{"id":51216,"date":"2018-02-15T13:07:26","date_gmt":"2018-02-15T11:07:26","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=51216"},"modified":"2018-03-01T19:16:56","modified_gmt":"2018-03-01T17:16:56","slug":"elezioni-2018-perche-votare-problema","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/elezioni-2018-perche-votare-problema\/","title":{"rendered":"Elezioni 2018. Perch\u00e9 votare? Questo \u00e8 il problema"},"content":{"rendered":"

di Daris Giancarlini<\/strong><\/p>\n

\u201cPerch\u00e9 voto?\u201d ma poi anche \u201cper chi voto?\u201d sono due dilemmi di spessore consistente, in vista delle elezioni del 4 marzo. Il perch\u00e9 si voti se lo dovranno chiedere quel 60-70 per cento di italiani che continuano a credere nell\u2019importanza di recarsi alle urne, nonostante la parabola in apparente, inarrestabile discesa del criterio della rappresentanza, in un Paese come il nostro dove \u00e8 la Costituzione a sancire che \u201cla sovranit\u00e0 appartiene al popolo\u201d. Ma la domanda sulla ricerca di motivazioni per tracciare un segno sulla scheda se la dovrebbe porre anche quel 30-40 di astensionisti che da tempo hanno scelto di non esercitare questo loro diritto: perch\u00e9, se si tratta di politica, nessuna scelta deve essere mai definitiva, ma sempre ponderata rispetto al contesto storico in cui si viene chiamati al voto. Le elezioni le vincono non le idealit\u00e0 alte e giuste, ma il senso comune, quello che fa riferimento ai problemi pi\u00f9 intensamente percepiti e alle ricette per affrontarli. Forse \u00e8 per la mancanza di queste \u2018ricette\u2019 che in cos\u00ec tanti non credono pi\u00f9 nel principio della rappresentanza? Tra le motivazioni per la scelta astensionista, la principale \u00e8 proprio la sfiducia verso il voto, seguono la protesta verso i partiti e l\u2019assenza di una forza in cui riconoscersi.<\/p>\n

Motivazioni mica da poco, sulle quali l\u2019intero panorama dei partiti in lizza dovrebbe riflettere in maniera seria e approfondita… ma non sembra che stia avvenendo. E chiamando in causa i partiti e i loro candidati, si evidenziano tutte le sfaccettature del quesito \u2018per chi voto\u2019. Sondaggi di questi ultimi giorni dimostrano come anche la strada delle promesse mirabolanti stia perdendo peso, nella conquista di qualche punto in pi\u00f9 di consenso.<\/p>\n

Anche i pi\u00f9 affezionati al sistema democratico e alla sua pi\u00f9 alta espressione, quella del voto, sembrano mostrare un certo distacco nei confronti della diffusa patologia politica di spararla pi\u00f9 grossa del proprio avversario per conquistare consensi. Forse hanno trovato condivisione gli appelli alla \u2018sobriet\u00e0\u2019 e alla \u2018seriet\u00e0\u2019 arrivati in primis dai vescovi italiani, con il loro presidente, card. Gualtiero Bassetti, che non ha esitato a definire \u2018immorale\u2019 il vezzo dei partiti di \u201clanciare promesse che gi\u00e0 si sa di non riuscire a mantenere\u201d. Ecco un criterio che, approssimandosi al voto, potrebbe tornare utile: d\u2019accordo verificare i programmi e valutare quello che si dice, per esempio, su lavoro, famiglia e giovani. Ma soppesare soprattutto se quanto viene prospettato sia serio e ispirato dal senso di responsabilit\u00e0. Questo \u00e8 il minimo che un cittadino elettore deve pretendere da chi chiede di rappresentarlo: proprio per ridare senso e spessore al concetto stesso di rappresentanza. E futuro alla democrazia.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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