{"id":5004,"date":"2006-03-03T00:00:00","date_gmt":"2006-03-03T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=5004"},"modified":"2006-03-03T00:00:00","modified_gmt":"2006-03-03T00:00:00","slug":"le-regole-della-convivenza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/le-regole-della-convivenza\/","title":{"rendered":"Le regole della convivenza"},"content":{"rendered":"

Giovanni Paolo II ha evocato spesso, particolarmente nei suoi messaggi per la pace del 1’gennaio, un cambiamento storico in Europa: l’emergenza di una societ\u00e0 multiculturale e multireligiosa legata alle migrazioni di massa. In questo senso si pu\u00f2 parlare di una forma di rivoluzione culturale, che sconvolge il confronto abituale in Europa tra le diverse religioni e tra la fede e l’ateismo. L’Europa deve dunque affrontare la sfida della pluralit\u00e0 delle tradizioni religiose. Siamo entrati in una nuova esperienza storica di pluralismo religioso e culturale. Il nostro mondo \u00e8 interpellato dai grandi movimenti di popolazione, dalla diffusione delle migrazioni internazionali e dalla novit\u00e0 degli incontri di culture diverse che non hanno precedenti nella storia e sono definitivi. Non si tratta di incontri tra viaggiatori come accadde a Marco Polo per il mondo cinese: ormai la presenza dello straniero, dell’Altro non \u00e8 transitoria. La questione non \u00e8 trovare soluzioni provvisorie, ma di accettare l’estraneit\u00e0, e di vivere, di convivere con l’Altro portatore di un’altra cultura. Nello stesso tempo questa globalizzazione induce uno spaesamento dell’individuo, secondo la suggestiva espressione di Tzvetan Todorov, che pu\u00f2 portare alla ricerca frenetica delle proprie radici, cio\u00e8 al fondamentalismo. Su tale contraddizione, il teologo e vescovo italiano Bruno Forte ha scritto: ‘il rapporto tra identit\u00e0 e differenza, rivelato nel mistero dell’alleanza, \u00e8 anche dialettico: ci\u00f2 vuol dire che i due poli non si elidono reciprocamente, come avviene nell’antropologia del trionfo dell’identit\u00e0 o in quella del dominio del nulla, ma si tengono reciprocamente secondo un movimento di negazione, di affermazione e di superamento del tempo nell’eternit\u00e0’. La grande sfida odierna \u00e8 vivere nella pluralit\u00e0 e con l’alterit\u00e0 in un’ampiezza nuova e un necessario adattamento senza precedenti da parte di tutti. Per i cristiani, si tratta di accettare altre religioni; ma per i musulmani si tratta di ripensare l’islam, di dire che cosa significa vivere l’islam al di fuori delle terre musulmane, dar-al-islam , in un contesto democratico e laico. La realt\u00e0 \u00e8 che, specie in Europa occidentale, siamo immersi in un mondo al plurale dal punto di vista religioso ed etnico. Il secolo che si apre \u00e8 gi\u00e0 un tempo di coabitazione tra persone di identit\u00e0 etnico-religiose differenti. Gli effetti di tale pluralismo che si \u00e8 inserito nella societ\u00e0 europea quasi improvvisamente, sono moltiplicati dall’urbanizzazione che ha aperto una crisi della convivenza sociale. \u00c8 il problema della citt\u00e0 che bisogna affrontare per evitare la formazione di ghetti di periferia. Nell’Ottocento, un giornale borghese conservatore a proposito del proletariato operaio nascente, denunciava che ‘i barbari sono alle porte delle nostre citt\u00e0 industriali’, Federico Ozanam rispondeva con il grido ‘passiamo ai barbari!’. Invece di passare ai barbari oggi, si tratta di costruire una citt\u00e0 a misura d’uomo, di costruire una civilt\u00e0 urbana che sia fondata sulla cultura della convivenza, di concepire la citt\u00e0 come spazio di condivisione perch\u00e9 i rischi di conflitti legati all’emergenza rapida e spesso traumatica della multiculturalit\u00e0 sono rilevanti.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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