{"id":46363,"date":"2016-05-31T16:30:38","date_gmt":"2016-05-31T14:30:38","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=46363"},"modified":"2016-05-31T16:33:16","modified_gmt":"2016-05-31T14:33:16","slug":"abat-jour-un-valdostano-che-rumina","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/abat-jour-un-valdostano-che-rumina\/","title":{"rendered":"Abat jour – Un valdostano che rumina"},"content":{"rendered":"
\"Don<\/a>
Don Angelo Fanucci<\/figcaption><\/figure>\n

La gente che qui a Gubbio ha partecipato all\u2019incontro promosso da Il Gibbo con Paolo Curtaz, nella Sala S. Francesco, il 27 maggio u.s., pensava forse di ascoltare una conferenza. Il tema era \u201cLa misericordia\u201d; da teologo\/biblista ci si aspettava che parlasse -che so io?- di come Papa Francesco \u00e8 arrivato a proporci un anno giubilare del tutto incosueto, centrato sulla verit\u00e0 della nostra fede che, soprattutto per noi mezze cartusse, \u00e8 la pi\u00f9 importante.
\nDa Bonifacio VIII in poi (1300 d.C.) il giubileo era l\u2019indulgenza plenaria solenne che il papa elargiva ogni 100 anni, oppure ogni 50, ai fedeli che si recavano a Roma a compiere particolari pratiche di piet\u00e0. Questo per i giubilei oridnari, mentre per gli straordinari, quelli indetti in circostanze particolari, ogni Papa fece come ritenne opprtuno: basta ricordare il giubileo del 1966, a conclusione del Concilio Vaticano II, o quelli del 1933-34 e nel 1983-84, indetti per ricordare il primo il 1900\u00b0 anniversario, il secondo il 1950\u00b0 anniversario della morte di Cristo.
\nCurtaz -pensavamo- ci dir\u00e0 come e dove Papa Francesco abbia ancora una volta \u201cscantonato\u201d.
\nGnaffe. Curtaz \u00e8 un valdostano, in Val d\u2019Aosta le mucche ruminano; lo fa anche lui; stavolta l\u2019ha fatto con la \u201c Parabola del figliol prodigo\u201d. E l\u2019ha fatto a volte provocando (\u201cil vero PRODIGO, il vero spendaccione, non il figlio minore, ma \u00e8 il Padre, cio\u00e8 Dio\u201d), a volte sfoderando una dialettica formidabile, che gli permette di saltare ex abrupto<\/em> su uno, due, tre temi lontanissimi dal filo del discorso e tornare ex abrupto<\/em> a quel filo, che da quelle capriole esce rinforzato, sempre e comunque tirando fuori dalla profondit\u00e0del suo spirito qualcosa si estemamente profondo e stimolnye.
\nE io ho chiaramente intravvisto l\u2019accanito, diuturno lavorio interiore che c\u2019era dietro le sue parole scoppiettanti ma profonde. Paolo era in abiti borghesi, ma avrebbe dovuto indossare la cocolla del monaco aduso a leggere ininterottamente la Parola, ma pi\u00f9 ancora a RUMINARLA.
\nRecentemente, in una comunicazione ai suoi monaci, P. Lepori, Abate Generale dei Cistercensi, ha ciotato quello che scriveva nel secolo XII un altro abate, Guglielmo di Saint-Thierry nella Lettera ai Fratelli di Mont-Dieu: Diceva: Ogni giorno bisogna far scendere nel ventre della memoria qualcosa della lettura quotidiana, da digerire con fedele cura, e, rievocato, da ruminare con pi\u00f9 assiduit\u00e0; qualcosa che attenga al nostro progetto di vita, favorisca l\u2019attenzione a Dio, ci trattenga dal disperderci in vanit\u00e0.
\nNon solo nelle ore interminabile passate al tavolino, a leggere la Parola e a sfrugugliare i commenti biblici pi\u00f9 acuti, ma anche alla guida della sua auto, nelle lunghissimi trasferte che affronta per portare la sua testimonianza dovunque viene invitato (l\u2019altro ieri era a Bari, ieri a Bologna, stasera a Gubbio, domani a Vicenza), Curtaz\u2026. RUMINA. Come hanno fatto i big della spiritualit\u00e0 monastica. Come deve fare chiunque teme che la Parola gli scivoli addosso, senza penetrarlo a fondo.
\nCi torniamo su: la ruminazione, dai bovini in poi, \u00e8 sempre un \u201ctornarci su\u201d. E non solo in Val d\u2019Aosta.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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