{"id":50034,"date":"2017-09-15T02:32:26","date_gmt":"2017-09-15T00:32:26","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=50034"},"modified":"2017-09-27T02:42:30","modified_gmt":"2017-09-27T00:42:30","slug":"la-necessita-del-perdono","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-necessita-del-perdono\/","title":{"rendered":"La necessit\u00e0 del perdono"},"content":{"rendered":"

(Domenica XXIV Domenica del tempo ordinario. Anno A)
\n<\/em><\/p>\n

Il perdono rimane a noi nella misura che anche noi perdoniamo ai nostri \u201cdebitori\u201d
\n\u201cIl Signore perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermit\u00e0\u201d afferma il Salmista e l\u2019Autore del Siracide esorta con queste parole: \u201cPerdona l\u2019offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati\u201d.<\/p>\n

Con la Colletta preghiamo: \u201cO Dio di giustizia e di amore, che perdoni a noi se perdoniamo ai nostri fratelli, crea in noi un cuore nuovo a immagine del tuo Figlio, un cuore sempre pi\u00f9 grande di ogni offesa, per ricordare al mondo come tu ci ami\u201d. Queste premesse per dire che il messaggio della Liturgia di questa 24ma Domenica del Tempo ordinario ci porta a definire il motivo della \u2018necessit\u00e0\u2019 del perdono: perch\u00e9 Dio ci perdona per primo! A nostra volta siamo invitati a perdonare le offese perch\u00e9 altrimenti \u2013 stando alla pagina evangelica \u2013 il perdono ci viene ritirato.<\/p>\n

La questione ci viene proposta a conclusione del IV Discorso di Ges\u00f9, dove Pietro si fa avanti per chiedere a Ges\u00f9 fin quante volte deve perdonare il fratello che pecca contro di lui, \u201cfino a sette volte?\u201d. L\u2019impostazione della domanda riflette l\u2019indole buona di Pietro perch\u00e9 il numero 7, con il suo intrinseco simbolismo di totalit\u00e0 e compiutezza, contiene gi\u00e0 i caratteri della positivit\u00e0 e dell\u2019apertura verso l\u2019altro \u201cche pecca contro di me\u201d. Nell\u2019Antico Testamento (come anche nella tradizione rabbinica) \u00e8 presente l\u2019invito a \u201cnon odiare nessuno\u201d e a \u201cdimenticare gli errori altrui\u201d (Sir 28,9). Pietro che parla anche a nome di coloro di cui \u00e8 \u201cresponsabile\u201d, proviene quindi da una cultura religiosa gi\u00e0 disponibile al perdono. Ma Ges\u00f9 invita ad andare oltre la bont\u00e0 d\u2019animo di Pietro esponendo la parabola del \u201cre\u201d generosissimo e del \u201cservo malvagio\u201d in cui regna l\u2019esagerazione (tipica del racconto parabolico) finalizzata a descrivere, in questo caso, l\u2019illimitatezza dell\u2019amore divino.<\/p>\n

Il \u201cservo malvagio\u201d \u00e8 infatti debitore nei riguardi del \u201cre\u201d di una somma, \u201cdiecimila talenti\u201d, che era materialmente impossibile accumulare nel corso di una vita. Grazie alla testimonianza di Giuseppe Flavio possiamo apprendere che in un anno le tasse che venivano pagate ai Romani dagli abitanti della Palestina non arrivavano neanche a mille talenti. Figuriamoci se un servo poteva aver raggiunto un debito di diecimila talenti! Corrispondente alla realt\u00e0 doveva invece essere il debito dell\u2019altro servo: \u201cdieci denari\u201d. Quantificati materialmente, i rispettivi debiti equivalgono: \u201cdiecimila talenti\u201d a circa 340 tonnellate d\u2019oro, \u201cdieci denari\u201d a mezzo chilogrammo di argento. Quindi la sproporzione: il \u201cservo malvagio\u201d \u00e8 debitore di una incalcolabile somma al \u201cre\u201d e un secondo servo \u00e8 debitore di una modesta somma al \u201cservo malvagio\u201d.<\/p>\n

Poich\u00e9 la figura del re nella letteratura giudaica rimanda a Dio (Talmud), il \u201cservo malvagio\u201d \u00e8 l\u2019uomo che, in quanto creatura, ha un debito inestimabile nei riguardi di Dio, mentre quello che potrebbe avere un uomo nei riguardi del suo simile (il secondo \u201cservo\u201d) \u00e8 irrisorio. Tuttavia, alla richiesta dell\u2019uomo, \u201cAbbi pazienza con me\u201d, Dio stesso condona il debito che altrimenti sarebbe impossibile estinguere. A sua volta, all\u2019uomo cui \u00e8 stato condonato, spetta di condonare il debito dell\u2019altro (10 denari, appunto!). Ma se pur avendo sperimentato l\u2019inconcepibile generosit\u00e0 di Dio rimane \u201cmalvagio\u201d non concedendo il condono a sua volta, \u201cviene dato in mano agli aguzzini, finch\u00e9 non abbia restituito tutto il dovuto\u201d. Questa minaccia \u00e8 pesante e, se non ricorriamo all\u2019approfondimento linguistico, rischiamo di tralasciarne tutta la profondit\u00e0. Il sostantivo plurale \u201caguzzini\u201d (basanistais) presenta la stessa radice del verbo greco (basanizo) che vuol dire \u201ctormentare, torturare\u201d, e l\u2019evangelista Matteo usa questo verbo per indicare il tormento che avrebbero vissuto i due indemoniati gadareni (8,29) se non fossero stati liberati da Ges\u00f9. Chi non restituisce il perdono ricevuto da Dio, \u00e8 destinato a vivere interiormente tormentato.<\/p>\n

\u00c8 vero, a volte il perdono costa troppo. Come fa a perdonare colui che ha subito un torto (violenza, calunnia, furto, \u2026) con le aspre conseguenze che si riflettono sulla sua vita e su quella dei suoi familiari distrutti e sconvolti? L\u2019atto eroico di elargire subito il perdono, magari fatto anche sinceramente, pu\u00f2 gratificare e appagare momentaneamente, ma basta? Il perdono \u00e8 qualcosa di molto profondo e anche liberante ma il primo a perdonare \u00e8 Dio e il perdono rimane a noi nella misura che anche noi perdoniamo ai nostri \u201cdebitori\u201d. \u201cLui ti vuole perdonare, ma non potr\u00e0 se tu hai il cuore chiuso \u2026 perdoniamo come Dio, che quando perdona dimentica\u201d (Papa Francesco). Se accogliamo il Suo perdono e il Suo amore, come non amare a nostra volta? \u201cAmor, ch\u2019a nullo amato amar perdona\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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