{"id":49969,"date":"2017-08-30T17:44:53","date_gmt":"2017-08-30T15:44:53","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=49643"},"modified":"2017-08-30T17:44:53","modified_gmt":"2017-08-30T15:44:53","slug":"i-tre-aspetti-del-discepolo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/i-tre-aspetti-del-discepolo\/","title":{"rendered":"I tre aspetti del discepolo"},"content":{"rendered":"

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre\u201d \u00e8 \u201ccostretto\u201d a dire il profeta Geremia innamorato del dio d\u2019Israele, innamoramento che per\u00f2 \u00e8 causa di tormento e di lacerazione interiori. Stando ai dati biblici, Geremia svolge infatti il suo ministero nel periodo che precede l\"AltareBibbia\"a distruzione del \u201cprimo\u201d Tempio e la sua missione \u00e8 quella di avvertire Israele che la sicurezza politica non proviene dalle alleanze umane, e nemmeno dalla confidenza \u201csuperstiziosa\u201d nel Tempio quasi fosse un amuleto, ma dall\u2019essere fedeli all\u2019unica alleanza con Dio e dal praticare la giustizia e l\u2019accoglienza. Questo messaggio forte, ma rifiutato dagli israeliti, \u00e8 quindi motivo di sofferenza per Geremia che si vede beffato, perseguitato e abbandonato. Geremia, scandalizzato, deve costatare che la parola del Signore \u00e8 \u201ccausa di vergogna e di scherno tutto il giorno\u201d. Il profeta vorrebbe non pensare pi\u00f9 a Lui perch\u00e9 \u00e8 troppo il prezzo da pagare, ma Geremia stesso ammette che nel suo cuore c\u2019era come un fuoco ardente, si sforzava di contenerlo, ma non poteva.<\/p>\n

Questo linguaggio passionale, insolitamente riferito ad una divinit\u00e0 (che poi sar\u00e0 ripreso da sant\u2019Agostino per descrivere il momento della conversione), svela il segreto del superamento dello \u201cscandalo\u201d del discepolo di ieri e di oggi: aver fatto esperienza dell\u2019amore di Dio. Come Geremia, anche Pietro nella pagina del Vangelo di questa 22ma domenica del Tempo ordinario si scandalizza dell\u2019annuncio che Ges\u00f9 fa della Sua Passione e Morte, ma, come il profeta, anche Pietro superer\u00e0 la prova e, incurante delle ingiurie che dovr\u00e0 affrontare, annuncer\u00e0 con la parola, la lettera e la vita, la verit\u00e0 di Cristo. Il contesto del brano evangelico \u00e8 infatti il primo annuncio della Passione, Morte e Risurrezione di Ges\u00f9. Pietro ha appena fatto la sua professione di fede (Tu sei il Cristo) e Ges\u00f9 lo ha confermato donandogli il \u201cprimato\u201d (Tu sei Pietro), ma subito dopo fa presente la \u201cnecessit\u00e0\u201d di andare a Gerusalemme e \u201csoffrire molto\u201d. A questo punto, l\u2019impulsivit\u00e0 (o premura) di Pietro fa si che prenda in disparte Ges\u00f9 per rimproverarLo perch\u00e9 secondo la sua logica non accadr\u00e0 quanto ha predetto. Ges\u00f9 non si rivolge a Pietro, ma a Satana ordinandogli imperativamente (come nel linguaggio esorcistico) di andarGli dietro, di fare il discepolo e non il maestro, e lo definisce \u201costacolo\u201d, \u201cinciampo\u201d (gr. skandalon<\/em>).<\/p>\n

Per assurdo, Pietro che poche battute prima si \u00e8 sentito attribuire il titolo di \u201cpietra sulla quale verr\u00e0 edificata la Chiesa\u201d (v. 18), ora si sente rivolgere un umiliante rimprovero quale quello di essere \u201cpietra di ostacolo\u201d (Is<\/em> 8,14). Tuttavia, considerando quanto segue nel testo, il rimprovero di Ges\u00f9 \u00e8 rivolto a tutti ed \u00e8 l\u2019occasione per delineare i 3 aspetti che fanno l\u2019identit\u00e0 di colui che intende andarGli dietro: rinnegare se stessi, prendere la croce e seguirLo. Nel mondo giudaico coloro che intendevano diventare discepoli (talmid) si sceglievano il maestro (rabb\u00ec), ne frequentavano la scuola e venivano introdotti allo studio della Torah. Si instaurava tra il maestro e il discepolo una certa sintonia per cui i discepoli erano fieri del loro maestro e ne assecondavano le tendenze culturali e ne imitavano la condotta di vita (si pensi a Paolo e alla sua testimonianza nei riguardi di Gamaliele, At<\/em> 22,3). Quindi, dei tre aspetti propri del discepolo, due non stupiscono affatto, quali il rinnegamento di s\u00e9 e la sequela, mentre quello del \u201cprendere la propria croce\u201d lascia esterrefatti specie se lo si contestualizza al tempo in cui Ges\u00f9 proferisce queste parole. I discepoli certamente erano a conoscenza dello strumento di tortura (stauros<\/em>) con cui i romani condannavano ad una truce e lenta morte gli schiavi, gli stranieri e i sovversivi colpevoli di reati contro l\u2019impero. Era un metodo umiliante oltrech\u00e9 straziante perch\u00e9, come monito verso gli altri cittadini, veniva eseguito in modo vistoso con il trasporto della croce da parte del condannato e la crocifissione effettuata in un luogo elevato.<\/p>\n

Chiaramente Ges\u00f9 non chiede ai discepoli di essere delinquenti e portare su di s\u00e9 il proprio supplizio, ma di imitare il Suo esempio: caricarsi delle pene altrui. Non vuol dire \u201csemplicemente\u201d accettare le proprie sofferenze, ma molto di pi\u00f9: acconsentire ad andare \u201cdietro a Ges\u00f9\u201d, pur tra le incomprensioni umane (Geremia), \u201cperdendo la propria vita\u201d perch\u00e9 solo cos\u00ec la si trover\u00e0 (Pietro), andando contro corrente e decidendo di \u201coffrire i propri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio\u201d (Rm<\/em> 12,1). Non \u00e8 un invito al dolore, alla sopportazione e alla rassegnazione, perch\u00e9, (anzi!) il \u201cVangelo \u00e8 gioia\u201d, e nel cristianesimo \u201cnon c\u2019\u00e8 nessuna esaltazione stoica della sofferenza in quanto tale\u201d (Papa Francesco, 17.05,\u201914). \u00c8 un appello ad amare facendo sul serio! Chi davvero ama porta il peso delle debolezze dell\u2019amato e ne riscatta la dignit\u00e0, non si scandalizza se deve assumersene le umiliazioni. Ci\u00f2 \u00e8 possibile solo se nel cuore del discepolo c\u2019\u00e8 \u201ccome un fuoco ardente\u201d …<\/p>\n

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