{"id":51207,"date":"2018-02-14T18:04:00","date_gmt":"2018-02-14T16:04:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=51207"},"modified":"2018-02-14T18:04:00","modified_gmt":"2018-02-14T16:04:00","slug":"giovani-vittime-del-nostro-egoismo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/giovani-vittime-del-nostro-egoismo\/","title":{"rendered":"Giovani, vittime del nostro egoismo"},"content":{"rendered":"
di Paolo Giulietti<\/strong><\/p>\n L\u2019ultimo rapporto Istat ha confermato che siamo un popolo di anziani; nella nostra Umbria mancherebbero all\u2019appello 4.700 nuovi cittadini. Ma questo gi\u00e0 si sapeva. Quello che risulta sempre pi\u00f9 evidente \u00e8 che siamo anche una nazione di egoisti. Diciamocelo con sincerit\u00e0: in fondo in fondo, poco ci importa delle nuove generazioni. E come si potrebbe sostenere il contrario? Li si mette al mondo col contagocce; si ipoteca il loro futuro con un debito pubblico imponente e un degrado ambientale forse irreversibile; li si dopa per farne dei campioncini da mettere a reddito (\u00e8 il caso recentissimo dei ciclisti dilettanti di Lucca); li si colloca ai margini del mondo del lavoro e di conseguenza della vita sociale; li si mette in condizione di farsi una famiglia e procreare sempre pi\u00f9 tardi, perpetuando uno squilibrio demografico con ritmi da estinzione. Schierati compatti a difesa dell\u2019esistente, dagli intoccabili \u201cdiritti acquisiti\u201d fino alle consorterie di ogni tipo, nelle quali difficilmente si entra, e mai prima di una certa et\u00e0; ai meccanismi paralizzanti della burocrazia. Per non parlare dell\u2019industria del divertimento, della musica e della moda, capitanata da adulti che fanno soldi sulla pelle dei ragazzi e dei giovani – artisti inclusi – con per soprammercato la beffa di ergersi ad alfieri della loro emancipazione e liberazione. E come dimenticarsi duole dirlo – del sistema educativo, dove alcune scelte paiono fatte non tanto a beneficio degli studenti, quanto a quello di chi ci lavora?<\/p>\n E del mondo di certo sport, dove in nome dell\u2019interesse la dimensione ludica ed educativa del gioco cede il passo alla competizione per emergere, apportando denaro a societ\u00e0 e procuratori, costi – ai giovani – quel che costi?<\/p>\n La situazione<\/strong> non \u00e8 rosea nemmeno in casa nostra. In tanti aspetti della vita ecclesiale domina \u2013 nonostante il monito della Evangelii gaudium<\/em> \u2013 il \u201csi \u00e8 fatto sempre cos\u00ec\u201d: criterio mortifero verso ogni innovazione e protagonismo giovanile. Orari, spazi, linguaggi, musiche, iniziative, spese, contenuti\u2026 sono assai spesso tarati sui bisogni e sulle abitudini degli anziani, tanto che anche le nostre parrocchie risultano sempre meno \u201cun posto per giovani\u201d. E non si dica che ci sono gli oratori, i gruppi e le associazioni: se vengono gestiti come \u201cghetti\u201d in cui i ragazzi possono fare ci\u00f2 che vogliono, mentre la comunit\u00e0 continua a vivere ai ritmi di sempre, diventano luoghi di \u201cintrattenimento\u201d, che don Lorenzo Milani giudicava con estrema severit\u00e0, ritenendoli incapaci di far crescere davvero. Prendere sul serio il compito educativo della comunit\u00e0, infatti, implica la disponibilit\u00e0 a lasciarsi trasformare dalla relazione con il mondo giovanile, aprendo spazi di vero confronto e protagonismo, cio\u00e8 di responsabilit\u00e0. Le nuove generazioni sono al mondo non per perpetuare l\u2019esistente, ma per produrre novit\u00e0 di vita, per quanto scomodo ci\u00f2 possa risultare verso gli assetti esistenti e impegnativo verso il semplice consentire loro di godersi la vita nel \u201cparcheggio a lunga sosta\u201d di un\u2019adolescenza prolungata..<\/p>\n Il percorso<\/strong> innescato dal Sinodo sui giovani ci \u00e8 offerto come un\u2019occasione provvidenziale per interrogarsi seriamente, come comunit\u00e0 e come societ\u00e0, circa la nostra capacit\u00e0 di stare, da adulti, davanti e accanto a loro. \u00c8 un ordine del giorno non pi\u00f9 rimandabile a nessun livello della vita ecclesiale e sociale, in modo che non sia ridotto a una questione per addetti ai lavori, ma coinvolga l\u2019intera comunit\u00e0, nessuno escluso.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" di Paolo Giulietti L\u2019ultimo rapporto Istat ha confermato che siamo un popolo di anziani; nella nostra Umbria mancherebbero all\u2019appello 4.700 nuovi cittadini. 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