{"id":51450,"date":"2018-03-14T19:22:29","date_gmt":"2018-03-14T17:22:29","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=51450"},"modified":"2018-03-14T19:22:29","modified_gmt":"2018-03-14T17:22:29","slug":"marini-riparte-dai-sindaci-agganciare-cambiamento","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/marini-riparte-dai-sindaci-agganciare-cambiamento\/","title":{"rendered":"Marini riparte dai sindaci per agganciare il cambiamento"},"content":{"rendered":"
Ha lanciato un appello al suo partito, la presidente della Giunta di centrosinistra che governa l\u2019Umbria, Catiuscia Marini, nella conferenza stampa in cui ha commentato i risultati delle elezioni e la pesante sconfitta del Pd: \u201cNo alla resa dei conti interna e alla ricerca di capri espiatori\u201d.<\/p>\n
A giudicare da quello che \u00e8 successo dopo, l\u2019appello \u00e8 caduto nel vuoto – visto che sono cominciate a circolare voci di possibili rimpasti del suo esecutiivo, a danno della rappresentanza socialista che, non avendo avuto un proprio esponente nelle liste per le politiche in Umbria, avrebbe contribuito alla storica d\u00e9bacle. \u201cL\u2019Umbria rossa \u00e8 un ricordo storico\u201d, ha chiosato Bruno Bracalente, docente di Statistica ed ex presidente della Regione ai tempi dei cosiddetti \u201cprofessori\u201d.<\/p>\n
Da diverse tornate elettorali, Bracalente analizza i flussi di consensi da un partito all\u2019altro, e stavolta ha certificato che il Partito democratico in Umbria alle politiche del 4 marzo ha perso 43 mila voti. Ora ne ha 125.000, la met\u00e0 circa del 2014. Una \u201cvolatilit\u00e0 enorme\u201d dell\u2019elettorato \u201cdem\u201d a livello umbro, secondo Bracalente, il quale parla della \u201cfine di una storia del centrosinistra al termine di un lungo percorso\u201d. Le cause? Una, principalmente: \u201cL\u2019attesa di un cambiamento reale\u201d. Quel cambiamento che l\u2019attuale classe dirigente del Pd, ma anche quelle che l\u2019hanno preceduta, evidentemente non hanno saputo garantire.<\/p>\n
Il segretario regionale del Pd, Giacomo Leonelli, si \u00e8 dimesso a poche ore dal voto. \u201cLo ringrazio, ma le responsabilit\u00e0 sono di tutti\u201d ha insistito la presidente Marini, la quale – incontrando i sindaci Pd dell\u2019Umbria per valutare i risultati elettorali – sembra aver lanciato pi\u00f9 di un segnale al proprio partito su come ripartire dopo la sconfitta, e in vista delle amministrative di primavera, delle europee dell\u2019anno prossimo e del voto per la Regione del 2020. Secondo Marini, il Pd deve tornare a essere \u201cinclusivo e aperto\u201d. \u00c8 evidente, analizzando la trasformazione che il partito ha registrato con Matteo Renzi al timone, che queste caratteristiche sono andate abbastanza perdute negli ultimi anni. Con un paradosso politico palese: Renzi conquist\u00f2 il partito avendo a che fare con gruppi parlamentari \u201cdem\u201d a impronta prevalentemente bersaniana.<\/p>\n
Ora che Renzi si dimette (?), le pattuglie del Pd al Senato e alla Camera sono a sua immagine e somiglianza, ma il partito \u00e8 fuori (volontariamente, anche…) dai giochi politici per formare un governo. \u201cBisogna ripartire dal Pd, sforzandosi di capire i cambiamenti in atto nella societ\u00e0\u201d \u00e8 la ricetta della Presidente della Regione per rilanciare il partito. C\u2019\u00e8 da chiedersi, senza reticenze o sconti per nessuno, come mai questo impegno e questo sforzo non si siano concretizzati prima del voto. E se, soprattutto, la fretta di rimettere in piedi il \u2019malato\u2019 Pd senza una diagnosi sincera della sconfitta non sia foriera di ulteriori passaggi a vuoto.<\/p>\n
AUTORE: Daris Giancarlini<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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