{"id":52937,"date":"2018-09-21T17:48:42","date_gmt":"2018-09-21T15:48:42","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=52937"},"modified":"2021-11-11T15:48:51","modified_gmt":"2021-11-11T13:48:51","slug":"i-dati-e-le-proposte-del-rapporto-sulle-poverta-della-caritas-di-perugia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/i-dati-e-le-proposte-del-rapporto-sulle-poverta-della-caritas-di-perugia\/","title":{"rendered":"I dati e le proposte del Rapporto sulle povert\u00e0 della Caritas di Perugia"},"content":{"rendered":"

Il Terzo Rapporto sulla povert\u00e0 curato dall’Osservatorio diocesano sulle povert\u00e0 della diocesi di Perugia – Citt\u00e0 della Pieve (presentato venerd\u00ec 21 settembre) vien qui presentato dal suo curatore e direttore dell’Osservatorio prof. Pierluigi Grasselli.<\/em><\/p>\n

Comparazione dati diocesani con quelli regionali e nazionali.<\/h2>\n

La povert\u00e0 assoluta<\/strong> \u00e8 in crescita in Italia<\/strong> e nel 2017 riguarda 5 milioni 58 mila persone, corrispondenti a 1 milione 778 mila famiglie, punto di arrivo di una espansione pressoch\u00e9 ininterrotta negli anni precedenti. Per collocare l\u2019Umbria nel contesto nazionale si fa riferimento agli ultimi dati sulla povert\u00e0 \u201crelativa\u201d, che nel 2017 interessa in Italia il 12,3% delle famiglie residenti (per un totale di 3 milioni 171 mila) e 9 milioni 368 mila individui. In Umbria, tale dato sale al 12,6% (di contro al 7,9% medio del Centro Italia), che risulta il valore pi\u00f9 elevato delle Regioni del Centro-Nord.
\nAl Centro di ascolto diocesano di Perugia<\/strong> il numero delle persone incontrate nel 2017 segna una diminuzione (-4,1%) rispetto al 2016, passando da 1.061 a 1.018. Tra il 2014 e il 2017 si registra un aumento marcato della quota degli stranieri, con il peso degli italiani che nel 2017 si attesta al 25,9% (dato nettamente inferiore al 42,8%, stimato da Caritas per l\u2019Italia nel 2016). Al riguardo, si tenga conto dell\u2019intenso afflusso di migranti in Umbria e in particolare a Perugia (con una percentuale di stranieri su residenti rispettivamente di 10,9% ed 11,2% contro l\u20198,3% nazionale). Rispetto al genere, gli utenti italiani si dividono per circa la met\u00e0 tra maschi e femmine, mentre tra gli utenti stranieri prevalgono le femmine (61,5%).<\/p>\n

I giovani le persone pi\u00f9 penalizzate.<\/h2>\n

Distinguendo per classi di et\u00e0, l\u2019incidenza maggiore, anche nel 2017, riguarda le classi 35-44 (34%) e 45-54 (25%). Segue la classe 55-64. Pressoch\u00e9 un quarto degli utenti del Centro di ascolto \u00e8 costituito da giovani, appartenenti alla classe 19-24, e soprattutto alla classe 25-34. Se si distingue in base alla cittadinanza, gli italiani mostrano una chiara prevalenza nelle classi da 45 e oltre, mentre gli stranieri nella 25-34, e soprattutto nella 35-44.
\nCi\u00f2 esprime la diversit\u00e0 nella situazione anagrafica degli utenti Caritas tra stranieri e italiani, questi ultimi caratterizzati da un\u2019et\u00e0 pi\u00f9 elevata. Si evidenzia altres\u00ec la maggior consistenza delle et\u00e0 pi\u00f9 produttive tra gli stranieri, che suggerisce cos\u00ec la distribuzione, tra i due gruppi, dei bisogni fondamentali di lavoro e di assistenza. Notiamo anche l\u2019appartenenza alla classe 18-34 di oltre il 10% degli italiani (e del 30,7% degli stranieri). Questo aspetto \u00e8 molto rilevante perch\u00e9, a differenza del passato, oggi i giovani sono le persone pi\u00f9 penalizzate.<\/p>\n

Netto peggioramento la condizione dei minori.<\/h2>\n

Secondo la nazionalit\u00e0<\/strong>, le quote pi\u00f9 rilevanti di stranieri provengono da Marocco (17,9%) ed Ecuador (13,7%); seguono Nigeria, Albania, Camerun. Per quanto riguarda lo stato civile, nel 2017 prevale, come nel 2016, la condizione di coniugato\/a (48,3%), seguita da quella di celibe\/nubile, entrambe registrando un sensibile aumento rispetto al 2016. Risulta del tutto contenuta la presenza di separati e divorziati.
\nTra gli italiani<\/strong> c’\u00e8 un\u2019incidenza nettamente maggiore di celibi\/nubili, e nettamente inferiore di coniugati. Risulta altres\u00ec maggiore tra gli italiani l\u2019incidenza di separati legalmente, divorziati, vedovi. Stando ai dati esaminati, gli italiani poveri risultano pi\u00f9 vecchi e pi\u00f9 soli. Con riferimento al nucleo di convivenza, nel 2017 prevalgono in modo netto quelli che vivono con familiari\/parenti (71,2%), seguiti da coloro che vivono soli, la cui quota ha mostrato una crescita di rilievo nel periodo 2015-2017.
\nDistinguendo tra italiani e stranieri, si osservano per il 2017 differenze molto rilevanti nelle quote delle due tipologie prevalenti: mentre l\u2019incidenza di quelli che vivono soli \u00e8 tra gli italiani pi\u00f9 che doppia rispetto agli stranieri (40,5 contro 16,7%), il peso dei nuclei con familiari\/parenti presso gli stranieri (76,8%) surclassa quello degli italiani (54,9%), i quali vivono sotto il peso di situazioni che mostrano una forte criticit\u00e0. Se associamo ragionevolmente all\u2019abitare con familiari e parenti la presenza di minori, si propone l\u2019aspetto molto preoccupante del netto peggioramento della condizione dei minori a partire dall\u2019inizio della crisi, e quindi delle loro prospettive di vita, con \u201cla creazione di circoli viziosi di deprivazione e vulnerabilit\u00e0\u201d.<\/p>\n

Netta insufficienza dell\u2019offerta di case popolari.<\/h2>\n

Sul fronte abitativo nel 2017 prevale la categoria di quelli che abitano in casa in affitto<\/strong> da privati (65,7%), seguita a distanza da coloro che vivono in casa in affitto da ente pubblico (9,6%). Rimane immutato il numero, peraltro elevato (60 utenti, pari al 5,9% del totale), di coloro che si dichiarano privi di abitazione<\/strong>. La distinzione per cittadinanza mostra il miglior posizionamento degli italiani sia sul fronte della casa in<\/strong>
\n propriet\u00e0<\/strong> che di quella in affitto da ente pubblico, di contro a una massiccia dipendenza degli stranieri dalla casa in affitto da privati. In ogni caso i dati disponibili confermano l\u2019elevato disagio abitativo che colpisce l\u2019utenza Caritas. Alla difficolt\u00e0 di ottenere un accesso all\u2019abitazione a costi ragionevoli si affiancano la netta insufficienza dell\u2019offerta di case popolari (a canone sociale), e in generale la presenza di gravi problematiche nella situazione abitativa (tra cui cattive condizioni dell\u2019abitazione, sovraffollamento, sospensione delle utenze, sfratto, \u2026).<\/p>\n

Istruzione e povert\u00e0 educativa.<\/h2>\n

Per quanto riguarda il livello di istruzione degli utenti del Centro d’ascolto, il 36,5% dei casi dichiarati comprende fino alla licenza media inferiore inclusa, con un netto aumento rispetto ai due anni precedenti. Registrano un aumento significativo anche il diploma professionale e la licenza media superiore. Sono modestissime le aliquote del diploma universitario e della laurea (anche questa in aumento: dall\u20191,2 al 2,1%). Tenendo conto dell\u2019elevata quota di utenti con titolo di studio fino alla licenza media inferiore compresa, e dell\u2019alta incidenza dei casi non specificati (36,8%), pu\u00f2 essere richiamata la corrispondenza tra povert\u00e0 e bassi livelli di istruzione.
\nNon risultano differenze di rilievo nell\u2019incidenza delle varie tipologie tra italiani e stranieri. Il peso elevato dei bassi livelli di scolarizzazione che risultano dai dati raccolti, richiama il fenomeno della povert\u00e0 educativa, collegata all\u2019abbandono precoce del percorso scolastico, dipendente in primo luogo dalle caratteristiche della famiglia di riferimento, tra cui soprattutto la provenienza straniera. E tutto ci\u00f2 non \u00e8 certo premessa di buone prospettive sul fronte occupazionale.<\/p>\n

Grave la disoccupazione giovanile.<\/h2>\n

Sotto il profilo professionale, nel 2017 prevale nettamente tra gli utenti la condizione di disoccupato in cerca di prima\/nuova occupazione (64,5%). Seguono quella di occupato (13,3%) e quella di pensionato (5,7%). Tra gli stranieri si registra la maggior rilevanza, assoluta e relativa di occupati e soprattutto di disoccupati, e invece, per gli italiani, di inabili al lavoro e di pensionati.
\nCome mostra la rilevazione dei bisogni degli utenti Caritas, distinguendo per classe di et\u00e0, la denuncia del bisogno di lavoro concerne quasi l\u201980% dei giovani e degli adulti. Il dato Caritas conferma la gravit\u00e0 della disoccupazione giovanile, classe 15-24 anni, e dei cosiddetti \u201cgiovani adulti\u201d, classe 25-34 anni. Al riguardo, si ricordano le iniziative che la Chiesa, e specificamente le Caritas diocesane, inclusa la Caritas di Perugia, adotta per fronteggiare il disagio occupazionale di molti giovani (e non solo), dagli sportelli di orientamento\/consulenza lavoro, alle azioni di formazione e\/o riqualificazione professionale, fino alla promozione di borse lavoro e stage.<\/p>\n

I bisogni degli utenti Caritas.<\/h2>\n

Nel triennio 2015-2017 le macrovoci di bisogno riguardano, nell\u2019ordine, problemi di occupazione\/lavoro, economici\/di povert\u00e0 e abitativi. Nel 2017 i problemi abitativi pesano per il 23,7%, quelli di lavoro per il 75,5%, quelli economici per il 71,5%. Nel triennio cresce fortemente il problema abitativo e si riduce l\u2019iniziale prevalenza dei problemi di lavoro su quelli economici. Seguono, nell\u2019ordine, i problemi familiari, e quelli legati all\u2019immigrazione, anch\u2019essi con un aumento molto forte nel triennio, quindi i problemi di salute, anch\u2019essi in espansione. Una quota molto modesta riguarda infine dipendenze e detenzione\/giustizia.
\nDistinguendo gli utenti per cittadinanza, si osserva per gli italiani una maggiore frequenza nell\u2019avvertire i problemi economici, abitativi, familiari e di salute, nonch\u00e9 di detenzione e \u201cdipendenza\u201d. Gli stranieri invece esprimono maggiormente i problemi di lavoro, e ovviamente quelli legati all\u2019immigrazione. Se si tiene conto della classe di et\u00e0 degli utenti, la problematica del lavoro risulta incidere in maniera forte tra i giovani (77,6%) e negli adulti (79,6%).
\nI bisogni legati alle difficolt\u00e0 economiche aumentano invece al crescere dell\u2019et\u00e0 degli utenti, passando dal 64,2% dei giovani all\u201986,0% degli anziani.<\/p>\n

Gli interventi Caritas.<\/h2>\n

Tra gli interventi realizzati dalla Caritas diocesana per fronteggiare i bisogni e le richieste degli utenti, si segnala l\u2019espansione rilevata nel triennio 2015-2017 dei servizi di alloggio, dei servizi e beni materiali, delle consulenze professionali, della sanit\u00e0. Tutto questo, insieme all\u2019aumento significativo dell\u2019attivit\u00e0 di ascolto (+18,7% nel 2017), riflette la suddetta crescente complessit\u00e0 e multidimensionalit\u00e0 delle situazioni che gli utenti sottopongono all\u2019attenzione degli operatori Caritas.<\/p>\n

Cosa serve: welfare pi\u00f9 efficace e cittadinanza pi\u00f9 solidale.<\/h2>\n

L\u2019analisi dei bisogni compiuta in questo Terzo Rapporto\u00a0 conferma l\u2019importanza di un\u2019offerta articolata ed appropriata di servizi, e in primo luogo di servizi pubblici, collegati in un\u2019efficace rete territoriale, curandone dotazione, accesso e fruibilit\u00e0. Tale esigenza \u00e8 venuta alla ribalta con l\u2019introduzione del Reddito di inclusione (REI), che prevede, tra l\u2019altro, che gli Enti locali possano potenziare la loro dotazione di operatori.
\nPer la migliore attuazione del REI, oltre ad un sostanziale aumento delle risorse monetarie, s\u2019impone il rafforzamento dei servizi pubblici territoriali, e si raccomanda il coinvolgimento della comunit\u00e0, pi\u00f9 sensibile alle criticit\u00e0 sociali: per questo \u00e8 opportuno che la Regione Umbria discuta con gli Ambiti territoriali, con gli operatori e con la cittadinanza le possibili e pi\u00f9 auspicabili forme di cooperazione e collaborazione.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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