{"id":51192,"date":"2018-02-11T13:13:20","date_gmt":"2018-02-11T11:13:20","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=51192"},"modified":"2018-03-01T19:17:29","modified_gmt":"2018-03-01T17:17:29","slug":"alzheimer-convegno-nazionale-perugia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/alzheimer-convegno-nazionale-perugia\/","title":{"rendered":"ALZHEIMER. Convegno nazionale a Perugia"},"content":{"rendered":"
Quando nell\u2019anziano si manifestano i primi sintomi di perdita della memoria, confusione tra il passato e presente, disorientamento rispetto a spazi anche di frequentazione quotidiana, i primi a essere disorientati e preoccupati sono i familiari. Ben presto comprendono che niente sar\u00e0 pi\u00f9 come prima, ma non sanno come sar\u00e0. Cosa fare? A chi rivolgersi? Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Annalisa Longo<\/strong>, geriatra, presidente dell\u2019associazione malati di Alzheimer \u201cAmata Umbria\u201d che lo scorso fine settimana ha promosso un convegno nazionale a Perugia.<\/p>\n Il primo consiglio della dottoressa Longo \u201c\u00e8 di convincere i medici di famiglia a prescrivere visite neurologiche, non rispondendo semplicemente che \u00e8 l\u2019avanzare degli anni\u201d; e il secondo \u00e8 di \u201cprendere contatto con le associazioni per momenti di condivisione e supporto psicologico\u201d.<\/p>\n Il convegno<\/strong> di Perugia, \u201cLa stanza delle idee\u201d, nei due giorni di lavori ha mostrato il lavoro importante fatto dalle associazioni che mettono insieme famiglie e medici. Il progetto, ideato dal prof. Umberto Senin e organizzato dall\u2019associazione \u201cAlzheimer uniti Italia\u201d in collaborazione con Amata Umbria e il Comune di Perugia, \u00e8 consitito in un corso svoltosi nei giorni 2-3 febbraio presso la struttura Sacro Cuore di Perugia.<\/p>\n Diversi gli esperti che hanno partecipa- to, ma tutti con un unico scopo: parlare della persona , non della malattia. Troppo spesso si sente parlare di demente, ma questo non aiuta n\u00e9 il malato n\u00e9 tanto meno la famiglia: il termine corretto da utilizzare, hanno sottolineato gli interventi, \u00e8 \u201cpersona affetta da demenza\u201d.<\/p>\n \u201cL\u2019Alzheimer<\/strong> \u00e8 la forma pi\u00f9 comune di demenza; aumentando la popolazione anziana e in particolare gli ultraottantenni, aumenta anche il numero di malati\u201d. La tendenza, per\u00f2, ha spiegato Patrizia Mecocci, dirigente del reparto di Geriatria del \u201cSanta Maria della Misericordia\u201d di Perugia e docente all\u2019Universit\u00e0 del capoluogo umbro, non \u00e8 cos\u00ec scontata. Ha infatti citato uno studio svolto in Gran Bretagna, in cui si parla di \u201cun treno in discesa\u201d poich\u00e9 il numero dei soggetti affetti da demenza dagli anni \u201990 a oggi \u00e8 diminuito a circa il 20% di pazienti di et\u00e0 compresa tra i 75 e i 90 anni.<\/p>\n Risultato dovuto, ha aggiunto, \u201ca un maggior controllo di vari fattori cardiovascolari, con diminuzione dei fattori di rischio e aumento di quelli benevoli. Con una corretta alimentazione e una buona attivit\u00e0 fisica, la percentuale di malati si abbassa, e di conseguenza anche i casi di Alzheimer. A 80 anni in genere non si tratta di Alzheimer puro, ma di una demenza dovuta all\u2019invecchiamento del cervello. Solo l\u20191% dei malati \u00e8 residente in Umbria\u201d.<\/p>\n Non esiste ancora una cura, e la preoccupazione \u00e8 che non si riesca pi\u00f9 a fare ricerca, \u201cvisto che anche l\u2019azienda farmaceutica Pfizer \u201cha mollato la ricerca sulla demenza e la ricerca su nuovi farmaci non \u00e8 molto sviluppata. Le terapie in uso, seppur non molto recenti, sono efficaci. \u201cIl problema – ha sottolineato Mecocci – sorge nel momento in cui non vengono prescritti, soprattutto durante i primi stadi della malattia quando possono rallentare la progressione della patologia\u201d.<\/p>\n Molte sono<\/strong> le associazioni presenti sul territorio che collaborano con il settore pubblico e ricoprono gli spazi dove viene meno l\u2019assistenza, dando sostegno a malati e alle famiglie, e offrendo loro un servizio domiciliare. Varie le iniziative messe in atto: terapie di arte e musica come gruppi di lettura e interpretazione di libri, terapia occupazionale che lavora per garantire la massima autonomia e rafforzare le ultime potenzialit\u00e0, diventando cos\u00ec un\u2019attivit\u00e0 significante per il malato e significativa per le persone che lo circondano.<\/p>\n \u201cL\u2019obiettivo degli operatori \u00e8 quello di dare il via a un processo di adattamento sia della persona affetta da demenza sia del care giver: la presenza di gruppi di mutuo-aiuto (gruppi composti da familiari e dall\u2019operatore) e di sedute con psicologi rende pi\u00f9 facile la situazione. Ogni persona ha una storia a s\u00e9, \u00e8 importante conoscere quello di cosa ha bisogno, e non generalizzare la terapia\u201d precisano gli esperti.<\/p>\n Tutto viene fatto al fine di far star bene la persona affetta da demenza e tutti coloro che lo circondano: devono sentirsi accettati dalla societ\u00e0, amati e non rifiutati, avere la possibilit\u00e0 di raggiungere i proprio obiettivi, rispettando gli obblighi, in una societ\u00e0 che non li escluda.<\/p>\n Proprio per questo l\u2019associazione Amata Umbria insieme al Comune di Perugia, all\u2019associazione Alzheimer uniti, al reparto di Geriatria dell\u2019Ao di Perugia e alla Fondazione Fontenuovo, hanno realizzato il progetto \u201cPerugia, citt\u00e0 amica delle persone con demenza\u201d. \u201cPerugia – dice la dottoressa Longo – \u00e8 avvantaggiata dalla presenza di centri diurni, case di quartiere. Il sindaco ha accettato subito il progetto e ci ha messo in contatto con l\u2019assessore Edi Cicchi. Tutto quello che avevamo non bastava, ci vuole altro: Borgo Bello ci aiuta con iniziative e prove. Perugia \u00e8 stata nominata anche \u2018citt\u00e0 del sollievo\u2019. Dopo Pasqua ci saranno nuovi incontri\u201d.<\/p>\n