{"id":52184,"date":"2018-06-30T10:00:34","date_gmt":"2018-06-30T08:00:34","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=52184"},"modified":"2018-06-27T18:00:08","modified_gmt":"2018-06-27T16:00:08","slug":"senso-del-mio-invito","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/senso-del-mio-invito\/","title":{"rendered":"Il senso del mio invito"},"content":{"rendered":"
di Angelo M. Fanucci<\/strong><\/p>\n Vorrei davvero condividere con voi, amabilissimi 17 lettori, il tentativo di inseguire il continuo mutare, e autonegarsi, e recuperarsi, e aggiornarsi, e progredire del rapporto che nei secoli \u00e8 intercorso fra Chiesa e poveri: \u201cUn amore lungo e problematico\u201d l\u2019ho chiamato.<\/p>\n Radicalmente problematico lo \u00e8 diventato quando i poveri hanno rifiutato il ruolo di carne da macello, pardon<\/em>, di materia inerte idonea soltanto a essere utilizzata dai ricchi che grazie a essa, dopo averne fatto carta straccia, l\u2019utilizzano per guadagnarsi il paradiso. Hanno rifiutato quel ruolo e, da \u201cpoveracci\u201d, sono diventati \u201cproletari\u201d, e hanno preso a rivendicare l\u2019autonomia della loro logiche, delle loro proposte, delle loro battaglie. E l\u2019hanno fatto all\u2019interno di una civilt\u00e0 occidentale che, dal Rinascimento in poi, da quando cio\u00e8 la filosofia del soggetto prevalse su quella dell\u2019oggetto e (anche se troppo sbrigativamente) l\u2019accanton\u00f2, ha posto con forza crescente la necessit\u00e0 di riconoscere a ogni branca delle attivit\u00e0 umane un suo ambito, delle sue leggi, una sua logica: da non assolutizzare certo! – ma, grazie soprattutto alla luminosa traccia di trascendenza che attraversa tutta la storia, da comporre con altri ambiti in una sintesi superiore, riconoscendo preliminarmente a ciascuna di esse una sua intangibile dignit\u00e0. Tanto per capirci: per me \u201cnoi vivremo del lavoro, o pugnando si morr\u00e0\u201d \u00e8 la traduzione libera, ma fedele, di \u201cnoi vogliam Dio\u201d. La Voce<\/em> \u00e8 di sinistra? Lo dicono i pusillanimi.<\/p>\n No, il nostro settimanale, grazie anche al mio piccolo ma orgoglioso contributo, sempre borderline<\/em>, spesso stralocchio, sempre discutibile e discusso, cerca di restituire al Dio di Ges\u00f9 il volto che gli compete, quello del Dio di tutti. Su questa linea, di recente mi ha seriamente colpito l\u2019intervista che padre Arturo Sosa Abascal, 31\u00b0 preposito generale della Compagnia di Ges\u00f9, eletto nel 2016, ha rilasciato quindici giorni fa a Daniele Rocchetti del periodico Settimana<\/em>, che ha definito l\u2019incontro con padre Sosa \u201cdue ore di dialogo all\u2019insegna della franchezza e della passione per il Vangelo\u201d. Laureato in Filosofia e in Scienze politiche, studioso di politica, padre Arturo ha un\u2019altra linea fisionomica importante: viene dal Venezuela, viene dal Sudamerica di PapaFrancesco, il Continente al quale il Padrone della messe ha affidato oggi il ruolo di guida della sua Chiesa. Alla domanda \u201cqual \u00e8 la sfida maggiore che sente di dover affrontare?\u201d, Sosa ha risposto: \u201cQuella di testimoniare il Vangelo in contesti diversi da quello al quale siamo abituati, di riconoscere le differenze come rivelazione di Dio<\/em>. La diversit\u00e0 non \u00e8 qualcosa di non voluto: Dio si manifesta proprio tramite la diversit\u00e0 e la libert\u00e0\u201d. Amabile lettore, s\u00e9gnatele e riflettici un quarto d\u2019ora, un pochino, su questa parole! Ne riparliamo.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" di Angelo M. Fanucci Vorrei davvero condividere con voi, amabilissimi 17 lettori, il tentativo di inseguire il continuo mutare, e autonegarsi, e recuperarsi, e aggiornarsi, e progredire del rapporto che nei secoli \u00e8 intercorso fra Chiesa e poveri: \u201cUn amore lungo e problematico\u201d l\u2019ho chiamato. 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