{"id":5267,"date":"2006-07-07T00:00:00","date_gmt":"2006-07-06T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5267"},"modified":"2015-07-31T12:48:01","modified_gmt":"2015-07-31T10:48:01","slug":"tutte-le-religioni-si-incontrano-a-istanbul","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/tutte-le-religioni-si-incontrano-a-istanbul\/","title":{"rendered":"Tutte le religioni si incontrano a Istanbul"},"content":{"rendered":"
Quanto sia ormai irrinunciabile il cammino verso l’ecumenismo intrapreso dalla Chiesa cattolica, \u00e8 un dato ampliamente noto e pi\u00f9 volte ribadito di recente anche dal papa Benedetto XVI. Di certo si tratta di una via spesso impervia, piena di ostacoli, ma anche ricca di gesti concreti di solidariet\u00e0 e di autentica carit\u00e0, in grado di condurre tutti verso la meta della piena comunione. Abbiamo chiesto una testimonianza a chi vive questa sfida ogni giorno, padre Rub\u00e9n Tierrablanca Gonz\u00c8lez, responsabile della ‘Fraternit\u00e0 internazionale dei frati Minori per il dialogo ecumenico e interreligioso’ in Turchia. Il centro, aperto appena da tre anni nella parrocchia di Santa Maria Draperis Kilisesi ad Istanbul, \u00e8 uno dei pi\u00f9 significativi a livello internazionale per la promozione del dialogo ecumenico e interreligioso. I francescani come riescono a vivere il loro carisma in un paese dove la maggioranza della popolazione \u00e8 mussulmana, come la Turchia? ‘La visione dell’uomo e dell’universo di Francesco d’Assisi, fratello universale, ereditata nel carisma di tutta la famiglia francescana, offre pagine luminose della sua vita in risposta alle esigenze dell’annuncio del Vangelo. Un gesto profetico del Poverello, al tempo pi\u00f9 buio delle crociate, \u00e8 l’incontro con il sultano Melek El Kamil nel 1219, a Damista, nel nord dell’Egitto, svoltosi nella pi\u00f9 genuina semplicit\u00e0 e nel rispetto delle diversit\u00e0. Da allora lungo otto secoli la presenza dei francescani nei Paesi mussulmani ha seguito la strada dell’annuncio del Vangelo nella gioiosa accoglienza di ogni situazione, confessando di essere cristiani (Regola del Frati minori’).Come \u00e8 nato e si \u00e8 sviluppato il progetto di un centro per il dialogo ecumenico e interreligioso?’Nell’ultimo decennio del secolo scorso, la presenza francescana in Turchia era molto diminuita e si cercavano nuove persone per rispondere alle situazioni dei tempi recenti. Dalla visita nel 1995 del ministro generale, fra Hermann Schal\u00c8k, al patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, l’ordine dei frati Minori desiderava la creazione di una Fraternit\u00e0 internazionale dedita al dialogo ecumenico presso il patriarcato di Costantinopoli, attuale citt\u00e0 d’Istanbul. La nuova iniziativa poteva diventare la risposta adeguata alle sfide del tempo e a nuove forme di evangelizzazione. Inoltre, essendo la Turchia un Paese con popolazione di varie religioni, offriva anche la possibilit\u00e0 di intraprendere estesi rapporti di dialogo. Il convento di Santa Maria Draperis dava l’opportunit\u00e0 di aprire nuovi orizzonti’. Quali sono stati i primi passi? ‘Il 10 settembre 2003, insieme al francese fra Gwenol\u00e9 Jeusset, sono arrivato ad Istanbul per formare la nuova fraternit\u00e0 dipendente direttamente dal Ministro generale. Con fra Claudio Seccherelli, originario della terra umbra, in particolare di Orvieto, ma residente ad Istanbul da ben 49 anni, abbiamo intrapreso un cammino lento, ma con la speranza di vivere una nuova esperienza di evangelizzazione. Ci\u00f2 era possibile creando nuovi rapporti con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli della Chiesa ortodossa, ugualmente con il Patriarcato della Chiesa armena e con la Chiesa apostolica siriana. D’altro canto, il progetto prevede di stabilire relazioni di dialogo islamo-cristiano, cosa non facile, ma certamente auspicabile. Sebbene non avessimo conoscenza di tutta la realt\u00e0 religiosa della citt\u00e0, e molto meno di tutto il Paese, abbiamo potuto costatare la presenza e l’importanza della numerosa comunit\u00e0 ebraica. A partire dall’espulsione dalla Spagna nel 1492, molti ebrei furono accolti in questo Paese di frontiera continentale. Con sorpresa e riconoscenza abbiamo trovato amichevole accoglienza da parte dei nostri fratelli maggiori. Ora il panorama si presentava attraente, ma allo stesso tempo con estesi orizzonti. I primi passi sono stati lenti e con diverse difficolt\u00e0, ma con la benedizione di Dio, la convivenza fraterna e l’appoggio costante del Ministro generale, abbiamo imboccato un sentiero sconosciuto, ma affascinante. Nel Vicariato apostolico della Chiesa cattolica d’Istanbul siamo stati accolti molto bene: il nostro vescovo diocesano, mons. Louis Pel\u00c8tre, ci sostiene, incoraggiandoci costantemente. Gli altri sacerdoti, religiosi e religiose che svolgono il loro apostolato nelle diverse attivit\u00e0 pastorali, educative ed assistenziali, sono stati sempre amabili e fraterni nei nostri riguardi’. Quali sono le vostre attivit\u00e0 principali? ‘Oltre ad assicurare la continuit\u00e0 nel servizio della chiesa parrocchiale di Santa Maria Draperis, le nostre attivit\u00e0 abbracciano due campi ben distinti: uno \u00e8 l’ecumenismo nel rapporto con le Chiese orientali presenti ad Istanbul, vale a dire greci- ortodossi, armeni gregoriani e siriani – apostolici; ugualmente siamo in ottimi rapporti con le diverse Chiese protestanti. Nell’altro ci dedichiamo alla ricerca dell’incontro, e se possibile dialogo, con l’islam e con la comunit\u00e0 ebraica d’istanbul. Non si tratta di attivit\u00e0 gi\u00e0 stabilite, ma dobbiamo prendere l’iniziativa senza aspettare che gli altri ci propongano tale dialogo’. Le esperienze pi\u00f9 significative? ‘Stare ad Istanbul \u00e8 gi\u00e0 una forte esperienza di convivenza con il popolo turco, lontano dall’etichetta di ‘pericolosit\u00e0’ con cui viene di solito conosciuto; in realt\u00e0 si tratta di gente affabile e gentile, che va compresa meglio con pazienza per entrare nella loro visione della vita. Nell’ambiente ecumenico, la Settimana di preghiera per l’unit\u00e0 dei cristiani si vive con grande interesse ad Istanbul. Una commissione ecumenica distribuisce gli otto giorni nelle diverse chiese ed ogni giorno ci si trova in una chiesa diversa, diventando praticamente un pellegrinaggio alle diverse comunit\u00e0 cristiane. Nella festa di Sant’Andrea apostolo (30 novembre), patrono del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, della Chiesa greco-ortodossa, una delegazione francescana \u00e8 presente ogni anno. Come fraternit\u00e0 internazionale ad Istanbul, la nostra partecipazione alla liturgia, frequente nelle diverse occasioni, \u00e8 una forte esperienza di fede. Nel rapporto con l’islam ricordo due momenti importanti durante l’anno: nel periodo del Ramadan, siamo invitati in diverse occasioni al iftar, cio\u00e8 la conclusione della giornata di digiuno che i musulmani fanno radunandosi nelle famiglie e con gli amici; a noi cristiani viene offerto un posto di condivisione. Inoltre, una delle comunit\u00e0 Sufi, in occasione della festa del fondatore Rumi, ci invita alla Sema (preghiera) dei danzatori. Per loro \u00e8 una preghiera contemplativa attraverso la musica, canti, salmi cosmici e la danza. Ogni volta siamo stati accolti come ospiti speciali dal capo della comunit\u00e0 Ded\u00e8 Nail Kesova Postnisin e l\u00ec possiamo indossare l’abito religioso in segno di rispetto per tale momento di preghiera. Conviene ricordare che in Turchia \u00e8 vietato usare l’abito religioso fuori dalla chiesa o dal convento’. Le difficolt\u00e0 che avete incontrato? ‘Ogni inizio \u00e8 difficile e l’inserimento nell’ambiente turco non era l’eccezione: lingua nuova, anzi strana, da imparare, documenti legali da sbrigare, situazione di ristretta libert\u00e0 religiosa da capire e rispettare. All’interno della fraternit\u00e0, bench\u00e9 fratelli, si doveva costruire un ambiente internazionale che rispondesse alla nostra nuova attivit\u00e0; il comune carisma di fratellanza universale \u00e8 stato il dono pi\u00f9 prezioso che sperimentiamo quotidianamente e alleggerisce ogni difficolt\u00e0. A causa degli avvenimenti degli ultimi mesi, in particolare l’uccisione di don Andrea Santoro a Trebisonda, molti italiani si sono preoccupati per la nostra incolumit\u00e0. Certamente la prudenza \u00e8 la migliore consigliera, ma la Chiesa in Turchia non \u00e8 perseguitata, semmai costretta ad assumere i limiti dettati dal governo, ma in una sufficiente tolleranza per continuare a sperare in un mondo migliore. Il presidente del nostro municipio Beyoglu, apprezza la nostra presenza e con i vicini di casa ci stimiamo a vicenda’.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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