Domenica 17 aprile si voter\u00e0 per un referendum. Non \u00e8 la prima volta che succede, ma \u00e8 la prima volta che un referendum viene indetto non per la richiesta firmata da (almeno) cinquecentomila elettori, bens\u00ec a richiesta di (almeno) cinque regioni. Quest\u2019ultima modalit\u00e0 \u00e8 prevista dalla Costituzione, ma finora non era mai accaduto. Non essendoci stata una campagna popolare per la raccolta delle firme, \u00e8 mancato anche un importante fattore di sensibilizzazione dell\u2019opinione pubblica. Detto in parole pi\u00f9 rozze, non ne sa niente nessuno, o quasi. Toccherebbe a me dare ai lettori qualche spiegazione sul quesito referendario; ma se \u00e8 vero che in genere \u00e8 difficile dare spiegazioni sui referendum, questa volta lo \u00e8 di pi\u00f9: almeno per me, che per\u00f2 su certi temi non potrei dirmi uno sprovveduto. In estrema sintesi, se vince il \u201cno\u201d (e la legge rimane com\u2019\u00e8) vuol dire che le concessioni per l\u2019estrazione di idrocarburi vicino alle coste resteranno valide fino a che non sia esaurito il giacimento; se vince il \u201cs\u00ec\u201d vuol dire che quelle concessioni resteranno valide solo fino ad una certa scadenza, ma \u2013 attenzione \u2013 potranno essere comunque rinnovate fino a un\u2019altra scadenza e poi di nuovo, fino a che non sia esaurito il giacimento. Chiaro, no? Il punto di fondo \u00e8 questo: se le concessioni saranno subordinate a un rinnovo periodico, le amministrazioni regionali avranno voce in capitolo nelle procedure di rinnovo; altrimenti no. Insomma, tutto qui: un po\u2019 pi\u00f9 di potere alle regioni, o un po\u2019 meno. Il conflitto politico \u00e8 tra il governo, che ha voluto rendere a tempo indeterminato le concessioni, e le regioni che non vogliono rinunciare a una fetta di potere. La tutela dell\u2019ambiente c\u2019entra pochissimo, perch\u00e9 quelle attivit\u00e0 estrattive sono in esercizio da molti anni (anzi decenni) e sinora non hanno provocato disastri: se ne avessero provocati, sarebbero state immediatamente chiuse, cosa sempre possibile anche se il referendum non passa. Anche questa volta, come in molti altri scontri politici, la posta in gioco non \u00e8 il bene pubblico (che \u00e8 difficile capire da che parte stia), ma la distribuzione del potere: a chi tocca il privilegio di decidere?<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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