a una chiamata di Dio che viene dal battesimo e conseguentemente ad accettare il matrimonio come missione\u201d. <\/span><\/p>\n

Concretamente la massima innovazione fu il cambio della formula<\/strong>, da \u201c<\/span> prendo te\u201d ad \u201c<\/span> accolgo te\u201d, che – sottolineava mons. Betori \u201cricorda che il matrimonio \u00e8 un impegno fondato sulla grazia di Cristo\u201d. Un\u2019altra novit\u00e0, altrettanto importante,<\/span> riguard\u00f2 l\u2019inizio della celebrazione: il sacerdote accoglie la coppia vicino al fonte battesimale, dove i futuri sposi rinnovano le promesse battesimali prima di incamminarsi insieme verso l\u2019altare. <\/span><\/p>\n

E giunti all\u2019altare, il sacerdote invita tutta l\u2019assemblea a pregare perch\u00e9 quello che allora fu un auspicio, un auguro cristianamente fondato, diventi ora una scelta consapevole per quei due, che allora erano batuffoli capaci solo di frignare nel momento meno opportuno e di fare pip\u00ec a tradimento, e adesso decidono<\/span> autonomamente del futuro della propria vita. <\/span><\/p>\n

Il \u201cs\u00ec\u201d che genitori e padrini dissero al posto loro non fu una prevaricazione, non pot\u00e9 esserlo: come non fu prevaricazione, e non pot\u00e9 esserlo, la decisione di metterli al mondo. Tutto bene.<\/span><\/p>\n

Ottimo, indispensabile il ricordo del battesimo, che celebra l\u2019iniziativa di Dio, sommo protagonista di tutti i sacramenti. Ma a questo punto si apre un buco grosso come una voragine. Quale? Meditate, gente, meditate! E poi vi sar\u00e0 detto ci\u00f2 che deve essere detto. Ne concorderete? Spero.<\/span><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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