{"id":48794,"date":"2017-03-16T11:30:17","date_gmt":"2017-03-16T09:30:17","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=48794"},"modified":"2021-11-28T18:17:15","modified_gmt":"2021-11-28T16:17:15","slug":"allarme-mafia-nel-settore-alimentare","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/allarme-mafia-nel-settore-alimentare\/","title":{"rendered":"Allarme mafia nel settore alimentare"},"content":{"rendered":"

\"Agricoltura-e-caporalato-(Foto-archivio)-raccolta-pomodori\"La mafia adesso non spara. \u201c\u00c8 silente, le sue forme di intimidazione oggi sono il non detto; sussurra, accenna. \u00c8 liquida, e come acqua si infiltra nella economia, nella societ\u00e0\u201d. Parole di Gian Carlo Caselli, l\u2019ex magistrato che, dopo avere combattuto negli anni \u201960 nella sua Torino le Brigate rosse e Prima linea, nel 1992, dopo la morte di Falcone e Borsellino, volontariamente scese a Palermo. In Sicilia, come procuratore della Repubblica, per sette anni aveva diretto la lotta dello Stato contro la mafia. Poi con la pensione ha lasciato la toga ma continua il suo impegno nel contrasto alle mafie come responsabile della segreteria scientifica dell\u2019Osservatorio della Coldiretti sulla criminalit\u00e0 organizzata nel settore agroalimentare.<\/p>\n

In questa veste ha partecipato venerd\u00ec scorso, nell\u2019aula magna della facolt\u00e0 di Agraria dell\u2019Universit\u00e0 di Perugia, a un convegno sui \u201cnuovi volti delle mafie\u201d. La loro filosofia – ha detto a studenti e docenti – \u00e8 quella del \u201cpiatto ricco, mi ci ficco\u201d. Per la criminalit\u00e0 organizzata \u00e8 facile inserirsi in ogni segmento della filiera agroalimentare: con prestanomi e la complicit\u00e0 di \u201ccolletti bianchi\u201d acquista terreni, gestisce aziende agricole e in certe zone ha anche il monopolio dell\u2019acqua per l\u2019irrigazione. Fino ad arrivare a un totale controllo del territorio con le estorsioni e il furto di attrezzature e bestiame.<\/p>\n

\u201cAnche l\u2019Umbria – ha rimarcato il prefetto di Perugia, Raffaele Cannizzaro – non \u00e8 pi\u00f9 terra vergine. Non c\u2019\u00e8 un\u2019occupazione territoriale da parte delle mafie, ma cresce il pericolo di un\u2019occupazione dell\u2019economia\u201d.<\/p>\n

Il prof. Enrico Carloni ha detto che nella nostra regione ci sono 74 beni confiscati alla criminalit\u00e0 organizzata. Si tratta di terreni, aziende agricole, appartamenti, supermercati, aziende di vario tipo e perfino un castello. Per i mafiosi e i loro prestanome, con i soldi \u201csporchi\u201d dei traffici di droga, armi, sfruttamento della prostituzione, non \u00e8 difficile trovare beni e aziende in crisi da acquistare.<\/p>\n

L\u2019anno scorso – ha riferito il prefetto – sono state emesse in provincia di Perugia tre interdittive antimafia; una di esse riguardava un noto hotel di Assisi di proprieta di un ente di assistenza e beneficenza che, per la gestione, lo avebbe affidato a persone contigue alla criminalit\u00e0 organizzata. In regioni tranquille come l\u2019Umbria – ha spiegato – spesso \u201cmanca la consapevolezza\u201d del pericolo di queste infiltrazioni criminali, non si percepiscono i \u201csegnali\u201d di una loro presenza. \u201cLa nostra frontiera – ha concluso – deve essere quindi la conoscenza di questi pericoli\u201d.<\/p>\n

L\u2019Universit\u00e0 e l\u2019associazione Libera contro le mafie hanno firmato un protocollo per rispondere alla esigenza della diffusione di una \u201ccultura della legalit\u00e0\u201d, e il convegno si inseriva in questo progetto. Per elaborare un \u201cmodello antimafia\u201d – ha detto il referente di Libera Umbria, Walter Cardinali – frutto della collaborazione e sinergia tra istituzioni, centri studi e di ricerca e associazioni del volontariato.<\/p>\n

Nel convegno sono stati affrontati vari aspetti del pericolo \u201cagromafie\u201d. Il prof. Gaetano Martino ha parlato dello sfruttamento del lavoro. Ortaggi e frutta vengono pagati troppo poco a chi li produce. Per contenere i costi di produzione e raccolta, si \u00e8 arrivati a situazioni di vera e propria schiavit\u00f9, con il reclutamento di manodopera gestito dalle mafie e retribuzioni anche di 2 euro all\u2019ora.<\/p>\n

Secondo Caselli, sarebbero almeno 100 mila questi nuovi schiavi nelle campagne italiane, in gran parte stranieri. Tra loro molte le donne, talvolta sfruttate anche sessualmente. C\u2019\u00e8 per\u00f2 – ha detto l\u2019ex magistrato – anche un \u201ccaporalato estero, per noi invisibile, che sfrutta nel mondo il lavoro milioni di minori e che fa arrivare nei nostri negozi prodotti sottocosto e di bassa qualit\u00e0, aumentando le difficolt\u00e0 degli agricoltori locali\u201d.<\/p>\n

Il prof. Carlo Fiorio si \u00e8 occupato delle norme per contrastare frodi commerciali e contraffazione, ma le sanzioni – ha detto – \u201csono troppo lievi e non sufficientemente dissuasive\u201d. Caselli le ha addirittura definite \u201cun groviera piena di buchi\u201d. Per aggiornarle, nel 2015 \u00e8 stata costituita una commissione di docenti universitari, esperti e rappresentanti delle associazioni di categoria presieduta proprio dall\u2019ex magistrato. \u201cAbbiamo presentato – ha riferito – un progetto complessivo di riforma che introduce anche nuovi reati, ad esempio la pubblicit\u00e0 ingannevole, per una maggiore tutela dei consumatori, della salute e dell\u2019ambiente\u201d.<\/p>\n

Un progetto che per\u00f2 \u00e8 rimasto nel cassetto. \u201cE la mia impressione – ha detto – \u00e8 che ci siano resistenze, anche legittime, della grande industria\u201d.<\/p>\n

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