{"id":5088,"date":"2006-04-07T00:00:00","date_gmt":"2006-04-07T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5088"},"modified":"2021-12-02T19:01:51","modified_gmt":"2021-12-02T17:01:51","slug":"dalla-chiesa-alla-piazza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/dalla-chiesa-alla-piazza\/","title":{"rendered":"Dalla chiesa alla piazza"},"content":{"rendered":"

Negli anni passati il Vescovo scriveva una lettera per la Quaresima, breve ed agile. Quest’anno ha scelto questo tempo liturgico per preparare la ‘Lettera pastorale in preparazione al Sinodo diocesano, evento di grazia e di rinnovamento’, che affider\u00e0 ai parroci e loro tramite a ogni fedele, in occasione della messa del Crisma il Mercoled\u00ec Santo. Un testo articolato e presentato in un opuscolo di dodici pagine, con il titolo ‘Dalla chiesa alla piazza’, rafforzato da una immagine, laporta della cattedrale di San Lorenzo spalancata su piazza IV Novembre, per indicare il movimento spirituale richiesto dalla celebrazione del Sinodo. ‘Occorre uscire dalla chiesa – scrive mons. Giuseppe Chiaretti – per andare nella piazza, il luogo dove la gente si incontra, discute, progetta, cerca svago, o anche perde tempo, si droga, si complica inutilmente la vita… E sulla piazza occorre approccio, flessibilit\u00e0, gradualit\u00e0, e una grande capacit\u00e0 di dialogo; soprattutto tanto amore per gli uomini e le donne del nostro tempo. Il Sinodo vuole riflettere proprio sull’urgenza e le modalit\u00e0 di questo esodo dal sicuro delle nostre chiese verso lo spazio arrischiato e confuso dell’agor\u00e0, la piazza’. \u00c8 un percorso breve, osserva mons. Chiaretti, ma ‘\u00e8 oggi psicologicamente lungo: si tratta di passare da una pastorale di routine, tradizionale e ripetitiva, ad una pastorale missionaria cos\u00ec come l’hanno caratterizzata i vescovi d’Italia, e cio\u00e8 una pastorale che va a cercare le persone l\u00e0 dove stanno, pi\u00f9 attenta alle loro domande ed attese; una pastorale di frontiera, che non ‘aspetta’ in chiesa la gente, ma ‘va’ a cercarla in tutti gli ‘areopaghi’ dove si trova e vive’. Andare tra la gente, dunque, per ‘metterci in ascolto, intercettare i bisogni veri della gente, capire prima ancora di parlare, ed anche trovare collaborazioni inattese e speranze gi\u00e0 sbocciate. Per far questo occorrono ovviamente preti disposti all’innovazione, preoccupati pi\u00f9 di seminare che di raccogliere; ma occorrono anche nuovi laici cui passare il testimone dell’iniziativa, innamorati’. ‘I motivi del convenire – scrive mons. Chiaretti – e di conseguenza i contenuti del Sinodo nelle sue linee generali, li ritroviamo gi\u00e0 nel messaggio di saluto che papa Giovanni Paolo II rivolse alla nostra Chiesa nella sua indimenticabile visita di venti anni fa, il 26 ottobre 1986. Ci disse allora il papa, leggendo acutamente nello spessore della nostra storia ecclesiale, che era tempo anche per noi di insistere sul tema della nuova evangelizzazione da parte delle parrocchie, avendo presente in particolar modo la famiglia, i giovani, il mondo della cultura’. Nella Lettera \u00e8 anche indicato ‘un criterio di azione e di discernimento decisivo: la corresponsabilit\u00e0 ecclesiale, che si nutre di fede autentica, di grande spirito di ubbidienza a Dio’, di amore sincero verso i poveri, di umilt\u00e0 non finta nel servizio e nel dialogo, di pazienza mediatrice nella proposta e nella deliberazione. ‘ Il Sinodo ‘ non dimentichiamolo mai ‘ \u00e8 un evento di Chiesa, non un fatto politico o sociale; e non sopporta inquinamenti di qualsivoglia natura’. Su tutto agisce lo Spirito Santo, e meta del cammino sinodale, scrive mons. Chiaretti, \u00e8 la speranza cristiana della quale anche la Chiesa perugina ha avuto ed ha testimoni, come Vittorio Trancanelli di cui inizier\u00e0 a settembre il processo diocesano di beatificazione.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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