{"id":46528,"date":"2016-06-24T13:20:35","date_gmt":"2016-06-24T11:20:35","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=46528"},"modified":"2021-03-26T16:51:16","modified_gmt":"2021-03-26T14:51:16","slug":"il-brexit-e-realta-restano-quattro-domande-sul-referendum-e-sulleuropa","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-brexit-e-realta-restano-quattro-domande-sul-referendum-e-sulleuropa\/","title":{"rendered":"Il Brexit \u00e8 realt\u00e0. Restano quattro domande: sul referendum e sull’Europa"},"content":{"rendered":"

\"Cameron<\/a>Questo articolo \u2013 occorre confessarlo \u2013 era stato scritto mercoled\u00ec 22 giugno. Certo, mancavano i risultati del voto inglese che, con il referendum di ieri (23 giugno), sancisce il \u201cleave\u201d, l\u2019uscita del Regno Unito dall\u2019Unione europea, cui aveva aderito nel 1973. Per il resto le considerazioni che si potevano avanzare due giorni fa, una settimana or sono o nel mese di marzo erano e restano le stesse. Anzitutto i dati: per il referendum sulla permanenza o l\u2019uscita del Regno Unito dall\u2019Ue hanno votato il 72% degli aventi diritto. 17 milioni e 410mila sudditi britannici hanno scelto il \u201cno\u201d all\u2019Europa (51,9%), 16 milioni 140mila si sono espressi per il \u201cs\u00ec\u201d (48,1%). Londra citt\u00e0, Scozia e Irlanda del Nord hanno votato per il \u201cremain\u201d, il resto del Paese per il \u201cBrexit\u201d (Britain exit). Concretamente ora si apre una lunga fase di negoziati per ridefinire i rapporti tra Regno Unito e il resto dell\u2019Unione europea.<\/p>\n

Ci sono due anni di tempo per riscrivere le regole di una convivenza che si vuole comunque amichevole ed economicamente sostenibile con vantaggio reciproco. Nel frattempo l\u2019isola \u00e8 in subbuglio e l\u2019Europa comunitaria si lecca una ferita profonda: alla crisi economica, alla crisi migratoria, si aggiunge questa nuova crisi politica: non \u00e8 la prima che l\u2019Ue affronta; ma certamente questa appare tra le pi\u00f9 ardue, capitando in un momento di disaffezione al progetto di pace e d\u2019integrazione europea, avviato 70 anni fa sulle ceneri della seconda guerra mondiale.<\/p>\n

Risuonano invece in queste ore le parole del vero vincitore<\/strong> (se cos\u00ec si pu\u00f2 definire) di questa battaglia: Nigel Farage, visionario indipendentista, leader dell\u2019Ukip, antieuropeo dichiarato, europarlamentare tignoso e indomabile, finalmente riuscito nel suo doppio intento: isolare il Regno di Elisabetta in un mondo ormai interdipendente e rifilare un fendente a una Ue gi\u00e0 di per s\u00e9 provata. \u201cC\u2019\u00e8 un sogno che irrompe nell\u2019alba di oggi su un Regno Unito indipendente. Questa sar\u00e0 \u2013 ha dichiarato Farage alla luce dei risultati del referendum \u2013 una vittoria per la gente vera, una vittoria per la gente comune, una vittoria per la gente perbene. Spero che questa vittoria faccia crollare\u201d il progetto europeo \u201cfallimentare\u201d, e \u201cci porti a un\u2019Europa di Stati sovrani, che commercino assieme, che siano amici e collaborino insieme, e che ci si sbarazzi della bandiera e dell\u2019inno di Bruxelles\u201d. Infine: \u201cFacciamo s\u00ec che il 23 giugno entri nella storia come il nostro giorno dell\u2019indipendenza\u201d.<\/p>\n

Sul versante opposto c\u2019\u00e8 il primo degli sconfitti:<\/strong> il premier David Cameron.\u00a0 Il quale lo scorso anno, pur di vincere le elezioni politiche, aveva promesso il referendum, del quale diventa vittima. Con questa sfida elettorale Cameron ha diviso il suo partito (i Conservatori); ha spezzato esattamente a met\u00e0 l\u2019elettorato e dunque il suo Paese; ha dato coraggio e forza vincente a populismo, nazionalismo ed euroscetticismo; ha isolato l\u2019United Kingdom dal resto del Vecchio Continente e dal mercato unico europeo con il quale le imprese dell\u2019isola svolgono la gran parte degli affari. E ora rischia di vedere la stessa nazione britannica spezzata in due se, tenendo fede alle promesse, la Scozia, convintamente europeista, dovesse indire un ulteriore referendum per staccarsi da Londra pur di rimanere nell\u2019Ue.<\/p>\n

Alla luce di tali esiti, a Cameron non resterebbe, per coerenza, che farsi da parte (come ha gi\u00e0 dichiarato), lasciando che siano altri ad avviare i negoziati di buon vicinato, partendo, questa volta, da un Regno Unito \u201cextracomunitario\u201d, cos\u00ec come extraUe diventano i suoi cittadini, le sue imprese, la sua City\u2026 Si salva solo la lingua, perch\u00e9 l\u2019inglese \u00e8, nei fatti, una lingua globale, della quale nessuno pu\u00f2, nel terzo millennio, fare a meno.<\/p>\n

Rimangono sul tavolo vari quesiti,<\/strong> gli stessi \u2013 appunto \u2013 di due giorni fa, di una settimana fa, dei mesi scorsi.<\/p>\n

Il primo<\/strong>: sulla base di quali elementi certi e convinzioni consolidate i cittadini hanno scelto per il s\u00ec o per il no? Non \u00e8 un dubbio sulla democrazia, ma un interrogativo sullo strumento referendum che, nella semplificazione di un s\u00ec o un no, porta a decidere su materie in genere complesse, che andrebbero forse trattate con maggior cautela e ampia visione strategica ed etico-politica, nelle sedi delegate dalle democrazie parlamentari. E il Parlamento inglese ha secoli di storia\u2026<\/p>\n

Secondo quesito<\/strong>: la scossa proveniente dal Regno Unito indurr\u00e0 l\u2019Ue a ripensarsi? Il sogno europeo dei \u201cpadri fondatori\u201d resta indiscutibile e buono nelle fondamenta, ma richiede, alla luce dei tempi che cambiano, delle trasformazioni epocali in corso, delle nuove sfide interne ed esterne, di essere aggiornato, rafforzato e reso presentabile e nuovamente ambito \u2013 persino \u201camato\u201d \u2013 dai cittadini europei.<\/p>\n

Terzo punto:<\/strong> l\u2019\u201cesempio\u201d inglese sar\u00e0 seguito da altri Paesi membri, sull\u2019onda dei nazionalismi diffusi che sperimentiamo da anni e che trovano il loro \u201cvolto scuro\u201d nei muri risorgenti in varie parti del continente?<\/p>\n

Cos\u00ec arriva almeno una quarta domanda<\/strong>: in relazione a questa Europa che sembra imboccare strade divergenti, prender\u00e0 forma un\u2019Europa a pi\u00f9 velocit\u00e0 o a geografie variabili? Perch\u00e9 \u00e8 esattamente ci\u00f2 che \u00e8 stato imposto da Cameron all\u2019Ue e sancito lo scorso febbraio tra Londra e i 27, quando, pur di scongiurare il Brexit, era stato detto s\u00ec alle condizioni imposte dal premier britannico: il Regno Unito non avrebbe fatto parte di ulteriori integrazioni verso l\u2019unit\u00e0 politica; dell\u2019Ue nel suo complesso (mercato, leggi, accordi\u2026) Londra avrebbe pescato solo ci\u00f2 che sarebbe andato a proprio vantaggio, di fatto negando il principio di solidariet\u00e0 sul quale si basa la stessa Ue; il Regno avrebbe trattato diversamente i lavoratori, e dunque i cittadini, Ue da quelli con passaporto inglese, a partire da un diverso sistema di welfare. Chi crede davvero all\u2019Europa unita pu\u00f2 soggiacere a queste condizioni oppure \u00e8 meglio che l\u2019Ue assuma una nuova dimensione plurima a cerchi concentrici, con maggiori o minori gradi di profondit\u00e0 d\u2019integrazione politica?<\/p>\n

Agli interrogativi si comincer\u00e0 probabilmente a rispondere da domani. Per oggi c\u2019\u00e8 una certezza: chi insegue i populismi alla fine ne resta vittima.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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