Con il movimento di Todi (2011-2013), supporto superfluo allo strapotere quirinalizio (agito nel caso da Giorgio Napolitano e incarnato \u2013 maluccio \u2013 da Monti), il rapporto tra cattolici e politica \u00e8 tornato ai tempi del \u201cpatto Gentiloni\u201d. Le autorit\u00e0 ecclesiastiche promettono appoggio al potente di turno prestando qualche volto – ricompensato da una buona prebenda – in cambio di legislazioni o elargizioni. Non funzion\u00f2 n\u00e9 nel 1913 n\u00e9 nel \u201923-24, ma la coazione a ripetere \u00e8 un male pressoch\u00e9 incurabile. Con Renzi (2013-2016) la figura dell\u2019\u201cindipendente\u201d di successo ha raggiunto i suoi massimi.<\/p>\n
Renzi, giurando laicit\u00e0, ha posto il giusto sigillo sull\u2019annichilimento di ogni possibilit\u00e0 di \u201ccattolicesimo politico\u201d. \u201cNeoclericali\u201d o \u201cindipendenti\u201d, la formula \u00e8 la stessa: massimo di visibilit\u00e0, minimo di rilevanza. Massimo di visibilit\u00e0 dei cattolici in politica, minimo di rilevanza del cattolicesimo per la politica. Non facciamoci ingannare dalle apparenze. Di questa formula esiste una declinazione movimentista e una da salotto, una declinazione di destra (i \u201cvalori non negoziabili\u201d) e una di sinistra (oggi in salsa \u201cperonista\u201d), ma la sostanza non cambia. Dalla vita della Chiesa \u00e8 stato cancellato anche il nome dell\u2019apostolato dei laici; e nonostante i formali ossequi al Concilio, i Pastori preferiscono indeterminate aggregazioni laicali. Cos\u00ec il laico crede di essere impegnato quando si impegna in \u201cpastorale\u201d, che invece \u00e8 l\u2019apostolato dei Pastori, e quando fa il cittadino si affida ai dogmi della laicit\u00e0. Ma con la laicit\u00e0 il laicato cattolico evapora. Ne restano solo fumi, vaghi ricordi e cartacce come il giorno dopo sui prati che hanno ospitato i grandi raduni religiosi. Se tagli la radice, l\u2019albero si secca.<\/p>\n
Le radici della rilevanza politica del cattolicesimo per la verit\u00e0 erano due. L\u2019altra era quella del cattolicesimo politico italiano: cattolici organizzati politicamente (corrente, gruppo, partito: poco importa), autonomi da poteri ecclesiastici e da altri poteri, politici e non politici. Cattolici che fanno politica con alcuni (anche non cattolici) e in competizione con altri (anche cattolici), che hanno scopi e non hanno orrore del compromesso, ma che, sotto una certa soglia, non accettano compromessi. Liberi nella politica perch\u00e9 liberi dalla politica. Senza autonomia organizzativa e ideale, non si d\u00e0 n\u00e9 autonomia in politica n\u00e9 selezione di gruppi dirigenti politici; insomma, non si d\u00e0 rilevanza politica. Si badi, per essere rilevanti in politica non \u00e8 assolutamente necessario che i cattolici siano uniti. Tanti sono stati i cattolicesimi politici. L\u2019unico che ha sfiorato l\u2019unit\u00e0 politica dei cattolici \u00e8 stato il \u201cpopolare\u201d De Gasperi (minoranza anche nella Dc) che consider\u00f2 l\u2019unit\u00e0 politica dei cattolici un effetto del programma, e non viceversa.<\/p>\n
Le condizioni interne e internazionali lo aiutarono non poco, ma questa \u00e8 la lezione della Storia (se mai la Storia d\u00e0 lezioni). Il referendum del 4 dicembre, e il suo esito – sciagurato, per chi scrive -, non \u00e8 altro che la tappa pi\u00f9 recente della irrilevanza politica del cattolicesimo italiano. La riforma era brutta e l\u2019Italicum tutt\u2019altro che buono, ma insieme avrebbero tenuto aperta una strada che oggi i \u201cno\u201d hanno sbarrato. Prima del referendum la Cei ha detto \u201cinformatevi\u201d: che sforzo di immaginazione! La civilt\u00e0 cattolica ha chiamato \u201cdiscernimento\u201d una cosa che \u00e8 meglio non qualificare. Le parrocchie hanno ospitato confronti come affittano il campo da calcetto. Le \u201caggregazioni\u201d hanno seguito ciascuna i propri istinti, o le rabbie, o le convenienze. Riflessioni nel merito? Zero. Iniziativa? Meno che zero. Un po\u2019 voyerismo, un po\u2019 opportunismo.<\/p>\n
Il risultato? Una vita ecclesiale pi\u00f9 disincarnata, sempre pi\u00f9 ridotta a intrattenimento religioso. Una vita politica nazionale sempre pi\u00f9 affetta da involuzione. Venticinque anni fa, con Scoppola e Ruffilli, con la Fuci e tanta parte delle Acli e dell\u2019Azione cattolica, con la Cisl, il cattolicesimo italiano aveva aperto e guidato la via delle riforme istituzionali, e all\u2019inizio con successo. Il suo senso era avere meno politica e migliore politica. Il suo scopo era restituire lo scettro politico all\u2019elettore (alternanza, competizione politica, primarie, ecc.).<\/p>\n
La resistenza della \u201crepubblica dei partiti\u201d si \u00e8 arroccata intorno al Quirinale: dai ribaltoni di Scalfaro ai governi di Napolitano, all\u2019attuale melina di Mattarella. Era legittimo che si difendessero, era necessario che fossero combattuti meglio. Segni, Berlusconi, Bossi, Prodi (poco), Veltroni (per un attimo) e Renzi ci hanno provato. Renzi \u00e8 stato il migliore (giudizio relativo, ovviamente), ma neppure lui \u00e8 stato all\u2019altezza della prova. Ha perso. (Gli \u00e8 servito recidere ogni legame con il cattolicesimo politico?). In questi venticinque anni tanti cattolici italiani si sono schierati dietro o \u201csotto\u201d il Quirinale (senza pretese di rilevanza), tanti altri hanno ispirato e guidato la battaglia per le riforme. Oggi quelli stanno vincendo e questi perdendo; e cos\u00ec siamo tornati alla Prima Repubblica. La lezione \u00e8 chiara, e per nulla nuova. In un Paese come l\u2019Italia, senza cattolicesimo politico \u00e8 difficile che si affermi una prospettiva riformista. E senza cattolicesimo politico \u00e8 difficile che la ecclesia non si riduca a tempio, a intrattenimento religioso. Solo se c\u2019\u00e8 apostololato laicale c\u2019\u00e8 ecclesia.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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