{"id":52922,"date":"2018-09-25T10:00:46","date_gmt":"2018-09-25T08:00:46","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=52922"},"modified":"2018-09-21T12:45:34","modified_gmt":"2018-09-21T10:45:34","slug":"morte-a-venezia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/morte-a-venezia\/","title":{"rendered":"Morte a Venezia?"},"content":{"rendered":"

di Angelo M. Fanucci<\/strong><\/p>\n

L\u2019ha scritto Thomas Mann, il romanzo<\/span>\u00a0Morte a Venezia<\/em>.\u00a0Ne ha tratto un film Luchino Visconti. Io di mio ci aggiungo un punto interrogativo: \u201cMorte a Venezia?\u201d. Il film non m\u2019\u00e8 piaciuto. Di Visconti avevo visto da poco<\/span>\u00a0Gruppo di famiglia in un interno<\/em>,\u00a0e pensavo che\u00a0<\/span>Morte a Venezia<\/em>\u00a0continuasse quell\u2019umanissimo tragitto verso \u201csorella morte\u201d che<\/span>\u00a0affligge ed esalta il prof. Burt Lancaster, dopo che da un gruppo di sbandati d\u2019alto bordo ha imparato ad amare<\/span>\u00a0la vita<\/em>,\u00a0lui che amava solo le cose belle<\/span>\u00a0della<\/em>\u00a0vita. <\/span><\/p>\n

Niente, una lagna. In<\/span>\u00a0Morte a Venezia<\/em>\u00a0Visconti \/ von Aschenbach piagnucola su se stesso, fiaccato dallo spegnersi della sua passione malaticcia per Tadzio. Immagini patinate, ma il film, lo svolgimento, in<\/span>\u00a0Morte a Venezia<\/em>\u00a0dov\u2019\u00e8? Un film? No, una pinacoteca. <\/span><\/p>\n

La morte a Venezia io l\u2019ho vista (credo d\u2019averla vista) pi\u00f9 volte, in forma dubitativa (per questo ho buttato l\u00e0 il mio il punto interrogativo), durante<\/span>\u00a0le tre bellissime giornate nella citt\u00e0 dei Dogi che don Angelo Favero ha offerto a noi che, come lui, siamo preti dal 1961 (!). Da vaporetto a vaporetto, attraversavamo a piedi i calli e i campielli in quantit\u00e0 industriale. Io mi trascinavo e mi dicevo: \u201cOd\u00eco, \u2019n ce la fo pi\u00f9! Me se ferma \u2019l core!\u201d oppure \u201cod\u00eco, a mo\u2019 \u2019nciampo e finisco in acqua!\u201d.<\/span><\/p>\n

Don Angelo Favero ha i miei stessi ottant\u2019anni all\u2019anagrafe, ma nel quotidiano ne ha venti di meno. Lunghissima la camminata per Venezia, con lui in testa. Lunghissima e straordinaria. A partire dalla messa concelebrata davanti alla<\/span>\u00a0Madonna Nicopeia<\/em>,\u00a0l\u2019immagine che a<\/span>\u00a0Costantinopoli, prima che i veneziani la rubassero nel 1204, ha visto migliaia di cristiani sgozzarsi con migliaia di turchi. <\/span><\/p>\n

Passando per San Giorgio Maggiore, una leccornia del Palladio, e sostando nella grande sala del convento annesso, dove gli appena 36 i cardinali presenti (sui 45 che formavano il Sacro Collegio) elessero Papa di quella Chiesa che Napoleone non era riuscito ad affondare Barnaba Chiaramonti, il primo vescovo che aveva tenuto un\u2019omelia sulla<\/span>\u00a0conciliabilit\u00e0 fra Vangelo e democrazia. <\/span><\/p>\n

Per approdare a Torcello nella cattedrale bellissima quanto semplice, che ho dovuto abbandonare a met\u00e0 della concelebrazione perch\u00e9 ero sudato come un topo appena estratto dalla damigiana dell\u2019olio.\u00a0<\/span>Sono uscito al sole e mi sono seduto l\u00ec davanti, sul trono di Attila, in pietra candida. Sono passati dei bambini, non mi hanno degnato di uno sguardo. Oh\u00e9! Attila, mica Di Maio!<\/span>\u00a0Sic transit gloria mundi<\/em>.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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