<\/a>Non \u00e8 certamente un caso che la mia storia da parroco della comunit\u00e0 di San Giovanni del Prugneto – paesino di campagna alle porte di Perugia – coincida con l\u2019arrivo dei ragazzi richiedenti asilo provenienti dal Pakistan. Lo ricordo come fosse ieri, gioved\u00ec 1\u00b0 ottobre 2015, una rinascita, l\u2019inizio di una nuova vita, per me e per loro. Sono profughi, hanno tra i 18 e i 50 anni e hanno percorso oltre 7.000 chilometri a piedi, in mare o con mezzi di fortuna, per sfuggire dai talebani, per provare a costruire un futuro migliore per loro stessi e per le proprie famiglie. Hanno attraversato l\u2019Afghanistan, l\u2019Iran, la Turchia, la Grecia, la Macedonia, la Serbia, l\u2019Ungheria, poi l\u2019Austria e quindi l\u2019Italia dove, dal centro per l\u2019immigrazione di Caltanissetta, sono infine arrivati a San Giovanni del Prugneto.<\/p>\nLe prove che hanno affrontato durante questi tre mesi sono qualcosa che esula dalla nostra immaginazione. Ascoltare i racconti di questi ragazzi, di questi uomini, di questi padri, \u00e8 una scossa che inevitabilmente fa riflettere, strappa ogni volta una parte del nostro cuore e ci chiede di amare di pi\u00f9. Perch\u00e9 l\u2019amore \u00e8 pi\u00f9 forte di qualunque atrocit\u00e0 e di qualunque silenzio. Questo \u00e8 ci\u00f2 che provo ogni volta che incrocio i loro sguardi, questa \u00e8 la speranza che nostro Signore Ges\u00f9 Cristo ci insegna, il messaggio che il nostro Papa Francesco vuole farci vivere in quest\u2019Anno giubilare della Misericordia. Questi 23 ragazzi a San Giovanni del Prugneto, infatti, hanno trovato una casa, ma soprattutto l\u2019amore dei volontari della Caritas diocesana i quali, nelle prime settimane dal loro arrivo, hanno curato la loro stanchezza rifocillandoli nel senso pi\u00f9 concreto del termine.<\/p>\n
I legami con la parrocchia sono ottimi; in pratica la chiesa \u00e8 attaccata alla canonica, e i ragazzi non hanno avuto problemi ad adattarsi alla quotidianit\u00e0 delle celebrazioni e delle preghiere, rispettando questi momenti con grande seriet\u00e0. Ogni volta che celebriamo la messa per andare dalla sacrestia alla chiesa, infatti, noi parroci passiamo dal refettorio, dove i ragazzi vivono i loro momenti in comune, dove c\u2019\u00e8 la wi-fi e dove spesso ricevono le telefonate dal Pakistan. \u00c8 molto bello vedere come, non appena ci vedono passare in abiti cerimoniali, subito si passano tra di loro il segnale invitandosi gli uni gli altri ad abbassare i toni. Durante il loro passaggio in Europa ne hanno viste talmente tante che questa presenza di fedeli in qualche modo li rassicura. Per loro la religione, per quanto differente dalla nostra, \u00e8 un aspetto irrinunciabile e fondamentale della vita. Anche loro all\u2019interno della casa hanno il loro spazio per pregare. In tutto questo c\u2019\u00e8 un convergere verso qualcosa di spontaneo che evidentemente non divide, ma anzi ci unisce profondamente. L\u2019episodio forse pi\u00f9 esemplare \u00e8 stato alla vigilia di Natale, quando i ragazzi hanno richiesto ai volontari della Caritas di poter fare un augurio di buon Natale a tutte le persone che li stavano ospitando. Sono bellissimi segnali di vicinanza, di partecipazione, insomma, d\u2019incontro.<\/p>\n
Molto interessante \u00e8 anche la disponibilit\u00e0 che i ragazzi hanno dato a tante scuole, per portare la loro testimonianza. A casa loro, a causa dei talebani, molte scuole sono chiuse, e al loro interno e alle fermate degli autobus si compiono stragi che gettano il Paese nel terrore. Si meravigliano dal fatto che una scuola sia aperta; li colpisce che gli studenti possano – dai pi\u00f9 grandi ai pi\u00f9 piccini – varcare serenamente la soglia di questi edifici con la semplicit\u00e0 di uno zaino sulle spalle e magari una cartelletta tra le mani. Anche gli alunni si emozionano, vengono toccati da queste storie, fanno molte domande, imparando a discernere l\u2019immagine stereotipata del profugo da quella che invece \u00e8 la realt\u00e0 dei fatti. E la realt\u00e0 sono questi volti capaci ancora di sorridere nonostante tutte le avversit\u00e0, questi piedi che hanno fatto tanta strada per un futuro migliore, il nostro prossimo in cerca di amore. Questi esempi sono varchi, spiragli di luce, di verit\u00e0, aperti dalla misericordia di Dio nei nostri cuori spesso ancora molto duri. Sono quella Parola di verit\u00e0 che possiamo toccare con mano, che si erge contro il silenzio e la terribile indifferenza che sembra essere diventata l\u2019unico modo per vivere i nostri giorni; contro la paura che spesso ci fa chiudere le porte, allontanandoci dalla realt\u00e0 della nostra vita, dalla realt\u00e0 di Dio.<\/p>\n
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