{"id":49799,"date":"2017-05-09T11:32:10","date_gmt":"2017-05-09T09:32:10","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=49799"},"modified":"2017-09-11T11:32:47","modified_gmt":"2017-09-11T09:32:47","slug":"la-via-la-verita-la-vita","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-via-la-verita-la-vita\/","title":{"rendered":"La Via, la Verit\u00e0 e la Vita"},"content":{"rendered":"

\"AltareBibbia\"“Io sono la via, la verit\u00e0 e la vita” risponde Ges\u00f9 a Tommaso nel brano evangelico che leggiamo in questa V domenica di Pasqua e che propone una parte dell\u2019ultimo discorso che Ges\u00f9 tiene agli apostoli. Quello che lui sta facendo non \u00e8 un discorso di addio, ma di garanzia che non lascia soli coloro che lo hanno seguito. Ma Ges\u00f9 sa che essi vivranno il lacerante dolore del distacco che sar\u00e0 causato dalla imminente morte. Ges\u00f9 stesso ne ha fatto esperienza nel momento in cui \u00e8 morto il suo amico Lazzaro. L\u2019autore infatti usa lo stesso verbo con cui ha designato lo stato d\u2019animo di Ges\u00f9 di fronte alla morte di Lazzaro, \u201cturbarsi\u201d (in gr. tarassein), e cos\u00ec ora lo mette in bocca a Ges\u00f9 \u201cnon sia turbato il vostro cuore\u201d.<\/p>\n

Le parole di Ges\u00f9 continuano poi a rassicurare gli apostoli perch\u00e9 lui va a preparare per loro le \u201cdimore nella casa del Padre\u201d, torner\u00e0, verr\u00e0 a prenderli e li condurr\u00e0 a stare con lui. Nell\u2019immaginario giudaico le \u2018dimore\u2019 erano significative, infatti nell\u2019apocrifo II Esdra si fa distinzione tra le anime dei malvagi che non entreranno nelle \u2018dimore\u2019 e quelle dei giusti che invece vi entreranno (cf. 7,80.101). La finalit\u00e0 escatologica \u00e8 palese, \u201cEgli prepara le dimore preparando coloro che dovranno abitarvi\u201d afferma sant\u2019Agostino (PL 35,1814), ma dalle domande che poi rivolgono a Ges\u00f9 due apostoli, si percepisce il desiderio di sperimentare gi\u00e0 ora la beatitudine della vita con lui.<\/p>\n

Intervengono infatti due apostoli, Tommaso e Filippo. Il primo \u00e8 noto per il suo slancio affettivo perch\u00e9 in occasione della morte di Lazzaro si \u00e8 espresso dicendo: \u201cAndiamo anche noi a morire con lui\u201d (11,16), ma \u00e8 anche noto perch\u00e9 ha dubitato della manifestazione di Ges\u00f9 agli altri apostoli quando lui era assente. Ebbene, proprio lui in questa solennit\u00e0 dell\u2019ultimo discorso, come a voler significare la fedelt\u00e0 della sua sequela, chiede: \u201cSignore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?\u201d. Ecco allora la risposta di Ges\u00f9: \u201cIo sono la via, la verit\u00e0 e la vita\u201d. Comprendiamo quindi che la domanda di Tommaso desiderava avere non una risposta nozionistica, ma \u2018vocazionale\u2019. L\u2019Antico Testamento presenta molteplici brani in cui la \u2018via\u2019 \u00e8 abbinata alla \u2018verit\u00e0\u2019. Il Salmo 86, nel suo parallelismo: \u201cMostrami, Signore, la tua via, perch\u00e9 nella tua verit\u00e0 io cammini\u201d, palesa lo stile di vita del vero israelita che si lascia indirizzare nel suo cammino di vita dalla Legge. Gli stessi primi cristiani sono stati chiamati \u201cuomini e donne appartenenti a questa Via\u201d (At 9,2), intendendo per \u2018via\u2019 la novit\u00e0 del Vangelo. Infatti, ora la \u2018via\u2019 \u00e8 una Persona, \u00e8 Ges\u00f9 che vive in relazione al Padre.<\/p>\n

A questo punto sopraggiunge con la sua ardita richiesta l\u2019altro apostolo, Filippo: \u201cSignore, mostraci il Padre e ci basta\u201d. Filippo \u00e8 colui che si caratterizza per l\u2019aspetto del \u2018vedere\u2019. Dice infatti a Natanaele di seguirlo perch\u00e9 lo conduce a \u2018vedere\u2019 Ges\u00f9 (Gv 1,46) e dei Greci si avvicinano a lui perch\u00e9 faccia loro \u2018vedere\u2019 Ges\u00f9 (Gv 12,21). In questa occasione \u00e8 Filippo stesso che chiede qualcosa di inaudito. Nella letteratura del Vicino Oriente antico la visione di Dio era sinonimo di morte perch\u00e9 non si poteva pensare di vedere Dio e continuare a vivere. Mos\u00e8 ha chiesto al Signore: \u201cMostrami la tua gloria\u201d (Es 33,18), ma il Signore gli ha risposto: \u201cNon puoi vedere il mio volto, perch\u00e9 l\u2019uomo non pu\u00f2 vedermi e vivere\u201d (Es 33,20). Mos\u00e8 ha tuttavia avuto una relazione del tutto particolare con il Signore perch\u00e9 \u00e8 anche scritto che quando si presentava \u201cdavanti al Signore per parlare con lui, Mos\u00e8 si toglieva il velo\u201d (Es 34,34).<\/p>\n

Anche gli apostoli hanno avuto questo privilegio perch\u00e9 \u201cchi ha visto me\u201d dice Ges\u00f9 \u201cha visto il Padre\u201d. L\u2019Halak\u00e0 dice che \u201cun rappresentante \u00e8 uguale a colui che lo ha mandato\u201d, cos\u00ec come il Talmud (Qiddushin 43) a proposito dell\u2019inviato scrive che \u201cil suo rango \u00e8 pari a quello del suo signore\u201d. Ges\u00f9 rivela il volto del Padre e gli uomini sono cos\u00ec misticamente ammessi a vedere la mutua relazione tra Ges\u00f9 e il Padre in quanto, come ci ricorda l\u2019antifona d\u2019ingresso, \u201ca tutti i popoli ha rivelato la salvezza\u201d (Sal 98,2).<\/p>\n

Questo messaggio teologico, tra i pi\u00f9 ardui per la mente umana, ci viene \u2018avvicinato\u2019 visivamente dalla genialit\u00e0 di Michelangelo nella Cappella Sistina dove \u201cCristo \u00e8 la visibilit\u00e0 dell\u2019invisibile Dio. Per mezzo di lui, il Padre compenetra l\u2019intera creazione e l\u2019invisibile Dio si fa presente tra noi e comunica con noi\u201d (Giovanni Paolo II, 08.04.1998), come anche nella cosiddetta \u2018nuova Sistina\u2019, ovvero la Redemptoris Mater realizzata da Rupnik in cui \u201cl\u2019uomo tramite l\u2019incarnazione di Cristo risale fino alla vita interiore di Dio nella Santissima Trinit\u00e0\u201d (P. Marini, 14.11.1999). Credere e vivere questo mistero d\u00e0 la forza al cristiano di compiere le opere che Ges\u00f9 compie \u201ce ne compir\u00e0 di pi\u00f9 grandi di queste\u201d.<\/p>\n

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