{"id":51886,"date":"2018-05-15T18:52:59","date_gmt":"2018-05-15T16:52:59","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=51886"},"modified":"2021-03-26T16:48:57","modified_gmt":"2021-03-26T14:48:57","slug":"migranti-uscire-dalla-paura-la-lettera-della-cei","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/migranti-uscire-dalla-paura-la-lettera-della-cei\/","title":{"rendered":"Migranti. Uscire dalla paura. La lettera dei vescovi italiani"},"content":{"rendered":"
\u201cLa realt\u00e0 del fenomeno [migratorio], la sua complessit\u00e0, le domande che suscita, chiedono alle nostre comunit\u00e0 di avviare \u2018processi educativi\u2019 che vadano al di l\u00e0 dell\u2019emergenza, verso l\u2019edificazione di comunit\u00e0 accoglienti capaci di essere \u2018segno\u2019 e \u2018lievito\u2019 di una societ\u00e0 plurale costruita sulla fraternit\u00e0 e sul rispetto dei diritti inalienabili di ogni persona\u201d. Lo si afferma nella lettera Comunit\u00e0 accoglienti – Uscire dalla paura<\/em> (il testo completo di seguito)<\/strong> che la Commissione episcopale Cei per le migrazioni ha indirizzato alle comunit\u00e0 cristiane. \u201cLeggere le migrazioni come \u2018segno dei tempi\u2019 richiede innanzitutto uno sguardo profondo, uno sguardo capace di andare oltre letture superficiali o di comodo, uno sguardo che vada \u2018pi\u00f9 lontano\u2019 e cerchi di individuare il perch\u00e9 del fenomeno\u201d. I Vescovi invitano a utilizzare \u201cun linguaggio che non giudica e discrimina prima ancora di incontrare. Le paure si possono vincere solo nell\u2019incontro con l\u2019altro e nell\u2019intrecciare una relazione. \u00c8 un cammino esigente, e a volte faticoso, a cui le nostre comunit\u00e0 non possono sottrarsi: ne va della nostra testimonianza evangelica\u201d, come \u201csanno bene quelle comunit\u00e0 e parrocchie che in questi anni hanno deciso in vario modo di accogliere. Per questo \u00e8 nostra intenzione promuovere nei primi mesi del prossimo anno un meeting di queste realt\u00e0 di accoglienza\u201d.<\/p>\n <\/p>\n Lettera alle comunit\u00e0 cristiane Introduzione<\/strong> Ci\u00f2 che ci spinge a prendere nuovamente la parola \u00e8 il profondo cambiamento che in questi anni continua a segnare il fenomeno migratorio nel nostro Paese, per rispondere nuovamente alla domanda del Signore a Caino, richiamata da papa Francesco nel suo viaggio a Lampedusa: \u201cDov\u2019\u00e8 tuo fratello?\u201d (Gn 4,9).<\/p>\n L\u2019immigrazione nel 1993<\/strong><\/p>\n L\u2019immigrazione nel 1993 era un fenomeno \u201cnuovo\u201d ed emergente, di cui non si riusciva ancora a cogliere le dimensioni e le prospettive. Secondo i dati del Ministero dell\u2019Interno gli immigrati regolari in Italia erano infatti 987.405, in maggioranza europei dell\u2019Unione Europea e dell\u2019Europa orientale (36,85%); seguivano gli africani (29,13%), gli asiatici (17,47%) e gli americani (15,95%); 559.294 erano stati i permessi di soggiorno per lavoro e 144.410 per ricongiungimento familiare; 7.476 le richieste d\u2019asilo, 65.385 erano gli studenti nelle scuole; 10.000 i matrimoni misti e tra stranieri (3% del totale); 17.000 i nati nelle famiglie con almeno un genitore straniero.<\/p>\n L\u2019immigrazione nel 2018<\/strong><\/p>\n Dal 1993 ad oggi l\u2019immigrazione \u00e8 diventata nel nostro Paese un fenomeno sorprendente nel suo incremento, anche se negli ultimi anni esso si \u00e8 fermato ed \u00e8 aumentato invece il numero degli emigranti italiani<\/strong>.<\/p>\n Gli immigrati in Italia hanno infatti raggiunto e superato all\u2019inizio del 2016 il numero di 5 milioni con un\u2019incidenza sulla popolazione totale pari all\u20198,3%. Non dimentichiamo che il 52,6% di questi sono donne, portatrici di esigenze e sensibilit\u00e0 specifiche, e che nel 2016 sono arrivati in Italia pi\u00f9 di 25.000 minori stranieri non accompagnati. Nel complesso, oltre il 50% dei migranti proviene da un Paese dell\u2019Unione o dagli Stati dell\u2019Europa Centro-Orientale non appartenenti all\u2019Unione; il 22,9% del totale proviene da un solo Paese europeo, la Romania, e con cinque Paesi (Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina) che da soli hanno oltre il 50% dei migranti.<\/p>\n Considerando le ripartizioni territoriali, nell\u2019insieme delle regioni del Nord risiede il 58,6% del totale della popolazione straniera; 2.400.000 sono i lavoratori e oltre 550.000 gli imprenditori immigrati; quasi 815.000 sono gli studenti stranieri nelle nostre scuole, di cui oltre il 50% nato in Italia. Nel 2016 circa 24.000 sono stati i matrimoni misti o tra immigrati (14,1% del totale dei matrimoni); 72.000 i nuovi nati da famiglie straniere (14,8% sul totale). Alla fine del 2017 erano in accoglienza nel nostro Paese 183.681 richiedenti asilo e rifugiati: appena il 3 per mille dei residenti.<\/p>\n Mentre nell\u2019ultimo triennio il numero degli immigrati \u00e8 rimasto pressoch\u00e9 stabile ed \u00e8 cresciuto il numero dei richiedenti asilo, il numero degli emigranti italiani \u00e8 continuato a crescere: nell\u2019ultimo anno oltre 124 mila italiani hanno spostato la loro residenza oltreconfine; secondo l\u2019OCSE l\u2019Italia \u00e8 all\u2019ottavo posto nella graduatoria mondiale dei Paesi di provenienza dei nuovi immigrati. Non possiamo poi dimenticare che a fronte di 5 milioni di immigrati in Italia, 5 milioni di italiani sono oggi emigranti nei cinque continenti alla ricerca di un lavoro e di una vita dignitosa.<\/p>\n Immigrazione, sfida pastorale<\/strong><\/p>\n Nel Messaggio per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018 papa Francesco, in continuit\u00e0 con il Magistero di Papa Benedetto e del Santo Papa Giovanni Paolo II, ha ribadito che \u00abtutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volont\u00e0 sono chiamati a rispondere alle numerose sfide poste dalle migrazioni contemporanee con generosit\u00e0, alacrit\u00e0, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie responsabilit\u00e0\u00bb.<\/p>\n I Vescovi italiani \u2013 negli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020 \u2013 hanno ricordato che il fenomeno delle migrazioni \u00e8 \u00absenza dubbio una delle pi\u00f9 grandi sfide educative\u00bb. Siamo consapevoli che nemmeno noi cristiani, di fronte al fenomeno globale delle migrazioni, con le sue opportunit\u00e0 e i suoi problemi, possiamo limitarci a risposte prefabbricate, ma dobbiamo affrontarlo con realismo e intelligenza, con creativit\u00e0 e audacia, e al tempo stesso, con prudenza, evitando soluzioni semplicistiche.<\/p>\n Riconosciamo che esistono dei limiti nell\u2019accoglienza<\/strong>. Al di l\u00e0 di quelli dettati dall\u2019egoismo, dall\u2019individualismo di chi si rinchiude nel proprio benessere, da una economia e da una politica che non riconosce la persona nella sua integralit\u00e0, esistono limiti imposti da una reale possibilit\u00e0 di offrire condizioni abitative, di lavoro e di vita dignitose.<\/p>\n Siamo, inoltre, consapevoli che il periodo di crisi che sta ancora attraversando il nostro Paese rende pi\u00f9 difficile l\u2019accoglienza, perch\u00e9 l\u2019altro \u00e8 visto come un concorrente e non come un\u2019opportunit\u00e0 per un rinnovamento sociale e spirituale e una risorsa per la stessa crescita del Paese.<\/p>\n \u00abL\u2019opera educativa \u2013 hanno ricordato sempre i Vescovi italiani \u2013 deve tener conto di questa situazione e aiutare a superare paure, pregiudizi e diffidenze, promuovendo la mutua conoscenza, il dialogo e la collaborazione. Particolare attenzione va riservata al numero crescente di minori, nati in Italia, figli di stranieri\u00bb. Per quanto riguarda nello specifico l\u2019educazione dei giovani all\u2019integrazione, sembra importante richiamare qui il ruolo che potrebbero avere alcune delle realt\u00e0 che ruotano attorno alle parrocchie, in particolare quella degli oratori e dell\u2019associazionismo.<\/p>\n Vogliamo ricordare inoltre che il primo diritto \u00e8 quello di non dover essere costretti a lasciare la propria terra.<\/strong> Per questo appare ancora pi\u00f9 urgente impegnarsi anche nei Paesi di origine dei migranti, per porre rimedio ad alcuni dei fattori che ne motivano la partenza e per ridurre la forte disuguaglianza economica e sociale oggi esistente.<\/p>\n \u201cSiate premurosi nell\u2019ospitalit\u00e0\u201d (Rm 12,13)<\/strong><\/p>\n La realt\u00e0 del fenomeno, la sua complessit\u00e0, le domande che suscita, chiedono alle nostre comunit\u00e0 di avviare \u201cprocessi educativi\u201d che vadano al di l\u00e0 dell\u2019emergenza, verso l\u2019edificazione di comunit\u00e0 accoglienti capaci di essere \u201csegno\u201d e \u201clievito\u201d di una societ\u00e0 plurale costruita sulla fraternit\u00e0 e sul rispetto dei diritti inalienabili di ogni persona, come ci ricorda papa Francesco nella Evangelii gaudium: \u00abSi tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella societ\u00e0 e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finch\u00e9 fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansiet\u00e0, per\u00f2 con convinzioni chiare e tenaci\u00bb.<\/p>\n a. Le migrazioni \u201csegno dei tempi\u201d<\/em><\/p>\n Un processo che inizia con un atto di umilt\u00e0 e di ascolto di ci\u00f2 che l\u2019immigrazione, con i suoi volti, le sue storie, le sue domande dice a noi, comunit\u00e0 cristiane. Si tratta di cogliere le migrazioni come \u201cun segno dei tempi\u201d, come hanno ricordato gli ultimi Pontefici: un luogo frequentato da Dio, che chiede al credente di \u201cosare\u201d la solidariet\u00e0, la giustizia e la pace.<\/p>\n Leggere le migrazioni come \u201csegno dei tempi\u201d richiede innanzitutto uno sguardo profondo, uno sguardo capace di andare oltre letture superficiali o di comodo, uno sguardo che vada \u201cpi\u00f9 lontano\u201d e cerchi di individuare il perch\u00e9 del fenomeno.<\/p>\n Prima ancora di \u201caprire\u201d o \u201cchiudere\u201d gli occhi davanti allo straniero \u00e8 necessario interrogarsi sulle cause che lo muovono, anche se \u2013 e forse proprio perch\u00e9 \u2013 oggi appare pi\u00f9 difficile che mai riuscire a distinguere quanti fuggono da guerre e persecuzioni da quanti sono mossi dalla fame o dai cambiamenti climatici.<\/p>\n Papa Francesco ci ricorda la necessit\u00e0 di \u00abavere \u201cuna sempre vigile capacit\u00e0 di studiare i segni dei tempi\u201d. Si tratta di una responsabilit\u00e0 grave, giacch\u00e9 alcune realt\u00e0 del presente, se non trovano buone soluzioni, possono innescare processi di disumanizzazione da cui poi \u00e8 difficile tornare indietro\u00bb. Si tratta di prendere coscienza dei meccanismi generati da un\u2019economia che uccide e della inequit\u00e0 che genera violenza: \u00abQuando la societ\u00e0 \u2013 locale, nazionale o mondiale \u2013 abbandona nella periferia una parte di s\u00e9, non vi saranno programmi politici, n\u00e9 forze dell\u2019ordine o di intelligence che possano assicurare illimitatamente la tranquillit\u00e0\u00bb. Significa riscoprire la capacit\u00e0 di pensare in grande per agire \u201cpoliticamente\u201d in senso forte e responsabile, cos\u00ec da colpire efficacemente, ovunque si trovino, poteri e persone che prosperano sulla morte degli altri, cominciando dai trafficanti di armi fino a quelli di esseri umani.<\/p>\n b. Uno sguardo purificato<\/em><\/p>\n Occorre avere uno sguardo diverso di fronte a coloro che bussano alle nostre porte, che inizia da un linguaggio che non giudica e discrimina prima ancora di incontrare. I termini stessi che spesso ancora utilizziamo per parlare di immigrati (clandestini, extracomunitari\u2026) portano in s\u00e9 una matrice denigratoria Se noi siamo parte di una comunit\u00e0, essi ne sono esclusi.<\/p>\n c. Per una \u201cconvivialit\u00e0 delle differenze\u201d<\/em><\/p>\n Incontrare un immigrato significa fare i conti con la diversit\u00e0. La prima diversit\u00e0 \u00e8 quella fisica, la pi\u00f9 visibile: \u00abLa sua singolarit\u00e0 colpisce: quegli occhi, quelle labbra, quegli zigomi, quella pelle diversa dalle altre lo distinguono e ricordano che si ha a che fare con qualcuno. [\u2026] quel volto cos\u00ec altro porta il segno di una soglia\u00bb. Egli \u00e8 l\u2019altro, non \u00e8 colui che scegliamo di invitare a casa nostra, bens\u00ec colui che si erge, non scelto, davanti a noi: \u00e8 colui che giunge a noi portato semplicemente dall\u2019accadere degli eventi.<\/p>\n In questo incontro emerge la paura. Anzi, due paure si ritrovano a confronto: la mia paura e quella che prova lo straniero. La sua paura \u00e8 quella di chi \u00e8 venuto in un mondo a lui radicalmente estraneo, dove non \u00e8 di casa e non ha casa, un mondo di cui non conosce nulla. La mia \u00e8 quella di ritrovarmi di fronte ad uno sconosciuto che \u00e8 entrato nella \u201cmia\u201d terra, che \u00e8 presente nel \u201cmio\u201d spazio e che, nonostante sia solo, mi lascia intravvedere che forse molti altri lo seguiranno. \u00abQueste paure sono legittime, fondate su dubbi pienamente comprensibili da un punto di vista umano. Avere dubbi e timori non \u00e8 un peccato.<\/p>\n Il peccato \u00e8 lasciare che queste paure determinino le nostre risposte, condizionino le nostre scelte, compromettano il rispetto e la generosit\u00e0, alimentino l\u2019odio e il rifiuto. Il peccato \u00e8 rinunciare all\u2019incontro con l\u2019altro, all\u2019incontro con il diverso, all\u2019incontro con il prossimo, che di fatto \u00e8 un\u2019occasione privilegiata di incontro con il Signore\u00bb.<\/p>\n d. Dalla paura\u2026 all\u2019incontro<\/em><\/p>\n Le paure si possono vincere solo nell\u2019incontro con l\u2019altro e nell\u2019intrecciare una relazione. \u00c8 un cammino esigente e a volte faticoso a cui le nostre comunit\u00e0 non possono sottrarsi, ne va della nostra testimonianza evangelica. Si tratta di riconoscere l\u2019altro nella sua singolarit\u00e0, dignit\u00e0, valore umano inestimabile, di accettarne la libert\u00e0; significa riconoscere la sua peculiarit\u00e0 (di sesso, di et\u00e0, di religione, di cultura,\u2026) e desiderare di fargli posto, di accettarlo. Tutto ci\u00f2 senza rinnegare la nostra cultura e le nostre tradizioni, ma riconoscendo che ve ne sono altre ugualmente degne. Scopriremo una ricchezza inaspettata: occhi nuovi per guardare realt\u00e0 note; tradizioni e abitudini diverse che aiutano a valutare le nostre; sofferenze patite che ci rivelano quanto accade lontano da noi.<\/p>\n Tutto questo lo sanno bene quelle comunit\u00e0 e parrocchie che in questi anni hanno deciso in vario modo di accogliere, anche a seguito dell\u2019appello di papa Francesco del settembre 2015, appello che sta ancora producendo i suoi frutti. Per questo \u00e8 nostra intenzione promuovere nei primi mesi del prossimo anno un meeting di queste realt\u00e0 di accoglienza.<\/p>\n e. Dall\u2019incontro\u2026 alla relazione<\/em><\/p>\n Da un incontro vero nasce la relazione e il dialogo: non pi\u00f9 una semplice conoscenza dell\u2019altro, non pi\u00f9 solo un confronto di identit\u00e0, ma una conoscenza \u201csimpatica\u201d dei valori dell\u2019altro. Un dialogo che non ha come fine l\u2019uniformit\u00e0, ma il camminare insieme, il ricercare un \u201ccon-senso\u201d, un senso condiviso a partire da presupposti differenti. \u00e8 nel dialogo, allora, che si modificano i pregiudizi, le immagini, gli stereotipi, e siamo indotti a riflettere sui nostri condizionamenti culturali, storici, psicologici, sociologici: siamo interrogati sulle nostre certezze e sulla nostra identit\u00e0. Nel dialogo, aperto alle persone di altre Chiese e di altre religioni, si allarga anche la comunione e la fraternit\u00e0.<\/p>\n Questo \u00e8 l\u2019inizio di un cammino che pu\u00f2 trasformare la possibilit\u00e0 della convivenza in una scelta consapevole.<\/p>\n L\u2019immigrazione, con le reazioni di rigetto che talvolta suscita, mette in luce un atteggiamento presente nelle societ\u00e0 occidentali e che non le \u00e8 direttamente connesso: il crescente individualismo, che sempre pi\u00f9 spesso si manifesta anche fra connazionali e addirittura all\u2019interno delle famiglie.<\/p>\n f. Dalla relazione\u2026 all\u2019interazione<\/em><\/p>\n \u00e8 questo il passaggio pi\u00f9 difficile. L\u2019integrazione \u00e8 un processo che non assimila, non omologa, ma riconosce e valorizza le differenze; che ha come obiettivo la formazione di societ\u00e0 plurali in cui vi \u00e8 riconoscimento dei diritti, in cui \u00e8 permessa la partecipazione attiva di tutti alla vita economica, produttiva, sociale, culturale e politica, avviando processi di cittadinanza e non soltanto di mera ospitalit\u00e0. \u00abIn conformit\u00e0 con la sua tradizione pastorale, la Chiesa \u2013 scrive papa Francesco \u2013 \u00e8 disponibile ad impegnarsi in prima persona per realizzare tutte le iniziative (\u2026), ma per ottenere i risultati sperati \u00e8 indispensabile il contributo della comunit\u00e0 politica e della societ\u00e0 civile, ciascuno, secondo le responsabilit\u00e0 proprie\u00bb. L\u2019opera della Chiesa nel campo della mobilit\u00e0 umana non pu\u00f2 che essere sussidiaria all\u2019azione dello Stato e delle istituzioni internazionali. \u00abLa civilt\u00e0 ha fatto un passo decisivo \u2013 scriveva il cardinale e teologo Jean Dani\u00e9lou \u2013 forse il passo decisivo, il giorno in cui lo straniero, da nemico (hostis) \u00e8 divenuto ospite (hospes) [\u2026]. Il giorno in cui nello straniero si riconoscer\u00e0 un ospite, allora qualcosa sar\u00e0 mutato nel mondo\u00bb. \u00c8 il passo che le nostre comunit\u00e0 devono saper compiere, non dimenticando l\u2019importanza dell\u2019ospitalit\u00e0 che porta all\u2019incontro: \u00abAlcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo\u00bb (Eb 13,2).<\/p>\n Roma, 20 maggio 2018 \u201cLa realt\u00e0 del fenomeno [migratorio], la sua complessit\u00e0, le domande che suscita, chiedono alle nostre comunit\u00e0 di avviare \u2018processi educativi\u2019 che vadano al di l\u00e0 dell\u2019emergenza, verso l\u2019edificazione di comunit\u00e0 accoglienti capaci di essere \u2018segno\u2019 e \u2018lievito\u2019 di una societ\u00e0 plurale costruita sulla fraternit\u00e0 e sul rispetto dei diritti inalienabili di ogni persona\u201d. Lo si […]<\/p>\n","protected":false},"author":393,"featured_media":51211,"comment_status":"open","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"_acf_changed":false,"footnotes":""},"categories":[3695,6797,6377,10],"tags":[1372,1778,1197,504,1341],"acf":[],"_links":{"self":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/51886"}],"collection":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts"}],"about":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/types\/post"}],"author":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/users\/393"}],"replies":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/comments?post=51886"}],"version-history":[{"count":3,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/51886\/revisions"}],"predecessor-version":[{"id":52537,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/posts\/51886\/revisions\/52537"}],"wp:featuredmedia":[{"embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/media\/51211"}],"wp:attachment":[{"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/media?parent=51886"}],"wp:term":[{"taxonomy":"category","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/categories?post=51886"},{"taxonomy":"post_tag","embeddable":true,"href":"https:\/\/www.lavoce.it\/wp-json\/wp\/v2\/tags?post=51886"}],"curies":[{"name":"wp","href":"https:\/\/api.w.org\/{rel}","templated":true}]}}Comunit\u00e0 accoglienti
\n<\/strong>Uscire dalla paura<\/h2>\n
\na 25 anni dal documento
\n\u201cEro forestiero e mi avete ospitato\u201d (1993-2018)<\/em><\/p>\n
\nVenticinque anni fa, la Commissione ecclesiale per le migrazioni pubblicava il documento Ero forestiero e mi avete ospitato, interpretando e accompagnando il fenomeno dell\u2019immigrazione nei suoi inizi e sviluppi in Italia \u201ccon gli occhi della fede\u201d. A venticinque anni di distanza avvertiamo la necessit\u00e0, come pastori, di condividere una riflessione sul tema dell\u2019immigrazione: parola di aiuto al discernimento comunitario, di stimolo a rendere la nostra fede capace, ancora una volta, di incarnarsi nella storia, di gratitudine e di incoraggiamento a quelle comunit\u00e0 che gi\u00e0 hanno accolto.<\/p>\n
\nConclusione<\/strong><\/p>\n
\nSolennit\u00e0 di Pentecoste<\/strong>
\nCEMi \u2013 Commissione Episcopale per le Migrazioni della CEI<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"