{"id":49862,"date":"2017-05-31T12:19:20","date_gmt":"2017-05-31T10:19:20","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=49862"},"modified":"2018-07-20T16:41:25","modified_gmt":"2018-07-20T14:41:25","slug":"mente-aperta-fronte-allo-straniero","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/mente-aperta-fronte-allo-straniero\/","title":{"rendered":"A mente aperta di fronte allo straniero"},"content":{"rendered":"

\u00abI migranti e noi – Possibili buone pratiche di accoglienza\u201d: questo il tema dell\u2019incontro che si \u00e8 svolto il 25 maggio presso la biblioteca dell\u2019abbazia di Montemorcino a Perugia, organizzato dal Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) e dall\u2019Azione cattolica diocesana. Meritevoli di attenzione i relatori della giornata, impegnati in prima linea nel lavoro di accoglienza: Marco Impagliazzo, presidente della Comunit\u00e0 di Sant\u2019Egidio, Stella Cerasa, operatrice del progetto accoglienza profughi della Caritas perugina-pievese, ed Edi Cicchi, assessore al Sociale del Comune di Perugia.<\/p>\n

Dopo i saluti di Carlo Cirotto, presidente del Meic perugino, e l\u2019introduzione ai lavori di Luciano Tosi, docente di Relazioni internazionali presso l\u2019ateneo cittadino, l\u2019incontro \u00e8 proseguito con una disamina generale dei flussi migratori e delle cause che li determinano. Lo sguardo si \u00e8 poi focalizzato sul dramma dei \u201cviaggi della morte\u201d che hanno trasformato il mare nostrum in un\u2019immensa bara. E sulla incapacit\u00e0 europea e italiana di arginare il mercimonio di vite umane da parte dei mercanti di morte.<\/p>\n

Una carneficina che potrebbe essere in parte arginata con i \u201ccorridoi umanitari\u201d, ha spiegato Impagliazzo nell\u2019illustrare il progetto-pilota ideato e voluto dalla Comunit\u00e0 di Sant\u2019Egidio, dalla Tavola valdese e dalla Federazione delle comunit\u00e0 evangeliche d\u2019Italia. Il protocollo attivato con il Libano per l\u2019accoglienza dei profughi siriani e con il Marocco per i profughi dell\u2019Africa subsahariana – sottoscritto nel dicembre 2015 con i ministero degli Esteri e degli Interni -, mira a cancellare l\u2019odissea dei \u201cviaggi della speranza\u201d a bordo di fatiscenti barconi, facendo raggiungere il suolo italiano con voli di linea.<\/p>\n

I beneficiari sono individui in \u201ccondizioni di vulnerabilit\u00e0\u201d (vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati) ai quali vengono rilasciati visti umanitari e la possibilit\u00e0, poi, di presentare domanda di asilo. Da precisare che la concessione dei visti \u00e8 subordinata a scrupolosi controlli da parte delle autorit\u00e0 italiane in loco (Ambasciate e Consolati): una sicurezza per i migranti, ma anche per chi accoglie. E una volta in Italia – ha continuato Impagliazzo -, i profughi sono ospitati in appartamenti e piccoli centri di accoglienza, e accompagnati in percorsi di inserimento linguistici, scolastici e lavorativi. Ad oggi, oltre 800 migranti hanno beneficiato del programma.<\/p>\n

Non solo numeri, ma persone con volti e nomi reali, vittime di infinite sofferenze. Il progetto, totalmente finanziato dai soggetti che lo hanno promosso, non ha costi per lo Stato italiano ed \u00e8 un unicum in Europa. Ma replicabile ovunque, perch\u00e9 un altro modo di migrare \u2013 per vie sicure e legali \u2013 \u00e8\u2002possibile. E auspicabile.<\/p>\n

Agli sbarchi segue poi l\u2019accoglienza sul territorio. Altra nota critica. Lo sa bene l\u2019assessore comunale Edi Cicchi che, per conto del Comune di Perugia e insieme alla prefettura e ai soggetti gestori, ha seguito e segue oltre 1.400 richiedenti asilo ospitati in 140 strutture, appartamenti e strutture comunitarie. L\u2019assessore ha ribadito la premura delle istituzioni nell\u2019evitare la creazione di aree ghettizzanti, con alte concentrazioni di immigrati. Ci\u00f2 nel rispetto dei migranti e dei residenti. E preferire, al contrario, la dislocazione di 5-6 profughi nei centri abitati, in modo da favorire l\u2019integrazione nel tessuto sociale.<\/p>\n

Esempi positivi in tal senso non mancano. Piccoli paesi hanno \u201cadottato\u201d nuclei di migranti, inserendoli nella vita della comunit\u00e0 e coinvolgendoli nelle attivit\u00e0 delle Pro loco. Una responsabilizzazione dei cittadini che ha generato un prezioso sistema integrato di accoglienza. La sfida principale resta, tuttavia, quella di organizzare al meglio i tempi di chi vede la propria vita \u201csospesa\u201d in attesa di documenti.<\/p>\n

Per questo \u00e8 nato il progetto \u201cPerugia In\u201d, rivolto all\u2019impiego di profughi in lavori di volontariato di pubblica utilit\u00e0, come la manutenzione e la pulizia di aree verdi. Muniti di casacche e ramazze, gli ospiti si occupano del decoro dei parchi pubblici presenti nel territorio cittadino, da Solfagnano a Fontignano: iniziativa preziosa per la collettivit\u00e0 e per la stessa dignit\u00e0 dei migranti. Per favorire l\u2019occupazione, sono inoltre allo studio dell\u2019Amministrazione progetti europei per corsi di formazione professionale inerenti la lavorazione del cachemire e del cioccolato. Le politiche di inclusione, dunque, non mancano. Ora anche i cittadini sono chiamati a fare la loro parte.<\/p>\n

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Opinione condivisa anche da Stella Cerasa, assistente sociale della Caritas. L\u2019organismo diocesano ospita attualmente circa 100 profughi di diverse nazionalit\u00e0 e credi religiosi. Le difficolt\u00e0 di gestione non mancano. Le diffidenze da superare sono numerose, ma tuttavia una convivenza collaborativa \u00e8 possibile. L\u2019operatrice lo ha sperimentato osservando la naturalezza con cui i bambini perugini accolgono i nuovi compagni \u201cstranieri\u201d nelle loro classi. Menti e cuori aperti, pronti a un\u2019integrazione multiculturale.<\/p>\n

Ha raccontato delle iniziali barriere e diffidenze di vicini sospettosi, che si sbriciolano alla vista di giovani stranieri alle prese con la messa a dimora di 32 mila piantine di pomodori: improvvisati contadini che sottraggono all\u2019incuria appezzamenti incolti e abbandonati. Ha narrato del prodigio delle giovani nigeriane che, guidate da signore perugine, sono in breve diventate esperte tricoteuses. E ora sferruzzano \u201ccoperte della solidariet\u00e0\u201d o abitini per i bambini prematuri dell\u2019ospedale perugino. Neanche la difficolt\u00e0 della lingua le ha fermate.<\/p>\n

A riprova che non esiste barriera culturale che non si possa abbattere.<\/p>\n

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