{"id":5187,"date":"2006-06-02T00:00:00","date_gmt":"2006-06-01T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5187"},"modified":"2021-12-02T19:01:50","modified_gmt":"2021-12-02T17:01:50","slug":"non-far-deperire-la-speranza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/non-far-deperire-la-speranza\/","title":{"rendered":"Non far deperire la speranza"},"content":{"rendered":"

Le otto Caritas diocesane dell’Umbria hanno riflettuto e discusso sulle linee del convegno ecclesiale nazionale di Verona ‘Testimoni di Ges\u00f9 risorto, speranza del mondo’, dedicando il loro IV convegno regionale, svoltosi lo scorso fine settimana ad Assisi, al tema ‘Testimoni di speranza al servizio dei poveri’. I partecipanti si sono riuniti in nove gruppi per un approfondimento sul tema della ‘speranza’ nelle otto Caritas diocesane della regione, per delineare il contributo da offrire al convegno di Verona. La Caritas Umbria porter\u00e0 a Verona anche i suoi ‘testimoni di speranza al servizio dei poveri’, che sono le sue opere segno-case di accoglienza in regione e all’estero (sono state ricordate nell’ultimo numero de La Voce ndr). L’arcivescovo di Spoleto-Norcia e delegato della Ceu per il servizio della carit\u00e0, mons. Riccardo Fontana, nell’introdurre il tema del convegno, ha ricordato la testimonianza unitaria delle otto Chiese umbre. ‘I nostri occhi – ha detto il presule – sono rivolti a Verona per dire una parola di speranza al futuro con le nostre testimonianze di vita accanto ai fratelli nel bisogno. Un’opera iniziata sin dallo stare accanto alle popolazioni terremotate dell’Umbria, negli anni 1997-2001, e del Kosovo martoriato dalla guerra, dal 1999 a tutt’oggi, e nell’aver dato vita, dal 2001, all’esperienza della Casa di accoglienza regionale ‘Il Germoglio meraviglioso’ di Foligno. Perfino un terremoto e un conflitto si sono rivelati come segni di speranza che ci hanno visti uniti come Chiesa nella nostra opera concreta di aiuto. Anche la speranza ha bisogno di poche parole e di molti fatti”. I lavori di gruppo sono stati preceduti dalle relazioni del biblista don Roberto Filippini e del sociologo Luca Diotallevi. Don Roberto Filippini, docente di Sacra scrittura presso l’Istituto teologico e cappellano della Casa circondariale di Pisa, ha fatto riferimento alla prima comunit\u00e0 degli apostoli, ricordando che ‘la Chiesa \u00e8 la comunit\u00e0 di Ges\u00f9 che porta la testimonianza di speranza a tutto il mondo attraverso la sua opera di missione-servizio: la Chiesa \u00e8 dinamismo, una comunit\u00e0 in cammino, che non vive per s\u00e9 ma per l’altro, per il mondo. Spesso si dimentica che la principale testimonianza che la Chiesa \u00e8 chiamata a portare \u00e8 il senso di speranza che giunge dalla risurrezione di Cristo’. Luca Diotallevi, docente presso l’Universit\u00e0 RomaTre, affrontando il tema del ‘linguaggio della speranza nel quotidiano’ si \u00e8 soffermato sulla realt\u00e0 umbra. ‘L’Umbria – ha detto il sociologo – \u00e8 una regione che sta troppo bene, ma nello stesso tempo sta morendo socialmente e politicamente, perch\u00e9 di eccesso di identit\u00e0 si muore. Bisogna avere la forza di andare in controtendenza ed \u00e8 quella forza che \u00e8 chiesta oggi alla Chiesa’. ‘Occorre aprirsi alle diversit\u00e0’ ha aggiunto, chiedendosi: ‘Quanti di noi sono in grado di diventare dipendenti di un’impresa il cui datore di lavoro non abbia lo stesso colore della nostra pelle?’. Per Diotallevi l’Umbria ‘\u00e8 terribilmente assistita dal punto di vista socio-politico ed il suo linguaggio della speranza si \u00e8 andato affievolendo in questi ultimi anni’ e nella Chiesa ‘il deperire di questo linguaggio \u00e8 il deperire del suo stesso laicato in crisi’. L’arcivescovo mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera-Gualdo, ha individuato nell’epoca in cui stiamo vivendo ‘un eccesso di impoverimento della cultura cristiana, e l’Umbria non \u00e8 immune. Quando si parla dei segni di speranza di Cristo, la religione non si chiude in se stessa, ma \u00e8 il Cristo nei segni dei tempi e nell’uomo, perch\u00e9 \u00e8 il Dio che d\u00e0 speranza, che \u00e8 la specificit\u00e0 cristiana’. Quest’anno – ha proseguito il presule – ricorre l’ottavo centenario del Crocifisso che disse a san Francesco: ‘Va e ripara la mia casa’. Anche oggi, in un mondo di rovine c’\u00e8 un filo di speranza: Dio in Ges\u00f9 cammina con noi per ricostruire insieme a noi le nostre rovine. Attraverso la sofferenza e la povert\u00e0 dell’uomo si ritrova la forza e la speranza nella carit\u00e0, una carit\u00e0 che richiede anche prontezza”. L’arcivescovo di Perugia-Citt\u00e0 della Pieve mons. Giuseppe Chiaretti, presidente della Ceu e vice presidente della Cei, ha sottolineato che ‘la linea della carit\u00e0 si fonda anche nel suscitare forti emozioni nell’animo umano, che sono anch’esse segni di speranza. Basti pensare ai tanti giovani che si mobilitano nelle nostre diocesi perch\u00e9 attratti da iniziative concrete di aiuto ai poveri, per le quali si sentono utili ritrovando spesso se stessi’. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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