{"id":51760,"date":"2018-04-25T13:15:39","date_gmt":"2018-04-25T11:15:39","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=51760"},"modified":"2018-04-27T13:21:05","modified_gmt":"2018-04-27T11:21:05","slug":"messaggio-la-giornata-del-lavoro-1maggo-2018","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/messaggio-la-giornata-del-lavoro-1maggo-2018\/","title":{"rendered":"Messaggio Cei per la Giornata del Lavoro 1\u00b0maggo 2018"},"content":{"rendered":"

\u201cIl lavoro \u00e8 travaglio: sono doglie per poter generare poi gioia per quello che si \u00e8 generato insieme. Senza ritrovare una cultura che stima la fatica e il sudore, non ritroveremo un nuovo rapporto col lavoro e continueremo a sognare il consumo di puro piacere. Il lavoro \u00e8 il centro di ogni patto sociale: non \u00e8 un mezzo per poter consumare, no. \u00c8 il centro di ogni patto sociale.\u201d Dal Discorso di Papa Francesco all\u2019Ilva di Genova 27 maggio 2017. La quantit\u00e0, qualit\u00e0 e dignit\u00e0 del lavoro \u00e8 la grande sfida dei prossimi anni per la nostra societ\u00e0 nello scenario di un sistema economico che mette al centro consumi e profitto e finisce per schiacciare le esigenze del lavoro. I due imperativi del benessere del consumatore e del massimo profitto dell\u2019impresa hanno risolto il problema della scarsit\u00e0 dei beni e delle risorse necessarie per investimenti, innovazione e progresso tecnologico nella nostra societ\u00e0. Ma hanno finito per mettere in secondo piano le esigenze della dignit\u00e0 del lavoratore indebolendo il suo potere contrattuale, soprattutto nel caso delle competenze meno qualificate. Questi meccanismi sono alla radice di quella produzione di scartati, di emarginati cos\u00ec insistentemente sottolineata da Papa Francesco. Essi ci aiutano a capire perch\u00e9 ci troviamo di fronte a tassi di disoccupazione cos\u00ec elevati, ancor pi\u00f9 tra i giovani, e al fenomeno inedito dei lavoratori poveri. Se un tempo il lavoratore povero era una contraddizione in termini, oggi l\u2019indebolimento della qualit\u00e0 e della dignit\u00e0 del lavoro porta al paradosso che avere lavoro (che molte volte rischia di essere un lavoretto saltuario) non \u00e8 pi\u00f9 condizione sufficiente per l\u2019uscita dalla condizione di povert\u00e0. Gli ultimi dati sulla distribuzione del lavoro, dei salari e della ricchezza confermano che la frattura tra Nord e Sud del mondo non \u00e8 pi\u00f9 una frattura geografica ma \u00e8 delimitata dal confine delle competenze. Ci sono tanti Nord e Sud dentro ciascun paese, citt\u00e0, quartiere. Nei paesi ad alto reddito come nei paesi emergenti assistiamo a crescenti diseguaglianze interne tra un ceto istruito e preparato alle sfide dell\u2019economia globale e un ceto con minori competenze che rischia di finire tra i \u201cvinti\u201d del progresso, abbandonato sulla riva. Di fronte a questo scenario \u00e8 innanzitutto necessario innovare il nostro metodo di azione. Farsi prossimo agli ultimi, comprendere e condividere le loro urgenze non \u00e8 solo un compito pastorale ma diventa un\u2019esigenza fondamentale per l\u2018 intera societ\u00e0 in tutte le sue componenti (art. 2 della Costituzione) e un compito ineludibile per la classe politica. Abbiamo bisogno sempre pi\u00f9 di forme di sussidiariet\u00e0 circolare di solidariet\u00e0 che vedano nuove configurazioni di collaborazione fra tutti i soggetti, senza particolarismi o primogeniture, ma come fondamento e fine del convivere responsabilmente insieme per un futuro di speranza a partire dal lavoro \u2018centro di ogni patto sociale\u2019. Con il percorso che ci ha portato alle Settimane sociali di Cagliari abbiamo camminato per le strade del nostro paese andando sui territori, individuando migliori pratiche e problematiche. Da questo viaggio nel paese abbiamo individuato tre urgenze fondamentali. La prima \u00e8 rimuovere gli ostacoli per chi il lavoro lo crea come sottolineato dal pontefice nel suo discorso all\u2019Ilva di Genova. Creare buon lavoro (lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale (EG n. 192) \u00e8 oggi una delle pi\u00f9 alte forme di carit\u00e0 perch\u00e9 genera condizioni stabili per l\u2019uscita dal bisogno e dalla povert\u00e0. I mondi della pubblica amministrazione e della giustizia non possono essere distanti e separati da questa sfida e devono porsi l\u2019obiettivo di rimuovere lacci e ostacoli evitando di essere un peso ed un freno. La seconda \u00e8 avere istituzioni formative (scuole, universit\u00e0, formazione professionale) all\u2019altezza di queste sfide. In grado innanzitutto di suscitare nei giovani desideri, passioni, ideali, vocazioni senza le quali non esiste motivazione n\u00e9 sforzo verso l\u2019acquisizione di quelle competenze fondamentali per risalire la scala dei talenti. Sogniamo un mondo nel quale i nostri giovani non si domandino semplicemente se potranno trovare un lavoro ma lavorino con passione e costanza per raggiungere l\u2019obiettivo della loro generativit\u00e0 domandandosi quanto lavoro, valore sostenibile, quanto bene comune possono creare per la societ\u00e0 in cui vivono. A questo fine l\u2019incontro con il mondo del lavoro sin dai tempi della scuola, il confronto con le sue esigenze, lo stimolo allo sviluppo di competenze e al discernimento del proprio percorso di vita rappresentano elementi fondamentali per un sistema formativo che vuole aiutare i giovani ad inserirsi nella societ\u00e0 ed evitare che finiscano nel vicolo cieco di coloro che non lavorano n\u00e9 studiano. La terza \u00e8 una rete di protezione per i soggetti pi\u00f9 deboli, uno strumento efficace di reinserimento e di recupero della dignit\u00e0 perduta per gli scartati, gli emarginati che desiderano reinserirsi nel circuito di diritti e doveri della societ\u00e0. Su questo punto chiediamo alle nostre forze politiche di superare contrapposizioni strumentali e convergere su un comun denominatore di una rete di protezione universale efficace. Tenendo ben presente che dignit\u00e0 della persona non significa essere destinatari di un mero trasferimento monetario ma piuttosto essere reinseriti in quel circuito di reciprocit\u00e0 nel dare e avere, nei diritti e doveri che \u00e8 la trama di ogni societ\u00e0. Se \u00e8 vero che la mancanza di lavoro uccide, poich\u00e9 genera \u201cun\u2019economia dell\u2019esclusione e della inequit\u00e0\u201d (Evangelii gaudium<\/em> 53) e produce inevitabilmente conflitti sociali la risposta al problema non pu\u00f2 non essere ambiziosa. I giovani, gli imprenditori, noi tutti, credenti e uomini di buona volont\u00e0 dobbiamo impegnarsi a riscoprire la \u00ab\u201cvocazione\u201d al lavoro\u00bb, intesa come \u00abil senso alto di un impegno che va anche oltre il suo risultato economico, per diventare edificazione del mondo, della societ\u00e0, della vita\u00bb. Un buon lavoro \u00e8 infatti dimensione fondamentale per svolgere il nostro ruolo di con-creatori e chiave fondamentale per la generativit\u00e0, ricchezza di senso e fioritura della vita umana.<\/p>\n

Roma, 9 aprile 2018 (Solennit\u00e0 dell\u2019Annunciazione del Signore)<\/p>\n

La Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, la custodia del creato<\/em><\/p>\n

Leggi anche l’editoriale di mons. Paolo Giulietti<\/a>\u00a0“Si cercano lavoratori felici”.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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