{"id":5170,"date":"2006-05-26T00:00:00","date_gmt":"2006-05-26T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5170"},"modified":"2006-05-26T00:00:00","modified_gmt":"2006-05-26T00:00:00","slug":"mai-come-oggi","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/mai-come-oggi\/","title":{"rendered":"Mai come oggi"},"content":{"rendered":"
Mai come in questo periodo salta prepotentemente in mente l’importanza che la comunicazione sociale riveste nel nostro mondo e mai come oggi i cristiani si sentono sottoposti ad una valanga di accuse e mistificazioni a livello planetario. Intanto \u00e8 da notare come siano proprio i vecchi e nuovi media (radio, televisione, cinema, quotidiani, periodici, computer, telefoni cellulari) a unificare il mondo a livello di conoscenza e di interdipendenza, nel senso che una cosa che avviene in qualsiasi parte del globo terrestre va a confluire nel grandioso e inarrestabile flusso della informazione che entra nelle case del pi\u00f9 sperduto villaggio. Questo fenomeno unico nella storia del mondo porta con s\u00e9 conseguenze sul piano dell’economia, politica, costume. Ha anche riflessi importanti se non decisivi sulla fede e i comportamenti morali. Si avverte in maniera epidermica in questo momento in cui nelle sale cinematografiche viene proiettato un film che racconta una devastante storia falsificata della vita di Ges\u00f9. Una storia raccontata prima in un libro che ha diffuso 50 milioni di copie sul quale abbiamo scritto nel numero 17 de La Voce e di cui scrive anche l’arcivescovo Chiaretti in questo numero a pagina 11 ‘Un romanzo che ci offende’. In tutto questo regna la regola della libert\u00e0 di espressione e della produzione e commercializzazione dei prodotti della mente ed \u00e8 piuttosto vano reclamare il rispetto della dignit\u00e0 delle persone e di quei valori che alimentano il cammino della civilt\u00e0. Come \u00e8 vano indignarsi contro informazioni false, pubblicit\u00e0 ingannevoli, spettacoli osceni e violenti. La Chiesa ha indicato ai cattolici una strada che essi hanno ancora solo in parte compreso: la via dell’impegno coraggioso ed efficace per una pastorale organica delle comunicazioni sociali che coinvolga tutto il popolo cristiano. Sono quaranta anni, dal Concilio ad oggi, che la Chiesa ripropone il tema della comunicazione sociale. Benedetto XVI lo ha ribadito anche quest’anno per la Giornata di domenica prossima, festa dell’Ascensione. Il suo messaggio porta il titolo: ‘I media, rete di comunicazione comunione e cooperazione’. Egli parte dalla consapevolezza del ‘potere dei media nell’influenzare l’intera societ\u00e0 umana’ e invita tutti gli operatori della comunicazione ad essere ‘protagonisti della verit\u00e0 e promotori della pace’. Citando un precedente documento firmato da Giovanni Paolo II (Il rapido sviluppo) il messaggio del Papa propone ai cristiani di adoperarsi nel campo dei media su tre direzioni: la formazione, la partecipazione e il dialogo. La formazione ad un uso responsabile e critico dei media illuminando le coscienze, soprattutto dei giovani perch\u00e9 non siano vittime di alcuna manipolazione. La partecipazione nel senso che non vi siano monopoli che escludano qualcuno dalla fruizione di una bene destinato a tutte le genti. In fine il dialogo, congeniale con i media che sono come una ‘tavola rotonda’ e possono promuovere lo scambio culturale, legami di solidariet\u00e0 e vincoli di pace. Il papa pensa utopisticamente, secondo la spinta che gli viene dalla speranza cristiana, alla prospettiva di costruire, attraverso il dialogo ‘una civilt\u00e0 dell’amore, aspirazione di tutti i popoli’. In tutto questo non \u00e8 escluso, anche se non \u00e8 detto esplicitamente, che attraverso i media possono essere veicolate le grandi idee cristiane che dicano al mondo le ragioni della speranza che \u00e8 in noi.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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