{"id":49931,"date":"2017-06-20T13:38:01","date_gmt":"2017-06-20T11:38:01","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=49931"},"modified":"2017-09-11T13:38:26","modified_gmt":"2017-09-11T11:38:26","slug":"labatjour-attesa-del-vescovo","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/labatjour-attesa-del-vescovo\/","title":{"rendered":"L’abatjour. In attesa del nuovo vescovo"},"content":{"rendered":"
Il 14 agosto p.v. sar\u00e0 un anno da quando il mio vescovo, Mario Ceccobelli, il giorno del suo 75\u00b0 compleanno, ha dato le dimissioni da vescovo di Gubbio. \u201cDimissioni\u201d: si dice cos\u00ec? Che tipo di vescovo ci augureremmo, a Gubbio, se \u00e8 lecito esprimere un desiderio, o perlomeno un augurio?<\/p>\n
Lungi da me anche solo l\u2019intenzione di esprimere in questa sede un giudizio sull\u2019operato di \u201cdon Mario\u201d, come s\u2019\u00e8 sempre fatto chiamare da noi preti: il grande affetto che sul piano personale mi ha sempre dimostrato falserebbe in radice ogni mio eventuale pronunciamento.<\/p>\n
Che tipo di vescovo. Confesso che, su questo tema, mi sento fortemente condizionato. La mia associazione, il Gibbo, dieci anni fa m\u2019ha commissionato una lettera settimanale, che un tecnico che non conosco spedisce a destinatari che non conosco. La prima parte di questa lettera l\u2019ho dedicata a un tema che domina anche oggi i miei residuali circuiti cerebrali: Chiesa e poveri, un amore lungo e problematico. Scrivo in un ambiente per nulla asettico, ma abbondantemente viziato dall\u2019aver vissuto 46 dei miei 56 anni di sacerdozio in full immersion quotidiana con gente che, a vario titolo, qualcuno o qualcosa aveva emarginato dalla vita, anche gravemente. E questo mi rende inguaribilmente parziale, schierato.<\/p>\n
Da quest\u2019angolo visuale ho seguito passo passo la vicenda di alcuni Papi santi, che nei confronti della Chiesa hanno avuto grandi meriti e altrettanto grandi demeriti. Il beato Pio IX, san Pio X.<\/p>\n
A Pio IX va riconosciuto il grande merito di aver dato alla Chiesa cattolica un\u2019unit\u00e0 che nel passato non aveva mai avuto: l\u2019ha fatto tramite il Concilio Vaticano I e la massima definizione dogmatica pronunciata da quella suprema assemblea ecclesiale. Rettamente interpretato, cio\u00e8 all\u2019interno di una Chiesa che serve e non domina, il dogma dell\u2019infallibilit\u00e0 del Papa centra la Chiesa intorno a un perno unico che sostiene e rende uniforme la rotazione dei vari corpi ecclesiali, unificando anche le pi\u00f9 marcate diversit\u00e0. Ma, Signoruccio mio!, il Sillabo \u00e8 e rimane un mattone impossibile da digerire. Non si pu\u00f2 vedere tutto il mondo in chiave negativa, perch\u00e9 non esistono tesi di principio o indicazioni comportamentali del tutto negative, e la Chiesa ha il compito ovvio di salvarle tutte, limitandone il campo ed esaltandone le potenzialit\u00e0 positive e propositive.<\/p>\n
Su san Pio X ho dovuto titolare: \u201cUn Papa santo e impreparato\u201d. La sua pastorale \u00e8 stata tutta intraecclesiale, e questo lo ha distolto dal pronunciare un\u2019autorevolissima, necessaria, irrimandabile parola di condanna dei mostri che in tutta Europa andavano crescendo a dismisura durante il suo pontificato: l\u2019imperialismo, il nazionalismo, il colonialismo, l\u2019antisemitismo. San Pio ha taciuto.<\/p>\n
Finalino: a Gubbio ci aspettiamo un vescovo che sul piano personale sia un santo, e sul piano culturale sappia leggere i segni dei tempi. Un vescovo – diciamo – alla Papa Francesco.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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