{"id":53247,"date":"2018-10-30T12:00:33","date_gmt":"2018-10-30T10:00:33","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=53247"},"modified":"2018-11-23T18:12:59","modified_gmt":"2018-11-23T16:12:59","slug":"terremoto-storia-natale-carla","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/terremoto-storia-natale-carla\/","title":{"rendered":"Terremoto. Due anni dopo, la storia di don Natale e Carla che hanno deciso di rimanere in mezzo alla loro gente"},"content":{"rendered":"

Una presenza discreta, silenziosa ma reale. Potrebbe sintetizzarsi cos\u00ec la scelta di don Natale Rossi e di Carla Corazzi, sacerdote di 96 anni il primo e consacrata dell\u2019 Ordo<\/span> virginum la seconda, di professione insegnante. Entrambi terremotati, con l\u2019abitazione distrutta dalle scosse sismiche dell\u2019agosto e dell\u2019ottobre 2016<\/a>, hanno rinunciato a lasciare la loro terra per restare tra la loro gente e condividere tutte le difficolt\u00e0 di una vita da ricostruire in ogni sua dimensione. In questo modo don Natale e Carla cercano di essere una presenza visibile della Chiesa locale che non ha mai smesso di portare, in ogni maniera, il suo aiuto alla comunit\u00e0 colpita dal terremoto.<\/span><\/p>\n

La storia di don Natale Rossi<\/h2>\n

\"\"Don Natale Rossi da pi\u00f9 di un anno \u00e8 tornato a vivere a San Giorgio, frazione di Cascia, nell\u2019altopiano di Avendita, dove \u00e8 stato parroco per 69 anni, praticamente da quando \u00e8 stato ordinato prete. \u201cEra il 26 giugno del 1949\u201d dice con un moto di orgoglio. Seduto sul divano della sua Sae (Soluzione abitativa di emergenza) racconta il perch\u00e9 della scelta di tornare \u201ca casa\u201d. A Roccaporena, paese natale di santa Rita, dove l\u2019arcidiocesi gli aveva trovato una sistemazione dopo il sisma, don Natale, che \u00e8 il prete pi\u00f9 anziano della diocesi, non voleva pi\u00f9 stare: \u201cSono troppi, 30 km, da percorrere tutti giorni per andare a San Giorgio a celebrare. La mia vita \u00e8 qui tra i miei parrocchiani, lontano da loro non riesco a stare<\/strong>. Con la mia comunit\u00e0 siamo sempre stati un cuore solo e un\u2019anima sola. Non mi sono mai tirato indietro. Non li ho mai abbandonati. Dopo ogni terremoto, ci siamo rialzati tutti insieme\u201d.<\/span><\/p>\n

\u201cQui a San Giorgio celebro la messa tutti i giorni alle 16 in una piccola cappellina realizzata da volontari fiorentini. Siamo rimasti in 60 abitanti: tra loro c\u2019\u00e8 chi viene per parlare, chi per confessarsi e chi semplicemente per farmi visita. Il resto della mia giornata lo passo a pregare il breviario e a recitare il rosario. Ne dico anche sette in un giorno. Prego per tutti, per i terremotati, per la Chiesa, per la diocesi, per i preti, per i parrocchiani, per chi \u00e8 malato\u201d.<\/span><\/p>\n

Questo \u00e8 il tempo della vicinanza, della condivisione e del coraggio. \u201cDi terremoti ne ho visti tanti e non ho mai avuto paura<\/strong>. Siamo sempre rimasti. Le chiacchiere le lascio a chi promette la ricostruzione e poi se ne va senza tornare pi\u00f9\u201d racconta pacato mentre carezza un bastone intagliato a mano, dono di un suo parrocchiano. \u201cA una cosa sola non mi<\/span> rassegno: all\u2019agonia della mia comunit\u00e0 e del mio paese. \u00c8 una grande pena per me pensare alla chiesa che \u00e8 chiusa, a chi \u00e8 stato costretto a lasciare questa terra. Il sogno \u00e8 di vederla riaperta e piena. \u00c8 anche per questo che sono tornato tra la mia gente\u201d.<\/span><\/p>\n

Il racconto di Carla Corazzi<\/h2>\n

\"\"Analogo percorso lo ha compiuto<\/span> Carla Corazzi, sfollata. Il sisma<\/span> l\u2019ha colpita nella casa di Norcia, dove risiedeva da cinque anni e dove collaborava con l\u2019arcidiocesi. Dopo le scosse di agosto e quelle successive di ottobre 2016, dopo aver passato un mese come ospite con altre 100 persone in una palestra e poi in casa dei suoi genitori ad Assisi, Carla rinuncia alla sistemazione in albergo, prevista per i terremotati, per torna<\/span>re a Norcia tra la sua gente e i suoi studenti. Oggi vive in una \u2018casetta\u2019 di 40 mq nel villaggio Sae in localit\u00e0 Misciano che, con le sue 200 famiglie, \u00e8 il pi\u00f9 grande tra i Sae di Norcia.<\/span><\/p>\n

\u201cDopo due anni le persone soffrono ancora molto; e stare loro vicino, in punta di piedi, con la semplice presenza, \u00e8 importante – spiega Carla. – La gente sa chi sono e cosa faccio. Alcuni vengono a parlare, a piangere a sfogarsi, cerco di dare loro conforto. Danno una testimonianza di grande dignit\u00e0.<\/span><\/p>\n

Insieme cerchiamo la forza di ritrovarci e riprendere la vita interrotta dal sisma. E non mi riferisco solo al cammino di fede\u201d.<\/span><\/p>\n

Un avamposto di Chiesa che si gioca la sua credibilit\u00e0 anche tra le macerie del sisma. Carla racconta cos\u00ec la sua presenza che si nutre di \u201csemplici gesti concreti come dirsi \u2018buongiorno\u2019<\/strong>. Nel dolore la gente tende a chiudersi, importante allora \u00e8 trovare uno spiraglio per consolare e sentirsi consolato. Dio non ci ha abbandonato, ma ci invita a fidarci gli uni gli altri, a preservare le relazioni, andando oltre le incomprensioni e soprattutto a deporre l\u2019orgoglio per vivere insieme senza troppi problemi\u201d.<\/span><\/p>\n

Nel villaggio per ora non c\u2019\u00e8 una cappella, ma la parrocchia ha organizzato una navetta che trasporta le persone che lo desiderano nel centro pastorale di Santa Maria delle Grazie dove possono partecipare alla messa. \u201cIl terremoto ha lasciato macerie e depressione, oscurit\u00e0, tristezza, malinconia\u201d sottolinea Carla che, tuttavia, non manca di evidenziare temi di speranza: uno di questi sono i giovani. Mentre a Roma si celebra un Sinodo loro dedicato, Carla ama ricordarli cos\u00ec: \u201cDurante il terremoto i giovani sono stati bravi e coraggiosi. Non sono andati via.<\/strong> Sono rimasti, hanno voglia di ritrovarsi, ma necessitano di luoghi di incontro. Per ora \u00e8 la scuola, ma dopo?\u201d.<\/span><\/p>\n

Una domanda che resta sospesa mentre le luci del villaggio Misciano si accendono dando segnali di vita. Nella vicina piazza San Benedetto a Norcia il rumore delle gru e degli operai si spegne al calar del sole. Dopo due anni non si spegne invece la speranza di vedere un giorno di nuovo la piazza piena e la basilica del Santo ricostruita.<\/span><\/p>\n

Daniele Rocchi<\/strong><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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