{"id":4598,"date":"2005-07-15T00:00:00","date_gmt":"2005-07-15T00:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=4598"},"modified":"2015-06-26T14:05:25","modified_gmt":"2015-06-26T12:05:25","slug":"il-grano-e-la-zizzania-2","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/il-grano-e-la-zizzania-2\/","title":{"rendered":"Il grano e la zizzania"},"content":{"rendered":"

Seguiamo ancora il discorso parabolico di Ges\u00f9 nel capitolo tredicesimo di Matteo, e troviamo in questa domenica la parabola della zizzania (con la sua spiegazione), a cui seguono quella del granello di senapa e del lievito. La prima parabola che incontriamo – e solo su questa ci soffermiamo – \u00e8 esclusivamente matteana, ed \u00e8 un’allegoria che mostra come “‘funziona” la storia del mondo e del Regno dei cieli.Notiamo in primo luogo che tutto accade mentre si dorme (“mentre tutti dormivano”, Mt<\/em> 13,25), senza piena coscienza dell’uomo, ovvero, senza che questi si possa pienamente rendere conto dell’intervento del nemico che semina zizzania. Non che gli uomini siamo stupidi, tutt’altro: si vuole forse dire che a noi non spetta mai la comprensione definitiva della realt\u00e0. Infatti, non si conosce il tempo nel quale il figlio dell’Uomo ha seminato il grano buono, e la semina della zizzania \u00e8 compiuta di notte, mentre tutti dormono.<\/p>\n

La notte nella Bibbia \u00e8 spesso il momento dei sotterfugi e dei ladri, dell’insonnia dei malfattori ma anche lo spazio in cui avviene qualcosa di cui non si \u00e8 pienamente consapevoli. E la zizzania, di notte, viene seminata da un nemico. Esiste infatti un nemico. Questo \u00e8 avvolto dall’oscurit\u00e0, non se ne vedono i contorni, ma soprattutto non si sa da dove venga: c’\u00e8 e basta, come il serpente che i primi uomini si trovano davanti nel giardino. Una cosa \u00e8 certa: il nemico non \u00e8 voluto da Dio, non viene da lui, perch\u00e9 fa il contrario di quello che Dio compie, e, anzi, \u00e8 proprio definito “il suo nemico” (13,25). Il credente deve affrontare non solo gli ostacoli naturali, quelli della propria esistenza, i limiti che ci impone la nostra stessa vita, ma anche chi non vuole il suo bene: la vita cristiana \u00e8 una vera e propria lotta contro il Male.<\/p>\n

La parabola per\u00f2 si apre alla speranza: insistendo nel dire che il campo \u00e8 del Seminatore, \u00e8 davvero suo (“ha seminato del buon seme nel suo campo”; 13,24), Matteo sottolinea infatti che il mondo \u00e8 nelle mani del Figlio dell’uomo. \u00c8 il Signore che se ne dovr\u00e0 preoccupare, e non si lascer\u00e0 sfuggire di mano il raccolto buono. Dicevamo sopra che la realt\u00e0 non pu\u00f2 essere pienamente afferrata dall’uomo; e questa, sembra dire la parabola, non lascia nemmeno spazio ad una soluzione definitiva per l’oggi: bisogner\u00e0 aspettare domani. Di fronte all’incombere del male, della zizzania che cresce e che forse \u00e8 molto pi\u00f9 evidente del grano buono, quella che i servi propongono \u00e8 una soluzione, appunto, “da servi”, non da discepoli: “Vuoi dunque che andiamo a raccogliere la zizzania?” (13,28). Non deve accadere che per eliminare il male anche il bene subisca danno, si deve piuttosto attendere la fine del mondo: “Il grano e la zizzania, cio\u00e8 il bene e il male, crescono insieme in un intreccio che non spetta all’uomo districare. Lo far\u00e0 il Signore a suo tempo” (B. Maggioni).<\/p>\n

Certo, questo ci sconcerta: perch\u00e9 la resa dei conti non pu\u00f2 aver luogo subito, perch\u00e9 Dio non distrugge i cattivi e sin da ora non esalta i buoni? Perch\u00e9 il male con il quale lottare ogni giorno? Perch\u00e9 le prove, la tentazione, la lotta e l’insicurezza del non poterne uscire vittoriosi? Questa parabola \u00e8 come un inno alla pazienza, e dice del martirio a cui ogni uomo \u00e8 sottoposto nella sua persecuzione quotidiana. Vi \u00e8 per\u00f2 un’altra notizia importante nella nostra parabola: il mondo \u00e8 destinato a finire. Di fronte alla nostra realt\u00e0, sempre pi\u00f9 giocata sul quotidiano e sui bisogni immediati da soddisfare, quest’aspetto \u00e8 di un enorme significato: “La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli” (13,39).<\/p>\n

Non c’\u00e8 un per sempre delle realt\u00e0 terrene, tutto ha una fine, tutto \u00e8 sottoposto alla caducit\u00e0. E nel mondo, oltre all’incombere del male nella sua forma di seminatore di zizzania, vi \u00e8 anche una misteriosa e buona presenza angelica. Non siamo abbandonati alla nostra sorte, e gli inviati di Dio si mostreranno finalmente presenti cos\u00ec come, anch’essi mossi dalla pazienza, hanno partecipato nel segreto alla lotta degli uomini. Dietro un semplice racconto che parla di campi e di semi, \u00e8 nascosto il segreto del nostro mondo e del Regno. Quella della zizzania e del grano \u00e8 senz’altro, nel capitolo tredicesimo di Matteo, la parabola pi\u00f9 escatologica di tutte, quella che apre il cuore alla prospettiva futura. Ma ha anche un forte senso legato alla vita della Chiesa e della comunit\u00e0 dei credenti: “Matteo vuol spiegare come mai n\u00e9 il mondo n\u00e9 la stessa chiesa siano fatti solo di giusti, e come si debba imparare ad accettare pazientemente questo fatto, pena un peccato ancora pi\u00f9 grave di orgoglio e di presunzione” (Mello).<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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