{"id":5041,"date":"2006-03-17T00:00:00","date_gmt":"2006-03-17T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5041"},"modified":"2015-06-26T10:04:11","modified_gmt":"2015-06-26T08:04:11","slug":"il-tempio-e-i-mercanti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-tempio-e-i-mercanti\/","title":{"rendered":"Il Tempio e i mercanti"},"content":{"rendered":"

Nel Vangelo secondo Marco<\/em>, come anche per Matteo e per Luca, l’episodio della purificazione del Tempio si viene a trovare dopo l’ingresso messianico di Ges\u00f9 a Gerusalemme. Siamo, insomma, alla fine della vita pubblica di Ges\u00f9, e non – come vediamo oggi nella lettura del quarto Vangelo – all’inizio del suo ministero. La scena in Giovanni si trova invece nel secondo capitolo, quando Ges\u00f9 ha appena inaugurato i “segni” del Regno con le nozze a Cana. Da quella citt\u00e0, Ges\u00f9 “discese a Caf\u00e0rnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono l\u00e0 solo pochi giorni” (Gv<\/em> 2,12). Partono infatti subito per Gerusalemme, per la celebrazione della Pasqua.<\/p>\n

\u00c8 la prima delle tre Pasque menzionate da Giovanni. Mentre Marco e Matteo raccontano solo dell’unica (e ultima) Pasqua celebrata da Ges\u00f9, quella durante la quale avviene la sua morte e risurrezione, Luca ci dice che Ges\u00f9 era solito salire a Gerusalemme per la Pasqua sin dalla sua adolescenza, con tutto il clan familiare (cfr. Lc<\/em> 2,41 ss); Giovanni invece conserva la memoria di un pellegrinaggio a Gerusalemme per una Pasqua anche all’inizio ministero di Ges\u00f9. In questa occasione egli non tollera ci\u00f2 che vede nel cortile esterno del Tempio, dove erano collocati negozi e cambiavalute necessari per i pellegrini ed i loro sacrifici. L’azione di Ges\u00f9 “\u00e8 una protesta, come quella dei profeti dell’antichit\u00e0 contro la profanazione della casa di Dio e un segno che la purificazione messianica era vicina” (R. Brown).<\/p>\n

Se ne pu\u00f2 trovare l’anticipazione in testi quali Ger<\/em> 7,11 (il testo che Marco e Matteo citano per spiegare quello che fa Ges\u00f9), oppure Zac<\/em> 14,21, un profeta molto usato dai vangeli, dove si dice: ‘In quel giorno non vi sar\u00e0 neppure un Cananeo (ovvero, un ‘mercante’) nella casa del Signore degli eserciti’. Col suo gesto profetico Ges\u00f9 vuole spiegare qual \u00e8 il vero culto davanti a Dio, e che anche il Tempio deve essere posto nella giusta relazione col divino. Oggi, ad esempio, e lo diciamo senza giudicare o polemizzare, alcuni ebrei chiamati ‘ultraortodossi’ ritengono che il Tempio debba essere ricostruito a Gerusalemme. Cercano la famosa vacca rossa di cui si parla in Nm<\/em> 19,12, le cui ceneri dovranno purificare la spianata dalle profanazioni dei cristiani e degli islamici, e sperano di poter avere di nuovo uno spazio sacro in cui pregare. In un sito internet si pu\u00f2 addirittura ammirare come sar\u00e0 splendido il terzo Tempio.<\/p>\n

Noi cristiani abbiamo avuto da Ges\u00f9 un insegnamento diverso a riguardo del Tempio. Anzitutto non possiamo disprezzarne l’istituzione, perch\u00e9 Ges\u00f9 non lo ha mai fatto; anzi, egli stesso vi \u00e8 entrato per pregare ed insegnare, e i suoi discepoli l’hanno frequentato finch\u00e9 \u00e8 esistito. Non solo: Ges\u00f9 \u00e8 letteralmente “divorato” dal suo amore per la casa del Signore, come dice il nostro Vangelo, citando il Sal<\/em> 69,9. Ma i cristiani sanno anche che sono essi stessi il Tempio (1 Cor<\/em> 3,16), l’edificio spirituale gradito a Dio (cfr. 1 Pt<\/em> 2,5), e che Questi pu\u00f2 essere adorato non solo su un monte o su un altro, ma in Spirito e Verit\u00e0 (cfr. Gv<\/em> 4,23). Importanti sono i luoghi dove pregare, ma ancora di pi\u00f9 \u00e8 la stanza della propria anima, quella dove ci si pu\u00f2 ritirare, e nella quale in segreto si incontra il Padre. Il Padre, che vede nel segreto, ricompenser\u00e0 chi lo cerca (cfr. Mt<\/em> 6,6). Ma il gesto di Ges\u00f9 dice qualcosa di pi\u00f9.<\/p>\n

Il salmo che Giovanni cita a commento della scena, quello sullo zelo per il Tempio, visto nel suo contesto pi\u00f9 ampio recita in questo modo: “Per te io sopporto l’insulto e la vergogna mi copre la faccia; sono un estraneo per i miei fratelli, un forestiero per i figli di mia madre. Poich\u00e9 mi divora lo zelo per la tua casa, ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta”. Si tratta di una vera e propria profezia sulla morte del Messia, sul fatto che qualcuno distrugger\u00e0 quel tempio, perch\u00e9 quello era “il Tempio del suo corpo” (Gv<\/em> 2,21). Il verbo consumare allora “non \u00e8 pi\u00f9 un semplice accenno alla bruciante intensit\u00e0 dello zelo; nell’interpretazione di Giovanni, il Salmo significa che lo zelo per il Tempio distrugger\u00e0 Ges\u00f9 e lo porter\u00e0 alla morte” (R. Brown).<\/p>\n

Quanto esempio dovremmo prendere dal Cristo. Quanto poco zelanti sono la nostra fede e il nostro modo di vivere il Vangelo. E non penso, ovviamente, che dovremmo andare in giro a scacciare gli “intrusi” dai nostri templi che sono le chiese, ma piuttosto che dovremmo evitare che nel rapporto con Dio entrino altri interessi. Quelli politici o i nazionalismi, ad esempio, che inquinano oggi i rapporti tra i popoli e rivestono i loro obiettivi di potere con finti sentimenti religiosi. I cristiani devono scacciare i mercanti dicendo ad alta voce che Dio non vuole le guerre ma la pace, non l’odio religioso tra i popoli ma il pacifico rispetto delle fedi degli altri. Come ha avuto modo di dire con toni molto forti Papa Benedetto all’Angelus<\/em> del 26 febbraio 2006, “i frutti della fede in Dio non sono devastanti antagonismi, ma spirito di fraternit\u00e0 e di collaborazione per il bene comune. Dio, Creatore e Padre di tutti, chieder\u00e0 conto ancor pi\u00f9 a chi sparge in suo nome il sangue del fratello”.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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