{"id":47939,"date":"2016-11-23T11:01:05","date_gmt":"2016-11-23T09:01:05","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=47939"},"modified":"2017-02-02T14:34:39","modified_gmt":"2017-02-02T12:34:39","slug":"vigilanti-nella-preghiera","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/vigilanti-nella-preghiera\/","title":{"rendered":"Vigilanti nella preghiera"},"content":{"rendered":"
La Parola di Dio della I domenica di Avvento ci invita a intraprendere un percorso di vita decisamente dinamico, anche se il susseguirsi delle letture sembrerebbe presentarsi in modo anomalo. Generalmente si trova riscontro tra il messaggio della prima lettura e quello del Vangelo. Nel nostro caso, invece, il profeta Isaia propone l\u2019annuncio di un\u2019era futura di pace dal tono concreto e poetico insieme: \u201cSpezzeranno le loro spade e faranno aratri… non impareranno pi\u00f9 l\u2019arte della guerra\u201d, mentre il Vangelo descrive drasticamente il tempo futuro in cui un uomo verr\u00e0 portato via e l\u2019altro lasciato, e una donna verr\u00e0 portata via e l\u2019altra lasciata, il tutto sulla base di non si sa quale criterio! Qual \u00e8 la verit\u00e0? Cosa deve attendersi il credente: la pace o la fine di tutto? Quale messaggio rivolge la Parola di Dio? Il brano del Vangelo in questione \u00e8 posto al centro dei capitoli 23-25, che riportano gli \u2018ultimi discorsi\u2019 di Ges\u00f9, la cui tensione principale \u00e8 l\u2019attesa della venuta del Figlio dell\u2019uomo, attesa che pu\u00f2 degenerare in atteggiamenti esasperati o ingannevoli. Ges\u00f9 indica perci\u00f2 l\u2019atteggiamento giusto da adottare, e lo fa pronunciando un imperativo: \u201cVegliate!\u201d. Il verbo greco utilizzato indica \u2018tenersi svegli\u2019, \u2018stare allerta\u2019, \u2018essere vigili\u2019. Lo stesso imperativo verr\u00e0 usato da Ges\u00f9 tra non molto e precisamente nell\u2019orto del Getsemani (Mt 26,41) nel momento della sua \u2018ora\u2019, e vi aggiunger\u00e0 l\u2019altro imperativo: \u201cPregate!\u201d. Fatte queste osservazioni, dobbiamo convenire che l\u2019annuncio riguarda un tempo di prova e di tribolazione. In questi tempi in cui si \u00e8 coinvolti dall\u2019allerta sisma, maltempo… il brano evangelico pu\u00f2 esercitare una particolare suggestione. Per non parlare di quando la vita del credente \u00e8 minacciata da altri \u2018allerta\u2019: sconvolgimenti personali, persecuzioni, incomprensioni. Ges\u00f9 espone questo insegnamento proprio prima di essere tradito, arrestato, rinnegato, torturato e ucciso, come a voler dare un\u2019indicazione sul modo di vivere gli eventi personali e comunitari: vegliando. Tuttavia, la parola \u2018morte\u2019 non \u00e8 l\u2019ultima su Ges\u00f9. Non solo. Esaminando la casistica della Scrittura in merito all\u2019attesa del \u201cgiorno del Signore\u201d, presente soprattutto nel linguaggio profetico, vediamo che esso non assolve una funzione distruttiva, ma salvifica. Ecco allora la risposta: la venuta del Figlio dell\u2019uomo \u00e8 motivo di gioia, di realizzazione e di pienezza, e non pu\u00f2 che inaugurare un tempo di pace; tempo che l\u2019uomo che lo desidera certamente sar\u00e0 pronto a vivere, perch\u00e9 da lui atteso in modo vigile.<\/p>\n
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Del resto l\u2019uomo ha un\u2019inclinazione naturale all\u2019attesa. Scrive Pascal: \u201cNon viviamo mai nel presente, ma in attesa del futuro\u201d. E che l\u2019atteggiamento giusto sia quello dell\u2019attesa e della veglia lo confermano le parabole del maggiordomo e delle dieci vergini che nel Vangelo di Matteo seguono il brano proposto nella liturgia di questa prima domenica di Avvento. Allora sentiamoci rivolti la domanda: \u201cStai vegliando? Soprattutto, attendi ancora qualcosa dal Signore, dalla vita? Ti tieni lontano da una tristezza che non ti permette di procedere nella tua vita?\u201d. Il Salmo responsoriale mette infatti relazione la gioia con il verbo \u201candare\u201d. Scrive Papa Francesco che \u201cil grande rischio del mondo attuale… \u00e8 una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi, non vi \u00e8 pi\u00f9 spazio per gli altri, non entrano pi\u00f9 i poveri, non si ascolta pi\u00f9 la voce di Dio, non si gode pi\u00f9 della dolce gioia del Suo amore, non palpita l\u2019entusiasmo di fare il bene\u201d (EG, 2). Se il nostro cuore \u00e8 appesantito, e non \u00e8 pi\u00f9 in grado di \u2018palpitare\u2019, cosa si pu\u00f2 fare perch\u00e9 possa tornare a provare la gioia dell\u2019attesa? La seconda lettura ci fornisce le indicazioni. San Paolo, che scrive alla comunit\u00e0 di Roma dando suggerimenti pratici \u2013 ormai verso i capitoli conclusivi della lettera \u2013, esorta i suoi uditori a decidere di liberarsi di ci\u00f2 che non proviene dal Signore: \u201cGettiamo via perci\u00f2 le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce… non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurit\u00e0, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Ges\u00f9 Cristo e non lasciatevi prendere dai desideri della carne\u201d. L\u2019Apostolo sta proferendo queste parole a coloro che sono consapevoli del momento – kair\u00f2s – e quindi li responsabilizza. Sono anche le parole che folgorarono il cuore di sant\u2019Agostino e lo fecero decidere per Cristo (Confessioni). Dopo un anno di grazia vissuto con il Giubileo della Misericordia, la liturgia ci aiuta a non insuperbirci, a intraprendere un nuovo anno all\u2019insegna dell\u2019umilt\u00e0 attraverso il monito alla vigilanza e a continuare ad alimentare un sentimento di attesa; e con il versetto alleluiatico (dal Salmo 84) ci sprona a supplicare ancora: \u201cMostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza\u201d.<\/p>\n
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