{"id":49775,"date":"2017-04-14T11:17:36","date_gmt":"2017-04-14T09:17:36","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=49775"},"modified":"2017-10-12T19:10:13","modified_gmt":"2017-10-12T17:10:13","slug":"bassetti-volevo-prete-la-gente","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/bassetti-volevo-prete-la-gente\/","title":{"rendered":"Bassetti: volevo essere prete tra la gente"},"content":{"rendered":"

Il 7 aprile ha compiuto 75 anni di et\u00e0 e, come vuole la prassi ecclesiale, ha rimesso nelle mani del Papa il mandato di vescovo dell\u2019arcidiocesi di Perugia-Citt\u00e0 della Pieve. \u201cSono pronto a lasciare tutto, anche le cose pi\u00f9 belle, perch\u00e9 non voglio trascurare la mia anima\u201d. Cos\u00ec conclude la lettera che ha consegnato al Papa.<\/p>\n

Nelle parole che precedono il cardinale Gualtiero Bassetti<\/strong>, con una immagine efficace, racconta la sua vita come quella di uno scout sempre con lo zaino pronto per andare l\u00e0 dove la Chiesa, lo Spirito, lo chiama. E racconta di lui, giovane campagnolo che entra in seminario con il desiderio di essere un prete di periferia che sta con la gente. Gli riesce per un paio d\u2019anni, poi \u00e8 un susseguirsi di chiamate e di ripartenze con lo zaino in spalla, che lo portano al Seminario minore e poi al Maggiore di Firenze, poi vicario generale, poi vescovo a Massa Marittima, a Arezzo e a Perugia e infine Cardinale nel cuore della Chiesa universale.<\/p>\n

A 75 anni si presenta al Papa di nuovo con lo zaino che per\u00f2 vorrebbe farlo \u201cmolto pi\u00f9 carico\u201d perch\u00e9 sta per \u201cintraprendere il sentiero che per me – dice – sar\u00e0 molto importante perch\u00e9 \u00e8 quello che mi porta all\u2019incontro con lui, e la strada che ho davanti mi servir\u00e0 per questo\u201d. Ma quale sar\u00e0 la m\u00e8ta, ancora una volta, non sar\u00e0 Bassetti a deciderlo, ma lo Spirito santo che guida la Chiesa. Per ora \u00e8 ancora, a pieno titolo, arcivescovo di Perugia – Citt\u00e0 della Pieve e presidente della Conferenza episcopale umbra e si prende cura del popolo che Dio gli ha affidato.<\/p>\n

Eminenza, siamo nella Settimana santa, cosa vuol dire per lei risorgere?<\/strong><\/p>\n

\u201cLa nostra Risurrezione in Cristo \u00e8 anche un fatto continuo nella nostra vita, perch\u00e9 noi sappiamo che i sacramenti, ma anche la Parola di Dio, hanno una forza sacramentale di trasformazione della nostra vita. Risorgere con Cristo vuol dire convertirsi, vuol dire metanoia vuol dire cambiamento di cuore e di pensiero. Certamente la vita di grazia che cerchiamo di portare avanti opera in noi tutto questo in modo che sempre meno si cerca di ascoltare la voce dell\u2019uomo vecchio che \u00e8 sempre in noi, per dare spazio al Risorto perch\u00e9 prenda pienamente possesso della nostra vita. Ci consola sempre la liturgia: \u2018in Cristo morto noi siamo morti al peccato, e in Cristo risorto tutta la vita risorge\u2019. Ecco perch\u00e9 c\u2019\u00e8 bisogno anche di celebrare la Pasqua, che tutti i giorni celebriamo nell\u2019Eucarestia, anche in un tempo specifico, con una preparazione di 40 giorni e con 50 giorni dopo per riflettere sulla grandezza di questo mistero che avvolge completamente la nostra vita e la trasforma, perch\u00e9 il dono dello Spirito, il dono pasquale, da creature umane ci fa essere pienamente figli di Dio. Noi siamo realmente figli del Padre, noi siamo realmente fratelli di Ges\u00f9. Lui ci chiama \u2018miei fratelli\u2019. Siamo fratelli di Ges\u00f9, siamo suoi discepoli, quindi siamo alla sua scuola\u201d.<\/p>\n

Anche i vescovi e i sacerdoti?<\/strong><\/p>\n

\u201cQuesta \u00e8 la vita nuova che la Pasqua porta in noi e di cui abbiamo sempre bisogno anche se tutta la nostra vita \u00e8 un continuo passaggio, \u00e8 un andare verso il Signore. Un sacerdote, un vescovo, ha tante occasioni, perch\u00e9 nella spiritualit\u00e0 stessa del nostro ministero \u00e8 insita anche la nostra personale spiritualit\u00e0. Una volta quando eravamo in seminario era un mutuare le spiritualit\u00e0 degli altri, benedettina, carmelitana, francescana, poi con la Presbyterorum ordinis il Concilio Vaticano II ci ha regalato questa spiritualit\u00e0 propria del prete diocesano che consiste in un esercizio attento e approfondito del proprio ministero\u201d.<\/p>\n

Cosa vuol dire?<\/strong><\/p>\n

\u201cQuando io vado a trovare un malato lo benedico, lo faccio pregare ma prego anch\u2019io con lui. Quando d\u00f2 un sacramento in quel momento mi immergo nella preghiera pi\u00f9 alta, una preghiera della Chiesa cos\u00ec grande che diventa poi intercessione su quella persona e azione di Dio. Io non sono come una tubatura che fa passare l\u2019acqua, ma sono una persona viva che assorbe anche lo Spirito e lo Spirito che comunico lo assorbo, e questa \u00e8 anche la spiritualit\u00e0 del prete e del vescovo molto, molto importante. Altrimenti la nostra vita potrebbe veramente essere dissociata, perch\u00e9 devi passare dalle cose pi\u00f9 disparate, ma \u00e8 questa preghiera pubblica, personale e comunitaria, \u00e8 il dono dei sacramenti agli altri che ti immette continuamente in una corrente vitale di Grazia. Altrimenti non si potrebbe reggere\u201d.<\/p>\n

\u00c8 questa corrente che consente, a lei come vescovo e alla Chiesa come comunit\u00e0, di dare parole di speranza?<\/strong><\/p>\n

\u201cS\u00ec. Proprio in questi giorni parlando ai lavoratori ho detto che condividiamo la preoccupazione dei nostri terremotati nella Valnerina, i quali pi\u00f9 che di visite e di parole hanno bisogno di una rapida soluzione dei loro problemi e di gesti concreti di speranza\u201d.<\/p>\n

Ma cos\u2019\u00e8 la speranza?<\/strong><\/p>\n

\u201cLa speranza \u00e8 quella virt\u00f9 umana che fa passare le cose dalla \u2018potenza\u2019 all\u2019\u2018atto\u2019. Per parlare in senso tomistico (secondo il pensiero di san Tommaso, ndr), possiamo dire che la speranza non \u00e8 soltanto un progetto, la speranza non \u00e8 soltanto un pensiero buono, ma \u00e8 quell\u2019aderenza cos\u00ec forte ai problemi per cui tu li risolvi. E li risolvi nella maniera giusta secondo il cuore di Dio e secondo le esigenze dei fratelli. Io la speranza cristiana l\u2019ho capita fino in fondo in un piccolo paese della Valnerina quando ho detto \u2018com\u2019era bello il vostro paese\u201d e un uomo m\u2019ha preso per la mano e m\u2019ha detto \u2018no, il nostro paese \u00e8 bello\u2019. E allora ho capito: lui \u00e8 dalla parte della speranza perch\u00e9 non si ferma a un desiderio, non si ferma a un sogno ma fa s\u00ec che il suo sogno sia come il sogno di Dio, perch\u00e9 Dio quando sogna opera. Quindi la speranza ti porta non soltanto a sognare, a progettare, ma ti porta ad operare\u201d.<\/p>\n

Possiamo quindi guardare con fiducia al futuro?<\/strong><\/p>\n

\u201cBisogna intanto noi credere in questa speranza, farcene testimoni e apostoli e al tempo stesso infonderla. Nella Bibbia Dio dice: \u2018Io faccio nuove tutte le cose, ma non ve n\u2019accorgete?\u2019. Anche la lettura di stamani di Ezechiele ci diceva che Dio ha progetti di pace per il suo popolo, che gli uomini in qualche modo cercano anche di deviare. Ma il progetto di Dio \u00e8 come una freccia: noi non ce n\u2019accorgiamo ma arriva sempre a destinazione\u201d.<\/p>\n

Lei ha appena compiuto 75 anni. Ha visto la guerra e tante altre tragedie, fino ai giorni nostri\u2026<\/strong><\/p>\n

\u201cLa mia \u00e8 una storia dove ha sempre predominato la speranza nonostante le tragedie. Io nasco nel cuore della seconda guerra mondiale. A tre anni mi portavano a vedere i bombardamenti del mio paese dal luogo in cui eravamo sfollati e io avevo paura degli aerei e sganciavano le bombe sull\u2019unica ferrovia dell\u2019Italia centrale che ricongiungeva Ravenna con Firenze distruggendo tutti i paesi che erano lungo quella ferrovia. Quando mi addormento con qualche preoccupazione e ho qualche incubo sogno gli aerei che arrivano e sganciano le bombe e io piccolino che mi riparo sotto un ombrellino, perch\u00e9 l\u2019ombrellino mi dava sicurezza. Poi gli anni della ricostruzione, poi abbiamo visto questa primavera della Chiesa che \u00e8 stato il Concilio. Io ho avuto una fortuna grande, quella di aver avuto formatori come Turoldo, La Pira, Milani, Agresti, Bartoletti, Piovanelli eccetera. E poi i papi. Da Papa Giovanni XXIII, il papa della speranza. E la sua speranza \u00e8 stata concreta perch\u00e9 ci ha evitato una \u2018conflagrazione mondiale\u2019 quando i missili erano su Cuba e ormai le potenze si erano schierate l\u2019una contro l\u2019altra. E poi l\u201911 ottobre del 1962 apre il Concilio e dice \u2018A noi ci sembra di dover dissentire da tutti questi profeti di sventura che vedono sempre la fine del mondo\u2019 e annuncia la visione di una Chiesa che \u2018al rigore della disciplina vuole sostituire la medicina della Misericordia\u2019. Misericordia e dialogo. E poi Paolo VI due anni dopo le contestazioni del \u201968 a 400 giovani fiorentini – non si vedeva pi\u00f9 un giovane all\u2019udienza del Papa – dice \u2018cosa diranno quelli che verranno dopo di noi? Cosa diranno gli uomini e le donne del 2050 di questa nostra epoca cos\u00ec travagliata?\u2019. Pausa di silenzio, poi aggiunge: \u2018a me basterebbe che dicessero: era una Chiesa alla ricerca dell\u2019uomo e che amava l\u2019uomo\u2019. Poi il pontificato di Giovanni Paolo II, quest\u2019uomo cos\u00ec cristocentrico che arriva e ci dice \u2018fidatevi di Ges\u00f9 Cristo, non abbiate paura\u201d. Anche fisicamente infondeva un senso di forza soprannaturale, di coraggio, il coraggio della Chiesa che non ha paura di affrontare le burrasche e i vortici del mondo. E poi Benedetto, che ha il grande merito di avere, in un tempo di confusione totale e di relativismo, riaffermato l\u2019\u00e0ncora sicura della ragione: Fides et ratio, perch\u00e9 sempre, dal Concilio di Trento in poi, quando traballa la fede la Chiesa si appella alla ragione. Perch\u00e9 se naufraga la ragione, naufraga anche la fede\u201d.<\/p>\n

E siamo a Papa Francesco \u2026<\/strong><\/p>\n

\u201cUn pontificato sconvolgente ma bellissimo del Papa attuale con questa sua franchezza. Cito solo qualcuno dei suoi pensieri. Quando gli hanno chiesto qual \u00e8 lo scopo della Evangeli gaudium ha detto \u2018Vuole essere un pensare evangelico che implica relazione e inclusione, e non individualismo ed esclusione\u201d. La Chiesa che \u00e8 ripiegata a salvare se stessa si perde – dice il Papa – perch\u00e9 \u2018la Chiesa \u00e8 stata redenta dal sangue di Cristo, \u00e8 gi\u00e0 salva. E proprio perch\u00e9 \u00e8 gi\u00e0 salva deve andare incontro al mondo e portare Lumen Gentium, la luce di Cristo\u2019. Ritroviamo in questo Papa la preoccupazione di salvare l\u2019uomo nella sua totalit\u00e0, riaffermare sempre il primato della persona. Nella Amoris laetitia, quando suggerisce quelli che possono essere i modi per risanare anche l<\/p>\n

\u00a0<\/strong><\/p>\n

a famiglia, lui dice che i rigoristi e i lassisti, hanno un unico difetto che \u00e8 quello di non cogliere la persona, di non rispettare la persona. Solo l\u2019atteggiamento di misericordia pu\u00f2 rispettare la persona. E l\u2019Evangeli Gaudium? \u2018Far crescere la gioia e il gusto di accogliere il Vangelo e formare una comunit\u00e0 che ne sia discepola\u2019 ha detto Francesco. Questi sono i grandi doni che il Papa alla spicciolata ci fa la mattina in Santa Marta, e nei suoi documenti. Formare una comunit\u00e0 che si faccia discepola del Vangelo, una Chiesa abitata dalla gioia di condividere il Vangelo, sempre guardando il volto di Cristo e china sull\u2019uomo. China sull\u2019uomo perch\u00e9 la Chiesa \u00e8 un ospedale da campo. Un\u2019immagine che non \u00e8 poi cos\u00ec nuova. Primo Mazzolari qualche tempo prima della morte aveva scritto \u2018Quando tu sei stanco nel cammino e butti in terra lo zaino, perch\u00e9 non ce la fai pi\u00f9 a portarlo, e ti accasci sul tuo zaino, la Chiesa \u00e8 l\u2019ambulanza che ti raccoglie\u2019\u201d.<\/p>\n

\u00a0<\/strong><\/p>\n

\u201cInteressarsi ai problemi della gente, e questo me lo ha insegnato tanto il Papa, senza una profonda dimensione spirituale non servirebbe a niente. Perch\u00e9 la prima cosa, prima di arrivare all\u2019opera dell\u2019uomo c\u2019\u00e8 la preghiera, l\u2019offerta del sacrificio del Vescovo. Nella visita pastorale, quando mi presento alla gente dico: ma sapete che io vengo in casa vostra tutte le mattine? Sapete perch\u00e9? Perch\u00e9 dalla mia camera vedo che le case si illuminano e io penso alle mamme che preparano la colazione per i mariti che vanno a lavorare – chi grazie a Dio ha il lavoro – per i bambini che vanno a scuola. Allora comincio a pregare per le famiglie, per la scuola, per i ragazzi, per chi lavora, per i vecchi soli, per i malati – vedo anche l\u2019ospedale – per i carcerati\u2026 Allora ecco che il Vescovo diventa il grande sacerdote che poi quando celebra la messa porta nella patena e nel calice tutto questo travaglio umano e il travaglio dell\u2019universo. Perch\u00e9 l\u2019Eucarestia \u00e8 questa presenza del Signore che non \u00e8 racchiusa in un\u2019ostia ma si irradia sul mondo intero\u201d.<\/p>\n

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