{"id":4571,"date":"2005-07-01T00:00:00","date_gmt":"2005-06-30T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=4571"},"modified":"2015-07-27T12:36:50","modified_gmt":"2015-07-27T10:36:50","slug":"gesu-mite-e-umile","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/gesu-mite-e-umile\/","title":{"rendered":"Ges\u00f9 mite e umile"},"content":{"rendered":"

Il lezionario salta tutta la sezione dedicata da Matteo al rapporto di Ges\u00f9 col Battista e al fallimento della predicazione nelle citt\u00e0 di Corazin e Bets\u00e0ida (Mt<\/em> 11,1-24), e riprende con cinque versetti che ci portano alla fine del capitolo undicesimo. Possiamo dividere il nostro brano in tre parti. La prima (11,25-26) pu\u00f2 essere intitolata la rivelazione ai piccoli; ad essa segue un versetto sulla conoscenza reciproca tra il Padre e il Figlio, e infine nei vv. 28-30 Ges\u00f9 invita i discepoli a seguirlo. Ges\u00f9 apre la bocca per parlare e benedire il Padre. Ed \u00e8 paradossale che questo avvenga in un momento difficile, anzi proprio in risposta all’incredulit\u00e0 di quelle citt\u00e0 della Galilea che non hanno accolto l’opera che Ges\u00f9 ha l\u00ec compiuto, e raccontata nei versetti immediatamente precedenti ai nostri di oggi. \u00c8 ovvio che Ges\u00f9 non sta ringraziando il Padre perch\u00e9 le citt\u00e0 dove ha predicato “non si erano convertite” (11,20): la ragione della sua “confessione” (dal verbo exomologeo<\/em>, confessare, lodare) \u00e8 data dal fatto che la rivelazione \u00e8 comunque accolta, ma dai “piccoli”. Anche Paolo avr\u00e0 avuto occasione di sperimentare la stessa incomprensione di Ges\u00f9, come apprendiamo da quanto scrive in 1 Cor<\/em> 1,19, citando Is<\/em> 29,14: “Distrugger\u00f2 la sapienza dei sapienti e annuller\u00f2 l’intelligenza degli intelligenti”.<\/p>\n

L’apostolo non parla del dono dell’intelligenza in generale, quasi fosse da disprezzare l’uso della ragione, ma dell’incompatibilit\u00e0 tra la sapienza che il mondo crede di avere e quella di Dio, sapienza, quest’ultima, che si \u00e8 espressa nella “logica” inaccettabile della croce. Dio infatti agisce in un altro modo: “grande \u00e8 la sua misericordia: agli umili svela i suoi segreti” (Sir<\/em> 3,10, testo ebraico). Chi sono dunque i sapienti e gli intelligenti che non si aprono a Dio? E i piccoli? Una particolarit\u00e0 grammaticale ci aiuta a caratterizzare il nostro versetto: come ha spiegato bene Sr. Bonaventura Kim in una recente pubblicazione dedicata a Ges\u00f9 mite e umile di cuore (Roma, Pug 2005), i termini sapienti e intelligenti e piccoli sono usati nel testo greco senza l’articolo. Dovremmo allora tradurre meglio: “perch\u00e9 hai tenuto nascoste queste cose a sapienti e intelligenti e le hai rivelate a piccoli”. La mancanza dell’articolo sottolinea la qualit\u00e0 piuttosto che gli individui: tutti possono rivestire questo ruolo, magari a volte riuscendo ad essere ‘piccoli’, altre volte, purtroppo, credendosi invece intelligenti.<\/p>\n

Nel Primo Vangelo “l’opposizione antitetica tra i sapienti e i piccoli suscita l’attenzione del lettore, che ricorda come lungo tutto il racconto venivano presentati gruppi contrapposti: Erode e tutta Gerusalemme rispetto ai magi (2,1-12); i farisei e i sadducei rispetto a Giovanni (3,7-12); i falsi profeti rispetto ai veri discepoli (7,15-27); i farisei rispetto ai pubblicani e i peccatori (9,9-13). Insomma, nel contesto matteano i piccoli -opposti dei sapienti e intelligenti – possono essere considerati come i destinatari del Vangelo di salvezza, coloro che credono e accettano Ges\u00f9 Messia e il Regno di Dio proclamato da lui” (Kim). Dopo aver spiegato, ai vv. 25-26, che Dio rivela i suoi misteri a questi, Ges\u00f9 continua parlando di s\u00e9 come il piccolo e umile attraverso il quale passare per conoscere la sapienza di Dio. Ges\u00f9 nel Vangelo di Matteo<\/em> infatti \u00e8 il mite per eccellenza: l’aggettivo mite viene usato solo qui in tutto il Nuovo Testamento (eccetto 1 Pt<\/em> 3,4), e Matteo, tra gli evangelisti, presenta chiaramente la mitezza non solo come una beatitudine (Mt<\/em> 5,5), ma soprattutto come una qualit\u00e0 di Ges\u00f9 (11,29; 21,5).<\/p>\n

Ges\u00f9 da Matteo viene dipinto come il Messia-Servo obbediente a Dio, mite e misericordioso verso i piccoli. Ci\u00f2 si coglie particolarmente nell’episodio dell’ingresso di Ges\u00f9 a Gerusalemme: l\u00ec Matteo descrive l’avvenimento attraverso la citazione diretta del profeta Zaccaria sul re mite (21,5), e questo testo \u00e8 il punto di arrivo del ministero di Ges\u00f9 in preparazione alla sua passione. Ges\u00f9 pu\u00f2 essere descritto come mite ed umile perch\u00e9 questi caratteri erano radicati nella tradizione ebraica: cos\u00ec infatti erano pensate figure come Mos\u00e8, Davide, Isaia, Zaccaria. Matteo ama sottolineare queste prerogative del Messia in dialettica con altri messianismi che vigevano al tempo di Ges\u00f9: egli non sar\u00e0 un politico o un guerriero vittorioso, e nemmeno un potente sacerdote o un profeta che arringa la folla.<\/p>\n

La sua personalit\u00e0 profonda \u00e8 quella del Servo obbediente: nondimeno, anche se diversamente da come se lo potevano immaginare, anche in questo modo Ges\u00f9 \u00e8 veramente il Messia. Dobbiamo imparare dal Figlio Ges\u00f9, che non si \u00e8 lasciato abbattere dagli insuccessi e dalle incredulit\u00e0 che ha incontrato, ma ha avuto la forza per benedire il Padre. Cos\u00ec possiamo fare anche noi. Se riconosciamo i nostri limiti e le difficolt\u00e0 che non si possono negare e che fanno parte della nostra vita e dell’essere cristiani, ancora di pi\u00f9 non possiamo non riconoscere, o meglio, confessare, che l’opera di Dio non \u00e8 mai vana, che Lui \u00e8 pi\u00f9 grande del nostro cuore e di ogni chiusura, e quindi deve essere benedetto.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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