{"id":48516,"date":"2017-02-09T18:59:34","date_gmt":"2017-02-09T16:59:34","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=48516"},"modified":"2021-03-26T16:51:15","modified_gmt":"2021-03-26T14:51:15","slug":"terremoto-boccardo-la-ricostruzione-inizia-da-gesti-concreti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/terremoto-boccardo-la-ricostruzione-inizia-da-gesti-concreti\/","title":{"rendered":"Terremoto. Boccardo: la ricostruzione inizia da gesti concreti"},"content":{"rendered":"

\"norcia_chiesa_addolorata\"Dopo cinque mesi di terremoto con sequenze sismiche che si sono presentate pi\u00f9 forti della prima e le migliaia (alle 11 del 3 febbraio l\u2019INVG ne aveva registrate 52.700 dal 24 agosto scorso) che quotidianamente scuotono la terra e l\u2019animo delle persone, nei paesi terremotati si pensa alla ricostruzione. La stanchezza si accompagna, e in qualche misura alimenta, il desiderio di andare avanti per tornare a vivere e a lavorare nelle proprie case e nei propri paesi. E di questo desiderio si fanno voce anche i vescovi che fin da subito hanno fatto il possibile per stare vicino ai terremotati. L\u2019arcivescovo di Spoleto – Norcia mons. Renato Boccardo, piemontese di origine, non aveva mai sperimentato il terremoto.<\/p>\n

Mons. Boccardo, come ha vissuto questi mesi di scosse?
\n<\/strong>\u201cDirei che c\u2019\u00e8 la sorpresa, nel senso che non sapendo che cos\u2019\u00e8 uno impara vivendo e dunque la prima sensazione \u00e8 la sorpresa, e poi l\u2019impotenza. Cosa fai davanti ad una scossa del terremoto? Non c\u2019\u00e8 niente da fare, sei confrontato con la piccolezza, con l\u2019impotenza, di fronte ad una cosa che \u00e8 pi\u00f9 grande di te e che non puoi n\u00e9 prevedere, n\u00e9 controllare, n\u00e9 dominare. Viene spontaneamente alla mente da una parte, appunto, la piccolezza dell\u2019uomo e dall\u2019altra l\u2019affidamento. Non \u00e8 perch\u00e9 c\u2019\u00e8 la paura che si riscopre la dimensione di affidamento ma piuttosto la paura ti aiuta a prendere coscienza che la vita si svolge tra le mani di Qualcuno che \u00e8 pi\u00f9 grande, come dice il Salmo: Che cos\u2019\u00e8 l\u2019uomo perch\u00e9 te ne curi?. Questo non vuol dire fatalismo n\u00e9 arrendevolezza. La dimensione del credente \u00e8 proprio quella di sapere di essere in buone mani: Il Signore \u00e8 il mio Pastore, non manco di nulla\u201d.<\/p>\n

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L\u2019esperienza dei fedeli della sua diocesi, che invece il terremoto lo hanno conosciuto, l\u2019ha aiutata ad affrontare questa situazione?<\/strong>
\n\u201c\u00c8 vero, hanno vissuto altre esperienze di terremoto ma credo che ogni esperienza sia unica, irripetibile. Comunque, vedere questa gente affrontare con forza e con grande solidariet\u00e0 reciproca, e allo steso tempo con grande determinazione a non voler lasciare la propria terra e ricominciare comunque pur nella fatica, certamente \u00e8 un messaggio molto forte. Ho citato pi\u00f9 volte l\u2019episodio dopo terremoto del 24 di agosto, a San Pellegrino di Norcia, in mezzo alle macerie un uomo ultra ottantenne che mi diceva \u2018Certo, \u00e8 pesante, \u00e8 la terza volta che devo rifare casa\u2019. E mentre tentavo di dargli qualche parola di incoraggiamento, di conforto lui mi risponde, quasi invertendo i ruoli, che \u2018Quando Dio d\u00e0 il peso d\u00e0 anche la forza di portarlo\u2019. Quando uno dice queste cose \u00e8 perch\u00e9 l\u2019ha sperimentato, l\u2019ha provato!\u201d.<\/p>\n

Andando a visitare i suoi fedeli ha invitato pi\u00f9 volte a guardare al futuro con speranza. Come vede questo futuro?<\/strong>
\n\u201cDa una parte, grazie alla determinazione e alla tenacia della gente della Valnerina penso che bisogna parlare di un futuro possibile, non lontano, fatto di gesti concreti di ricostruzione. Ma non conta soltanto la ricostruzione materiale. Conta soprattutto la ricostruzione del tessuto umano, del tessuto sociale della vita comune. Direi che c\u2019\u00e8 un miscuglio di fiducia e speranza fondata sulla ricca umanit\u00e0 di questa gente, e dall\u2019altra parte qualche dubbio e incertezza dovute alla situazione contingente, cio\u00e8 alle difficolt\u00e0 che si devono affrontare giorno per giorno e ad un futuro che non si vede ancora ben delineato, ben definito\u201d.<\/p>\n

Questo riferimento a ci\u00f2 che non \u00e8 \u201cben definito\u201d fa riferimento al quadro nazionale legislativo e dei finanziamenti?<\/strong>
\n\u201cCertamente a tutto questo, ma anche, da un punto di vista molto concreto, al fatto che la gente ha bisogno di sapere come si fa per ricostruire, chi ci da una mano e, concretamente, fino a che punto interviene il governo centrale o regionale e fino a che punto devo mettere io i miei soldi. Questo ancora non \u00e8 chiaro e dopo cinque mesi questo aumenta l\u2019incertezza\u201d.<\/p>\n

In questa fase dell\u2019emergenza avete sperimentato anche molta solidariet\u00e0 \u2026
\n<\/strong>\u201cTutta questa solidariet\u00e0 in qualche modo \u2018costringe\u2019 a ripartire. \u00c8 quasi una forza dall\u2019esterno che ti spinge, e sperimentando questa condivisione, vicinanza, incoraggiamento. Si \u00e8 quasi costretti a rimettersi in piedi nel senso pi\u00f9 positivo. La cosa bella \u00e8 che si \u00e8 visto in questi mesi un fiorire, un moltiplicarsi di iniziative, dalla persona singola che ha mandato 25 euro discendo \u2018\u00e8 quello che io posso dare\u2019, fino a delle istituzioni, associazioni, parrocchie, movimenti, comunit\u00e0. Gruppi diversi che si sono resi non solo disponibili, ma si sono fatti concretamente attivi per sostenere e alimentare la ripresa. In questo contesto non si pu\u00f2 non pensare alla Caritas italiana, alle diverse Caritas regionali e diocesane che in contato stretto con la nostra Caritas diocesana hanno messo in atto gi\u00e0 concretamente dei gesti specifici di sostegno e di promozione. Penso in particolare all\u2019aiuto che la Caritas diocesana ha potuto assicurare agli agricoltori che sono andati ad una fiera a Milano, a quegli interventi fatti a favore degli allevatori fornendo loro degli strumenti o le stalle a mo\u2019 di tenda in cui ospitare gli animali. \u00c8 chiaro che non tocca alla Caritas risolvere tutti i problemi. La Caritas secondo le forze che ha e a volte anche al di l\u00e0 delle proprie forze viene incontro con delle risposte specifiche a dei bisogni, ma questo non esclude la responsabilit\u00e0 delle istituzioni nei confronti di questa gente\u201d.<\/p>\n

Stiamo entrando nella fase in cui si discute pi\u00f9 concretamente di ricostruzione e nella sua diocesi molte chiese sono distrutte o lesionate\u2026<\/strong>
\n\u201cNella zona dell\u2019Alta Valnerina gli edifici di culto sono tutti o distrutti o non agibili perch\u00e9 gravemente danneggiate. Nel resto della diocesi ci sono alcune chiese che sono danneggiate e dunque chiuse o per ragioni di sicurezza o perch\u00e9 necessitano di interventi, ma per fortuna nel resto della diocesi la situazione non \u00e8 cos\u00ec grave\u201d.<\/p>\n

Lei ne ha parlato al convegno dell\u2019Opera Romana Pellegrinaggi. Chiudendo la sua relazione ha posto la domanda sul come ricostruire\u2026
\n<\/strong>\u201cIo credo sia necessaria una riflessione congiunta di tutti gli enti e le istituzioni coinvolte (penso alla diocesi che \u00e8 proprietaria e custode di tutti questi beni, penso ai comuni, al Ministero competente e alla Soprintendenza), per delineare i criteri da porre alla base della ricostruzione. Per esempio: cosa vale la pena ricostruire? Bisogna ricostruire tutto? Che cosa, e come deve essere ricostruito? In quella relazione ho detto che le ferite non si cancellano, le ferite si rimarginano e diventano cicatrici, e ogni cicatrice \u00e8 segno di un evento e racconta una storia. Allora mi sembra che le ferite che il terremoto ha inferto anche ai monumenti storici e artistici devono diventare cicatrici, cio\u00e8 devono diventare visibili. Ricostruire tutto come prima, ammesso che sia possibile – e avrei qualche dubbio-, vorrebbe dire cancellare le tracce delle ferite di questo terremoto, ma questo come gli altri terremoti \u00e8 un evento storico che lascia il segno nella vita delle persone innanzitutto. Quando il Papa ha accolto i terremotati, il 5 gennaio scorso, ha detto \u2018con questo terremoto la vita \u00e8 cambiata, non sar\u00e0 pi\u00f9 come prima\u2019. Dunque lascia il segno nella vita delle persone, ma lascia il segno anche negli edifici. Le nostre chiese che oggi ammiriamo come opere d\u2019arte sono state rifatte pi\u00f9 volte nel corso dei secoli e ogni volta si vede che c\u2019\u00e8 stato un intervento. Ricostruire tutto come prima, ripeto, ammesso che sia possibile, vorrebbe dire fare dei falsi, cancellare qualsiasi traccia di questo terremoto. Dunque rispetto alla storia \u00e8 una grande responsabilit\u00e0\u201d.<\/p>\n

Su questo tema vi siete confrontati tra vescovi delle diocesi colpite dal terremoto?<\/strong>
\n\u201cSu questo tema specifico non ancora ma immagino che ci sar\u00e0 il tempo e l\u2019occasione per farlo\u201d.<\/p>\n

Il suo invito a discuterne ha gi\u00e0 avuto dei riscontri?
\n<\/strong>\u201cSiamo alle prime battute di questo che sicuramente deve essere un tema da affrontare insieme nella ricerca di quello che \u00e8 bene. Qui non si tratta di essere da una parte o dall\u2019altra. \u00c8 un lavoro serio e impegnativo che dobbiamo affrontare pacificamente, cio\u00e8 senza polemiche, senza prese di parte ma nella ricerca e nel rispetto del meglio\u201d.<\/p>\n

Si parla di chiese come beni culturali per\u00f2 le chiese sono il luogo della comunit\u00e0. Come pensare al futuro, a luoghi di culto per delle comunit\u00e0 che sono cambiate e che hanno esigenze pastorali nuove?<\/strong>
\n\u201cPer questo dicevo che bisogna domandarsi se e dove ricostruire, proprio perch\u00e9 queste chiese, che sono testimonianze dell\u2019arte e della storia, sono anzitutto testimonianze della fede. Non possiamo trattare questi edifici unicamente come monumenti. Non possiamo dimenticare che sono frutto di una coscienza cristiana, di gente che ha voluto costruire la casa di Dio in mezzo alle case degli uomini, E tante volte nei secoli passati \u2018si \u00e8 tolta il pane di bocca\u2019 per poter abbellire la propria chiesa e dunque ritrova in questa chiesa la propria storia, la propria identit\u00e0, il luogo del rapporto con Dio e anche del rapporto con gli altri. Ho visto in questi mesi, quando venivano estratti dalle macerie statue o tele per metterle in sicurezza, gente commossa che raccontava \u201cio mi sono sposata davanti a questa Madonna\u2026\u201d, \u201cmio nonno mi ha detto che questo Crocifisso \u2026, questo quadro\u2026\u201d. C\u2019\u00e8 tutto un patrimonio di fede e di sentimenti che racconta la vita di questa gente\u201d.<\/p>\n

Vedrebbe una chiesa moderna in quelle zone?<\/strong>
\n\u201cUna chiesa moderna da capo a piedi, perch\u00e9 no. Cos\u00ec come nei secoli c\u2019\u00e8 stata l\u2019espressione dell\u2019arte e della sensibilit\u00e0 di quel tempo, perch\u00e9 no oggi fare qualcosa di nuovo. Nello stesso tempo dico che abbiamo tante chiese e non abbiamo pi\u00f9 i cristiani da metterci dentro. E allora perch\u00e9 non pensare che alcuni di questi luoghi diventino, non mi piace dire dei musei, ma quasi dei luoghi della memoria, cio\u00e8 ricostruendo alcune di queste chiese farle diventare luoghi che raccontano la storia di quelle vallate, e dunque renderli cos\u00ec fruibili. Penso, per esempio, a San Salvatore a Campi come luogo dove le opere venute dalle chiese della zona possano essere rese fruibili dagli abitanti e anche dai turisti\u201d.<\/p>\n

Per la Basilica di San Benedetto a Norcia \u00e8 annunciato un contributo dell\u2019Unione Europea per ricostruirla. Un bel segnale se si pensa al duro dibattito che ci fu sulle radici cristiane dell\u2019Europa\u2026
\n<\/strong>\u201c\u00c8 chiaro che un impegno dell\u2019Europa a questo livello avrebbe un grande valore simbolico. Se l\u2019Europa si impegna a ricostruire la basilica di San Benedetto vuol dire che l\u2019Europa riconosce il contributo di Benedetto alla costruzione della coscienza europea e che l\u2019apporto dell\u2019umanesimo cristiano interpretato dal patrono d\u2019Europa nella sua Regola, \u00e8 ancora valido oggi\u201d.<\/p>\n

Il Terremoto del 1997 ha portato all\u2019attenzione del mondo san Francesco. Questo terremoto sta portando l\u2019attenzione su san Benedetto \u2026<\/strong>
\n\u201cLa facciata della Basilica \u00e8 diventata un po\u2019 l\u2019icona di questo terremoto richiamando l\u2019attenzione su tutto il centro Italia. \u00c8 chiaro che insieme a questo c\u2019\u00e8 tutto il messaggio di Benedetto\u201d.<\/p>\n

Come si concretizza la comunione tra le diocesi interessate dal sisma?<\/strong>
\n\u201cCertamente c\u2019\u00e8 una comunione di aiuto e solidariet\u00e0. Con i Vescovi delle zone terremotate ci siamo incontrati molte volte tra noi, con le autorit\u00e0, con i responsabili della Cei, proprio per un coordinamento di azione e un confronto. L\u2019importante \u00e8 lavorare insieme, coordinare le attivit\u00e0 anche perch\u00e9 ci si pu\u00f2 arricchire reciprocamente con le conoscenze e le esperienze. C\u2019\u00e8 una responsabilit\u00e0 condivisa di noi Vescovi e insieme stiamo cercando di dare una risposta, perch\u00e9 qui non si tratta semplicemente di affrontare la ricostruzione, e quindi trovare i fondi per rimettere in piedi case e aziende, che pure \u00e8 un aspetto molto importante. Qui c\u2019\u00e8, altrettanto importante, una attenzione alla dimensione umana di questa vicenda e noi Vescovi sentiamo la responsabilit\u00e0 di aiutare la nostra gente a leggere \u2018dentro\u2019 l\u2019evento del terremoto, altrimenti rischiamo di farci prendere dall\u2019emergenza. Forse il terremoto ci dice anche qualche cosa, ci chiede una lettura sapienziale degli eventi. In diocesi abbiamo voluto sottolineare questo aspetto nella festa del patrono San Ponziano, con un triduo di preparazione in cui abbiamo tentato di leggere \u2018dentro\u2018 il terremoto, e nella celebrazione invitando i vescovi vicini delle zone terremotate abbiamo voluto manifestare anche visivamente questa solidariet\u00e0 e vicinanza reciproca\u201d.<\/p>\n

Cosa vorrebbe dire a chi non \u00e8 terremotato?<\/strong>
\n\u201cAnzitutto il ringraziamento per le diverse manifestazioni di vicinanza, attenzione, solidariet\u00e0, aiuto e comunione. E poi direi anche che il terremoto non tocca esclusivamente i terremotati ma pu\u00f2 essere un messaggio per tutti. Tanta fatica, tanto affanno, a volte tanto veleno, per accumulare, costruire, edificare \u2013 edificare la casa, la propria posizione, il conto in banca ecc \u2013 e poi una scossetta di terremoto fa venire gi\u00f9 tutto! Allora il messaggio, che vale anche per chi non \u00e8 terremotato, oggi \u00e8: quali sono gli edifici che devono essere costruiti e che non temono n\u00e9 il terremoto, n\u00e9 la crisi economica n\u00e9 altri tipi di assalto?\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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