{"id":501,"date":"2012-02-22T15:11:01","date_gmt":"2012-02-22T15:11:01","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=501"},"modified":"2015-06-15T15:14:08","modified_gmt":"2015-06-15T13:14:08","slug":"la-spiazzante-storia-di-giona","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-spiazzante-storia-di-giona\/","title":{"rendered":"La spiazzante storia di Giona"},"content":{"rendered":"
La liturgia di questa terza domenica del tempo ordinario presenta due temi di grande importanza: l\u2019invito alla conversione e la chiamata di coloro che saranno mandati ad annunciarla. La prima lettura presenta un personaggio, Giona, a cui Dio comanda di andare a Ninive, capitale dell\u2019impero assiro, ad annunciare la prossima distruzione della citt\u00e0. Egli ubbidisce, va, predica la conversione dei costumi, e incredibilmente gli abitanti di quella citt\u00e0 si convertono, Dio li perdona e la citt\u00e0 rimane in piedi. Tutto \u00e8 bene quello che finisce bene! Se uno per\u00f2 legge completamente il testo del libro (quattro capitoletti, pari alle dimensioni di un racconto breve), scopre che le cose non sono andate in maniera cos\u00ec semplice e ingenua. La chiamata di Giona, di cui parla la lettura di oggi, infatti, \u00e8 la seconda chiamata che egli riceve da Dio. La prima era stata rifiutata senza tentennamenti. Narra il testo sacro che, quando Giona sent\u00ec il Signore che gli chiedeva di andare a Ninive, si affrett\u00f2 ad andare esattamente dalla parte opposta (Gio<\/em> 1,3); rispetto a Gerusalemme infatti, Ninive si trovava verso oriente, Giona invece va a Giaffa, porto del Mediterraneo, e si imbarca per la costa spagnola, verso occidente. Pensava che si sarebbe liberato cos\u00ec dalla presenza ingombrante del Signore.<\/p>\n Come era possibile, pensava lui, omologato alla mentalit\u00e0 popolare dell\u2019epoca, che il Dio che abitava in Gerusalemme avrebbe potuto arrivare oltre il Mediterraneo? Pag\u00f2 il passaggio in anticipo e and\u00f2 ad addormentarsi nella stiva. Il riposo non dur\u00f2 a lungo, perch\u00e9 in mare si scaten\u00f2 una tale tempesta che gli fu impossibile rimanere tranquillo. I marinai dell\u2019equipaggio, tutti pagani, cominciarono a pregare ciascuno i propri d\u00e8i e incitarono Giona a fare altrettanto con il suo. A quel punto il profeta disobbediente confess\u00f2 tutto, riconobbe di essere responsabile di quanto stava accadendo e chiese di essere gettato in mare: la tempesta si sarebbe placata. Infatti cos\u00ec avvenne. Ma Giona non affog\u00f2. Dio aveva deciso di salvarlo. Dopo tre giorni si ritrov\u00f2 miracolosamente vivo sulla spiaggia palestinese. La morte, simboleggiata da un mostro marino, non riusc\u00ec a tenerlo prigioniero e dovette restituirlo alla vita. Fu l\u00ec che arriv\u00f2 la seconda chiamata di Dio, alla quale non pot\u00e9 rifiutarsi. Il resto lo abbiamo letto.<\/p>\n Ma le cose non finirono l\u00ec (c\u2019\u00e8 ancora una capitoletto da leggere). Il devoto lettore si aspetterebbe di trovarvi narrata la gioia di Giona nel vedere che la sua predicazione aveva riscosso un successo cos\u00ec clamoroso e inaspettato: una citt\u00e0 totalmente convertita. Invece trover\u00e0 che \u201cGiona ne prov\u00f2 gran dispiacere e ne fu indispettito\u201d (Gio 4,1). Allora elev\u00f2 al Signore questa preghiera incredibile: \u201cSignore, non era forse questo che dicevo quand\u2019ero nel mio paese? Per questo motivo mi affrettai a fuggire a Tarsis; perch\u00e9 so che tu sei un Dio misericordioso e pietoso, lento all\u2019ira, di grande amore e che ti ravvedi riguardo al male minacciato. Or dunque, Signore, toglimi la vita, perch\u00e9 meglio \u00e8 per me morire che vivere!\u201d.<\/p>\n Poveretto! C\u2019\u00e8 da capirlo: si sentiva un traditore della patria. Ninive era il nemico numero uno di Gerusalemme; da essa aveva ricevuto solo distruzione e schiavit\u00f9. Era assurdo – pensavano Giona e i suoi concittadini – che Dio la potesse perdonare. Lui, Giona, non Lo avrebbe certamente aiutato. Non sarebbe stato collaboratore di tanto abominio. Con questa piccola narrazione, la Scrittura santa dice semplicemente che Dio non \u00e8 come lo immaginiamo. Come quando pensiamo di poterlo consigliare su come comportarsi in quell\u2019occasione o quell\u2019altra. O quando riteniamo che era meglio se avesse fatto come dicevamo noi. Non possiamo farci un Dio a nostra immagine e somiglianza.<\/p>\n La lettura evangelica \u00e8 divisa in due parti: l\u2019inizio della predicazione di Ges\u00f9 in Galilea (Mc<\/em> 1,14-15) e la chiamata dei primi quattro discepoli (1,15-20). Marco riferisce che l\u2019attivit\u00e0 di Ges\u00f9 cominci\u00f2 dopo la scomparsa di Giovanni Battista, che ne era stato il precursore. L\u2019inizio della predicazione \u00e8 riassunta in quattro espressioni molto concise e pregnanti: \u201c\u00c8 compiuto il tempo; il regno di Dio si \u00e8 fatto vicino; convertitevi; credete all\u2019evangelo\u201d (1,15). Vale a dire: \u00e8 finito il tempo dell\u2019attesa; \u00e8 inutile aspettare qualche altro avvenimento preparatorio; non si pu\u00f2 pi\u00f9 traccheggiare; ci si pu\u00f2 solo decidere ad accogliere la sovranit\u00e0 di Dio, che si \u00e8 fatta vicina.<\/p>\n La chiamata a conversione non \u00e8 tanto un\u2019esortazione moraleggiante, ma l\u2019invito ad entrare in una nuova visione del mondo, di Dio, dell\u2019uomo, dei rapporti tra noi, degli avvenimenti. \u201cCredere all\u2019evangelo\u201d equivale a fare esperienza dell\u2019incomprensibile bont\u00e0 di Dio. Domenica scorsa abbiamo ascoltato Giovanni evangelista narrare la vocazione dei primi quattro discepoli. Oggi ascoltiamo l\u2019evangelista Marco che lo fa in maniera diversa. Si tratta dello stesso episodio, ma esposto in forma pi\u00f9 sintetica, secondo lo stile che gli \u00e8 proprio.<\/p>\n <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" La liturgia di questa terza domenica del tempo ordinario presenta due temi di grande importanza: l\u2019invito alla conversione e la chiamata di coloro che saranno mandati ad annunciarla. La prima lettura presenta un personaggio, Giona, a cui Dio comanda di andare a Ninive, capitale dell\u2019impero assiro, ad annunciare la prossima distruzione della citt\u00e0. 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