{"id":5318,"date":"2006-07-28T00:00:00","date_gmt":"2006-07-27T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5318"},"modified":"2015-07-24T11:26:22","modified_gmt":"2015-07-24T09:26:22","slug":"lasciarsi-nutrire-da-dio","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/lasciarsi-nutrire-da-dio\/","title":{"rendered":"Lasciarsi nutrire da Dio"},"content":{"rendered":"

Come gi\u00e0 accennato nel commento della scorsa domenica, per alcune settimane ci accompagner\u00e0 il testo del Vangelo di Giovanni sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci. Questo occupa tutto il sesto capitolo, e pu\u00f2 essere organizzato suddividendolo in due parti principali: quella che leggiamo nella presente domenica – la sezione narrativa, che racconta lo svolgersi del miracolo -; e quella che si trova ai vv. 26-59, e che riguarda invece il discorso di Ges\u00f9 sul segno appena compiuto.<\/p>\n

Tutto prende l’avvio da una situazione contingente, come spesso accade nella vita di Ges\u00f9. Molta folla lo ha seguito, e ora sorge il problema di come occuparsi di questi poveri. Il dialogo con Filippo e Andrea serve ancora di pi\u00f9 a enfatizzare la situazione di impasse: cosa far\u00e0 Ges\u00f9? Come risponder\u00e0 all’attesa di chi ha riposto la fiducia in lui? In un recente e bel commento al Vangelo di Giovanni, a cura del biblista gesuita Alberto Casalegno (Perch\u00e9 contemplino la mia gloria<\/em>, San Paolo 2006), leggiamo: “La soluzione \u00e8 trovata da Ges\u00f9, che si appella non alla logica dello scambio ma a quella del dono, mostrando che anche con risorse esigue, come quelle che il giovinetto mette a sua disposizione, si possono fare miracoli”.<\/p>\n

Ecco che allora dal miracolo emergono due temi principali, che percorrono il Vangelo di oggi. Il primo \u00e8 cristologico, il secondo eucaristico.Ges\u00f9 \u00e8 il Messia che sfama il suo popolo. Da come Giovanni organizza la scena, ci accorgiamo subito che viene dato rilievo all’iniziativa libera di Ges\u00f9. Anche se sembra che la situazione gli sfugga di mano (“Ges\u00f9 vide che una grande folla veniva da lui”, v. 5), in realt\u00e0 \u00e8 lui a tenerla sotto controllo: ecco perch\u00e9 Giovanni spiega che Ges\u00f9 “sapeva bene quello che stava per fare” (v. 6). Stava cio\u00e8 per sfamare il suo popolo, un compito che spettava al Messia di Israele: “‘Ges\u00f9 vuol far riposare i discepoli ma poi insegna [ricordiamo il Vangelo della scorsa domenica] e d\u00e0 da mangiare, come la Sapienza che promette a chi l’ascolta riposo (Sir<\/em> 6,28; 51,23-27) e nutrimento (Pr<\/em> 9,1-6; Sir<\/em> 24,19-21)” (E. Bianchi).<\/p>\n

Ma perch\u00e9 il cibo, moltiplicato e dato da Ges\u00f9? Mangiare non \u00e8 solo una necessit\u00e0 umana profonda, ma \u00e8 il segno pi\u00f9 forte di una dipendenza. Nel racconto della creazione nella Genesi, quando Dio plasma l’uomo e la donna dalla terra, il primo gesto che compie nei loro confronti \u00e8 dare da mangiare. Li benedice, li invita ad aprirsi alla vita, e poi dice loro: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che \u00e8 su tutta la terra e ogni albero in cui \u00e8 il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo” (Gen<\/em> 1,29). Se Dio nutre l’uomo, l’uomo pu\u00f2 solo accogliere quel cibo, o rifiutarlo. Non a caso, anche il peccato originario si consuma nel simbolo di un altro frutto, proposto da Satana, e desiderato dalla donna: ma non era quello il cibo che Dio aveva dato all’umanit\u00e0! Nei testi profetici, poi, il cibo riveste un’importanza religiosa particolare, e anche il banchetto stesso diventa simbolo della venuta del Messia: Dio in persona avrebbe sfamato ancora una volta gli uomini, preparando “per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati” (Is<\/em> 25,6).<\/p>\n

Questo tema, per\u00f2, nella scena di oggi si articola secondo un’ottica particolare, quella eucaristica. L’eucaristia e il pane moltiplicato. Come avremo gi\u00e0 notato, anche se il testo parla della moltiplicazione dei pani e anche dei pesci, l’evangelista Giovanni sembra trascurare questi ultimi. La prospettiva dell’evangelista \u00e8 infatti eucaristica. Prima del miracolo, Ges\u00f9 rende grazie al Padre. Se questo \u00e8 un gesto tipico dell’ebreo, che benedice Dio per ogni dono, \u00e8 per\u00f2 un buon indizio della presenza di uno sfondo celebrativo eucaristico.<\/p>\n

La comunit\u00e0 a cui Giovanni si rivolgeva, insomma, capiva senza alcun dubbio che celebrando l’eucaristia si riproducevano gli stessi gesti che Ges\u00f9 aveva compiuto in occasione della sua ultima cena, ma anche altre volte, come quando quel giorno sul mare di Galilea aveva moltiplicato e distribuito il pane e i pesci. I dettagli che riguardano il pane “d’orzo”‘ e i “pezzi avanzati” da non disperdere, confermano l’interpretazione. Ecco allora che il miracolo di Ges\u00f9 del Vangelo di oggi illumina anche il fatto della morte del Messia. Il corpo di Cristo, spezzato alla Cena, \u00e8 il vero pane che sazia chi lo riceve. Mangiarlo significa lasciarsi ancora una volta nutrire da Dio, accettare di tornare bambini e prendere il cibo che ci viene dato e che non possiamo scegliere. Spezzarlo impegna la nostra stessa vita, perch\u00e9 sia donata a chi non ha pane e non sa ancora che il Padre, che ha la vita, ha mandato il suo Figlio per noi (cfr. Gv<\/em> 6,57).<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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