{"id":48887,"date":"2017-03-23T14:01:13","date_gmt":"2017-03-23T12:01:13","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=48887"},"modified":"2017-06-07T10:00:07","modified_gmt":"2017-06-07T08:00:07","slug":"divorziati-e-risposati-pur-sempre-battezzati","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/divorziati-e-risposati-pur-sempre-battezzati\/","title":{"rendered":"Divorziati e risposati. Pur sempre battezzati"},"content":{"rendered":"
I divorziati risposati ora possono fare la comunione? Ma prima non era loro vietato? E Papa Francesco ha cambiato la dottrina e il Vangelo? Sono domande che alimentano anche infuocate polemiche nei confronti del Papa, domande di cui si \u00e8 occupato il Sinodo sulla famiglia e di cui si occupa l\u2019\u201cEsortazione apostolica sull\u2019amore nella famiglia\u201d, la Amoris Laetitia pubblicata il 19 marzo di un anno fa, e alla quale \u00e8 stato dedicato il convegno regionale sulla famiglia tenutosi domenica scorsa a Santa Maria degli Angeli.<\/p>\n
Tra i relatori c\u2019era padre Marco Vianelli<\/strong>, giudice del Tribunale ecclesiastico interdiocesano dell\u2019Umbria e parroco di Santa Maria degli Angeli. Padre Marco da molti anni ha a che fare con i separati e con i divorziati risposati, e dunque ha una lunga esperienza di incontri personali alla quale si aggiunge quella di giudice che deve applicare la legge della Chiesa condensata nel Codice di diritto canonico. Con lui cerchiamo di capire meglio come \u00e8 possibile conciliare la legge e la misericordia, come chiede Papa Francesco.<\/p>\n Padre Marco, c\u2019\u00e8 chi anche nella Chiesa rimprovera Papa Francesco di voler sovvertire il comando evangelico della indissolubilit\u00e0 del matrimonio. \u00c8 cos\u00ec?<\/strong><\/p>\n \u201cSu questa materia non sono stati introdotti nuovi capi di nullit\u00e0 n\u00e9 una nuova teologia. Quello che \u00e8 nuovo \u00e8 una dimensione di prassi, dove si parte non pi\u00f9 dalla dimensione dogmatica, che rimane e non \u00e8 cambiata, ma si parte dall\u2019ascolto della persona, del dramma che vive, della solitudine che ha vissuto. Da qui la si accompagna piano piano perch\u00e9 chi non vuol mettersi in cammino non potr\u00e0 mai poter pretendere l\u2019Eucarestia come rivendicazione: non \u00e8 un diritto\u201d.<\/p>\n C\u2019\u00e8 chi teme e paventa proprio questo \u2026<\/strong><\/p>\n \u201cChiunque si presenta e ha voglia di fare un cammino dovr\u00e0 trovare qualcuno che lo accompagna, e questa \u00e8 un\u2019esperienza ecclesiale e un\u2019occasione di riavvicinamento alla fede, un\u2019occasione di verit\u00e0 che la persona fa sul suo stato di vita, sulle scelte che ha fatto. Questo, per\u00f2, a partire non dal giudizio ma dall\u2019ascolto del suo dramma, della sua fatica, dell\u2019impossibilit\u00e0 a volte di fare delle scelte diverse da quelle che ha fatto. Questa dimensione metodologica sposta l\u2019accento sulla persona pi\u00f9 che sulla norma, \u00e8 un cammino di formazione della coscienza affinch\u00e9 la persona prenda coscienza della verit\u00e0 che \u00e8 contenuta nella norma e faccia lei stessa un discernimento. Solo cos\u00ec quando si trover\u00e0 a mettere insieme questi pezzi sar\u00e0 lei stessa a fare una scelta, a dire se pu\u00f2 o non pu\u00f2 fare la Comunione. Diversamente ci si muove in una logica rivendicativa\u201d.<\/p>\n E il prete che ruolo ha?<\/strong><\/p>\n \u201cDall\u2019altra parte c\u2019\u00e8 anche il grande problema di accompagnare queste persone con dei pastori che sappiano stare di fronte al dramma di questa gente, perch\u00e9 te lo buttano addosso e fa male, e sai che non \u00e8 facendogli \u2018sconti\u2019 che staranno meglio, perch\u00e9 hanno bisogno della verit\u00e0, una verit\u00e0 fatta nella logica della carit\u00e0. E quindi dire che \u201cadesso il Papa ha dato la possibilit\u00e0 a tutti di fare la Comunione\u2019 non \u00e8 vero, perch\u00e9 non l\u2019ha detto, e non \u00e8 buono dirlo pastoralmente perch\u00e9 non aiuta la persona a riappropriarsi di quel gesto che ha un significato importante. La domanda di Comunione che queste persone portano dentro, fosse anche partita dall\u2019esperienza di una frattura, \u00e8 una domanda vera, \u00e8 una domanda che va presa sul serio e va presa in considerazione, e la risposta deve essere proporzionata a quella domanda, non pu\u00f2 essere uno sconto perch\u00e9 mi fai pena o perch\u00e9 io faccio fatica a starti di fronte\u201d.<\/p>\n Quindi \u00e8 un discorso di fede? Non psicoterapeutico?<\/strong><\/p>\n \u201c\u00c8 un discorso primariamente di fede, ma che ha anche a che vedere con la dimensione dell\u2019umano, quindi con la sua dimensione pedagogica prima terapeutica poi, se ci sono delle ferite che arrivano su quel piano. Noi il pi\u00f9 delle volte lavoriamo con persone che sono s\u00ec ferite ma che soprattutto devo aiutarle a crescere\u201d.<\/p>\n L\u2019Amoris Laetitia \u00e8 dell\u2019anno scorso, ma queste esperienze di accompagnamento gi\u00e0 c\u2019erano\u2026<\/strong><\/p>\n \u201cGi\u00e0 nel 2011 l\u2019ufficio di Pastorale familiare della Conferenza episcopale italiana fece un convegno su luci e ombre della famiglia ferita, e l\u00ec per la prima volta iniziammo a ritrovarci insieme tutte quelle realt\u00e0 che gi\u00e0 si prendevano cura di queste situazioni. Posso dire che la Chiesa di per s\u00e9, nei suoi documenti, fin da quello sulla pastorale dei divorziati risposati del \u201979 (il divorzio in Italia arriv\u00f2 nel \u201974) da subito intercetta la domanda. Negli anni la Chiesa si \u00e8 espressa sempre con un linguaggio molto positivo anche nei confronti di questi fratelli anche se \u00e8 cambiato il modo in cui \u00e8 stata espressa la visione di questi fratelli come parte integrante del corpo della Chiesa. E chi li ha accompagnati, ed ha dovuto in qualche modo capire come doveva accompagnarli, ha sempre avuto chiaro questa visione\u201d.<\/p>\n Possiamo dire che \u00e8 anche soprattutto un problema di comunicazione se i separati e i divorziati risposati hanno sperimentato pi\u00f9 il giudizio che l\u2019accoglienza?<\/strong><\/p>\n \u201c\u00c8 sicuramente un problema di comunicazione ma \u00e8 anche vero che la Chiesa \u00e8 stata anche questo, perch\u00e9 non \u00e8 solamente un racconto funzionale al laicismo. Molte porte in faccia la gente le ha prese davvero, forse anche per una difficolt\u00e0 dei pastori di leggere con ecclesialit\u00e0 i documenti della Chiesa. Sono stati letti con una visione intransigente, in modo giuridicista. Dico giuridicista perch\u00e9 il modo giuridico ha la consapevolezza del valore della norma che al suo interno prevede anche la \u2018dispensa\u2019, per esempio, che \u00e8 la declinazione o la sospensione del valore della norma \u2018per la persona\u2019, perch\u00e9 la persona \u00e8 al centro della visione giuridica della Chiesa\u201d.<\/p>\n Oggi alcuni dicono che la Chiesa non rispetta pi\u00f9 le sue stesse leggi \u2026<\/strong><\/p>\n \u201cIn realt\u00e0 nella sua visione giuridica la Chiesa pone al centro la persona, e le norme, le leggi, sono le soluzioni per la salvezza della persona. Chi le usa come dei sassi fa un riduzionismo giuridico, ma non c\u2019\u00e8 una comprensione funzionale del diritto a questo. Tante volte abbiamo letto dei documenti pastorali o dei documenti giuridici con questa dimensione tranchat che era funzionale ad una dimensione rassicurante del tipo \u2018i paletti sono questi e se ci stai beene se non ci stai non \u00e8 un problema nostro\u2019. Chi invece da sempre ha accompagnato questi fratelli non solo ha scoperto la modalit\u00e0 diversa di approccio ma ha scoperto che non sono un problema nella Chiesa piuttosto sono una potenzialit\u00e0 perch\u00e9 aiutano la Chiesa a comprendersi meglio\u201d.<\/p>\n In che senso?<\/strong><\/p>\n \u201cQuando tutti eravamo \u2018cristiani\u2019e quindi omologati non avevamo colto la possibilit\u00e0 che ci potessero essere modi diversi di essere cristiani. La Chiesa dei primi secoli aveva dei cammini di introduzione alla fede dove alcuni potevano fare certe cose altri ne potevano fare delle altre perch\u00e9 la loro relazione col Signore era diversa. Il punto \u00e8 proprio questo: riscoprire il valore di questi fratelli, non come un problema da risolvere ma proprio come una occasione di una comprensione ecclesiologica diversa\u201d.<\/p>\n Possiamo dire che questo riporta l\u2019attenzione all\u2019essenziale dell\u2019essere cristiani, ovvero alla dignit\u00e0 di Figli di Dio che si riceve con il Battesimo?<\/strong><\/p>\n \u201cLa cosa interessantissima \u00e8 che don Carlino Panzeri, responsabile della pastorale familiare della diocesi di Albano Laziale, alcuni anni fa in un incontro alla Casa della tenerezza sottolineava come nei documenti della Chiesa, quando si parla dei fedeli divorziati e risposati, si parla di fedeli cio\u00e8 si parla di Christi fideles. La Chiesa non ha mai usato la categoria sociologica di divorziati e risposati, ma parla sempre di cristiani quindi e fratelli che hanno una situazione di difficolt\u00e0. Adesso, finalmente, si pu\u00f2 anche raccontare e dire con maggior larghezza che la loro presenza pone un tema ecclesiologico, perch\u00e9 avere dei fratelli che vivono una non piena Comunione \u00e8 mettere in luce la dimensione comunionale, anche se non piena. E questo si pu\u00f2 dire anche delle coppie conviventi o sposate civilmente. Va bene dire che non c\u2019\u00e8 una pienezza ma questo non vuol dire che non c\u2019\u00e8 niente. C\u2019\u00e8 qualcosa e quel qualcosa su cui lavorare \u00e8 l\u2019essenziale. Il Papa su questo chiede di approfondire quali sono le possibili forme di espressione della comunione ecclesiale. Il divorziato risposato, il convivente pu\u00f2 fare il maestro del coro? Pu\u00f2 fare il lettore? Forse no, o forse s\u00ec a certe condizioni perch\u00e9 ha un ruolo anche all\u2019interno dell\u2019economia e della liturgia. Su questo dobbiamo interrogarci\u201d.<\/p>\n <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" I divorziati risposati ora possono fare la comunione? Ma prima non era loro vietato? E Papa Francesco ha cambiato la dottrina e il Vangelo? 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