{"id":51819,"date":"2018-05-04T13:41:53","date_gmt":"2018-05-04T11:41:53","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=51819"},"modified":"2018-07-20T16:41:20","modified_gmt":"2018-07-20T14:41:20","slug":"collevalenza-le-giornate-del-dialogo-islamo-cristiano","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/collevalenza-le-giornate-del-dialogo-islamo-cristiano\/","title":{"rendered":"A Collevalenza le Giornate del dialogo islamo-cristiano"},"content":{"rendered":"

Un\u2019occasione di incontro e conoscenza reciproca. Uno scambio profondo e intenso di testimonianze, storie personali di conversione e ricerca spirituale, condivisione delle sfide che preoccupano, ma anche delle opportunit\u00e0 che si vogliono cogliere e sfruttare insieme. Molti i giovani e le donne che prendono la parola. Si parla di educazione in famiglia, di seconde generazioni, del ruolo delle comunit\u00e0 religiose, dei giovani che sono alla ricerca di grandi ideali, ma anche molto spaesati. Si parla di terrorismo.<\/p>\n

Questo in estrema sintesi sono le Giornate all\u2019insegna del dialogo islamo-cristiano, che si sono vissute (29 aprile – 1\u00b0 maggio) al santuario dell\u2019Amore Misericordioso di Collevalenza. A promuoverle con lo slogan \u201cLa gioia dell\u2019incontro\u201d \u00e8 il \u201cgruppo di interesse sull\u2019islam\u201d, che fa capo all\u2019Ufficio per l\u2019ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei. Sono presenti una cinquantina di partecipanti tra imam, rappresentanti di comunit\u00e0 e associazioni islamiche, esperti di dialogo, animatori di centri culturali.<\/p>\n

Molto forte e di impatto la testimonianza di Valeria Collina<\/strong>, mamma di Youssef Zaghba, il ragazzo italiano affiliato allo Stato islamico, morto lo scorso anno sul Ponte di Londra nell\u2019attentato del 3 giugno. Tra silenzi e profonda commozione, Valeria ha raccontato il giorno dell\u2019attentato, l\u2019arrivo della Digos a casa, l\u2019annuncio della morte del figlio, l\u2019oscurit\u00e0 e l\u2019impegno oggi a condividere le \u201csfide\u201d della seconda generazione. Perch\u00e9, purtroppo, parlare di islam oggi significa pure affrontare con determinazione, ma anche insieme, l\u2019oscuro nodo del fondamentalismo, i pericoli del Web, la responsabilit\u00e0 delle comunit\u00e0 religiose. L\u2019iniziativa della Cei \u00e8 frutto di un percorso di amicizia e dialogo nato lo scorso anno quando un nutrito gruppo di musulmani, rappresentanti delle maggiori sigle associative islamiche presenti nel nostro Paese, si sono dati per la prima volta appuntamento a Roma, su invito della Cei. La tre-giorni di Collevalenza \u2013 spiega don Cristiano Bettega<\/strong>, direttore dell\u2019Ufficio Cei per l\u2019ecumenismo e il dialogo interreligioso – nasce con l\u2019obiettivo di \u201cconsolidare le relazioni di amicizia e di dialogo tra musulmani e cristiani, che consideria- mo urgenti e di grande arricchimento reciproco\u201d.<\/p>\n

Di \u201cimpegno essenziale\u201d, parla mons. Ambrogio Spreafico<\/strong>, vescovo di Frosinone e presidente della Commissione Cei per l\u2019ecumenismo e il dialogo. E spiega: \u201cSiamo in un mondo di diversi, e lo saremo sempre pi\u00f9. Il nostro Paese si confronta con una presenza di migranti, uomini e donne di appartenenze religiose diverse, appartenenze che a volte suscitano distanza, fanno emergere pregiudizi, suscitano forme sempre pi\u00f9 violente di razzismo, che sono in fondo l\u2019affermazione di una cultura incapace di aprirsi all\u2019altro\u201d.<\/p>\n

La finalit\u00e0? \u201c\u00c8 affermare \u2013 risponde mons. Spreafico – che in un Paese come nostro il cristianesimo pu\u00f2 fare da ponte verso gli altri. \u00c8 quello che ci sta chiedendo Papa Francesco: guardare all\u2019altro uscendo dal proprio mondo, non rinunciando alla nostra identit\u00e0. Anzi, proprio perch\u00e9 crediamo profondamente in Ges\u00f9 di Nazareth, siamo un ponte\u201d.<\/p>\n

La posta in gioco \u00e8 quella di \u201cessere adeguati a gestire una situazione ormai pluralistica e irreversibile che il nostro Paese ha visto nascere in pochi decenni\u201d, afferma Paolo Branca<\/strong>, islamista e docente all\u2019Universit\u00e0 Cattolica. Dopo secoli di omogeneit\u00e0 l\u2019Italia si trova ad avere, per esempio, nella sola area metropolitana di Milano 100 mila musulmani, la pi\u00f9 grossa comunit\u00e0 non cristiana presente in quel territorio.<\/p>\n

\u201cUn fatto nuovo – dice – , a cui non eravamo preparati. Ma in questi ultimi decenni si sono fatti passi avanti. Il nostro obiettivo \u00e8 riuscire a comunicare alla gente comune, dire che c\u2019\u00e8 la possibilit\u00e0 di capirsi, di parlarsi, di conoscersi, di fare un pezzo di cammino insieme. Purtroppo, per\u00f2, le buone notizie non emergono e le persone sono sempre pi\u00f9 impaurite, pronte a scattare anche meccanicamente su pregiudizi e notizie negative, sulle quali alcuni addirittura costruiscono consenso e giochi politici. L\u2019alternativa allo scontro c\u2019\u00e8, ma non sembra essere percepita\u201d.<\/p>\n

L\u2019alternativa \u00e8 qui. Nei volti degli imam, dei giovani musulmani, dei parroci e delle insegnanti che a Collevalenza stanno prendendo la parola, rappresentanti di un\u2019Italia multireligiosa, numerosa, integrata, all\u2019altezza dei nuovi tempi. La conoscenza reciproca \u2013 dice Nader Akkad<\/strong>, imam di Trieste \u2013 \u201c\u00e8 la prima tappa per poter costruire un progetto comune di fraternit\u00e0\u201d.<\/p>\n

Mentre fra\u2019 Ignazio de Francesco<\/strong>, monaco della Piccola Famiglia dell\u2019Annunziata, parla di \u201cun passaggio di una storia di dialogo iniziato da qualche anno tra cristiani e musulmani, all\u2019interno delle attivit\u00e0 delle Cei\u201d.<\/p>\n

Le giornate di Collevalenza vogliono allora \u201cessere un seme di speranza e di costruzione di una vita comune, in un momento in cui sembrano prevalere segnali di disgregazione, di polemiche, di scontro. Ci troviamo tra musulmani e cristiani, uomini e donne di buona volont\u00e0, per poter porre punti di vita comune e dialogo costruttivo tra noi\u201d.<\/p>\n

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