{"id":5326,"date":"2006-08-04T00:00:00","date_gmt":"2006-08-03T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5326"},"modified":"2015-07-07T14:46:00","modified_gmt":"2015-07-07T12:46:00","slug":"lunica-strada","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/lunica-strada\/","title":{"rendered":"L’unica strada"},"content":{"rendered":"
C’\u00e8 una dinamica della guerra, una guerra radicata, che dura da decenni, ma che trova sempre nuovi motivi per alimentarsi. Ma c’\u00e8 anche una dinamica della pace, in Terra Santa, che ha ragioni pi\u00f9 forti e pi\u00f9 vere. Le ha ricordate ancora una volta, domenica 30 luglio, il Papa: ‘Nel nome di Dio mi rivolgo a tutti i responsabili di questa spirale di violenza, perch\u00e9 immediatamente si depongano le armi da ogni parte!’. \u00c8 l’appello, reiterato, appassionato, radicale, a una cessazione delle ostilit\u00e0 ‘per poter iniziare cos\u00ec a costruire, mediante il dialogo, una durevole e stabile convivenza di tutti i popoli del Medio Oriente’. Un appello rivolto a tutti, ai governanti e agli uomini di buona volont\u00e0, ciascuno per quanto pu\u00f2. Un appello fondato sulla roccia della fede, della preghiera. Oltre l’azione delle cancellerie, a partire dall’importante appuntamento di Roma, e delle organizzazioni umanitarie, ‘continui ad elevarsi da ogni cuore la fiduciosa preghiera a Dio buono e misericordioso, affinch\u00e9 conceda la sua pace a quella regione e al mondo intero’. \u00c8 la linea profetica e realistica dell’impegno dei cristiani, e della Chiesa, ‘quando, di fronte alle guerre e ai conflitti di ogni genere, indica il cammino della verit\u00e0, della giustizia, dell’amore e della libert\u00e0’. \u00c8 la strada della speranza. Il punto \u00e8 proprio questo. Da un lato, bisogna creare subito le condizioni per lenire le sofferenze delle popolazioni civili, ancora una volta ostaggio di strategie di morte e di terrore. Contemporaneamente, in una prospettiva anch’essa altrettanto immediata, bisogna lavorare con intento strategico per arrivare a una pace duratura, una pace che resista, che dia speranza, che spezzi quella tragica rincorsa per cui ogni generazione si alimenta al conflitto che diventa una sorgente di odio etnico, religioso, politico ed \u00e8 destinato a rilanciarsi attraverso le generazioni. E a ricadere sempre sui pi\u00f9 deboli. Occorre dunque sbloccare la situazione. Non \u00e8 facile. Necessita un impegno coerente a molteplici livelli. Da un lato, c’\u00e8 bisogno di ‘fare il primo passo’, \u00e8 necessario elaborare a livello profondo le tensioni, le loro molteplici radici nella storia, e approdare alla realt\u00e0 della convivenza, che poi \u00e8 l’unica e obbligata strada di sviluppo. Bisogna smontare il perverso meccanismo che collega sottosviluppo, terrorismo e integralismo. Accanto a questo impegno ‘di civilt\u00e0’, c’\u00e8 l’impegno politico, l’azione della diplomazia. La strategia militare non pu\u00f2 produrre risultati definitivi: \u00e8 chiaro agli occhi di tutti. La pressione internazionale, il ruolo, insieme agli Stati Uniti, dell’Europa, con l’Italia in posizione-chiave, pu\u00f2 portare a un risultato che dispieghi i suoi effetti anche ad Est, fino a quel lontano confine, che passa attraverso l’Iran, che ha i suoi terminali fino in Libano e nella striscia di Gaza. Ci vuole accortezza, pazienza e creativit\u00e0, ma questo obiettivo pu\u00f2 diventare la concreta e realistica speranza. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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