{"id":45565,"date":"2016-02-26T13:25:12","date_gmt":"2016-02-26T11:25:12","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=45565"},"modified":"2016-02-26T13:25:12","modified_gmt":"2016-02-26T11:25:12","slug":"troppe-diocesi-come-accorparle","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/troppe-diocesi-come-accorparle\/","title":{"rendered":"Troppe diocesi, come accorparle?"},"content":{"rendered":"

L’Osservatore Romano<\/em> del 31 gennaio, riportando i temi affrontati dal Consiglio episcopale permanente della Cei, si sofferma lungamente sul riordino delle diocesi in Italia con un articolo intitolato \u201cPer il bene del popolo di Dio”. Se il quotidiano semi-ufficiale della Santa Sede ritiene di fare una cronaca del percorso che da qualche decennio a questa parte sta ritoccando i confini delle circoscrizioni ecclesiastiche del nostro Paese, evidentemente si inizia a discutere di progetti concreti, e il tempo delle fantasie – ma anche dei campanilismi e delle miopie pastorali – sta inesorabilmente per scadere. Il quotidiano vaticano informa in primo luogo i lettori che, dopo l\u2019affondo di Papa Francesco di fronte ai Vescovi italiani nel 2013, \u201cla Congregazione per i vescovi ha richiesto alle conferenze episcopali regionali il parere su un progetto di riordino che dovr\u00e0 essere espresso entro la fine d\u2019agosto 2016\u201d.<\/p>\n

Del resto – ricorda ancora l\u2019Osservatore<\/em> – gi\u00e0 il Concilio Vaticano II, poi ripreso da Paolo VI, si era espresso sull\u2019eccessivo numero di diocesi, che nel 1986 – dopo un lungo processo di accorpamenti non privo di ostacoli – passarono da 325 alle 226 dell\u2019assetto attuale, per tendere a un numero ideale di 119. Alcuni ricorderanno di certo i cambiamenti che hanno riguardato varie diocesi della nostra regione in quegli anni, iniziati con la nomina di vescovi di diocesi vicine ad amministratori apostolici di circoscrizioni pi\u00f9 piccole. rimaste senza pastore per morte o anzianit\u00e0. \u00c8 stata questa la sorte di Amelia aggregata a Terni e Narni, di Citt\u00e0 della Pieve accorpata a Perugia, di Todi unita \u201cnella persona del vescovo\u201d con Orvieto, di Norcia fusa con Spoleto, ma anche di Gubbio temporaneamente unita con Citt\u00e0 di Castello e di Assisi e Nocera e Gualdo, che sono state unite per un certo periodo a Foligno e successivamente si sono fuse tra loro. Quel percorso di integrazione allora non fu portato a compimento, ma oggi torna attuale per quelle diocesi che non raggiungono in termini di popolazione, clero e risorse la \u201cmassa critica\u201d per essere funzionali. Anche se i criteri per la ridefinizione dei confini delle diocesi umbre – e in generale di quelle italiane – sono ancora da definire, tuttavia la strada \u00e8 tracciata.<\/p>\n

Per dirlo con le parole che Paolo VI us\u00f2 gi\u00e0 nel 1966 davanti all\u2019assemblea della Cei, \u00e8 necessario che le diocesi abbiano \u201cun\u2019estensione territoriale, una consistenza demografica, una dotazione di clero e di opere idonee a sostenere un\u2019organizzazione diocesana veramente funzionale, e a sviluppare una attivit\u00e0 pastorale efficace e unitaria\u201d. In effetti, la complessit\u00e0 della vita ecclesiale non consente pi\u00f9 a piccole diocesi, povere di clero e di laicato, di operare con l\u2019efficacia che la societ\u00e0 e i tempi attuali richiedono, mentre i moderni mezzi di comunicazione permettono di ampliare di molto il raggio di azione di ogni singola Chiesa locale nell\u2019essere \u201csegno della presenza e dell\u2019azione del Signore risorto\u201d, senza per questo ridursi a essere \u201despressione di una struttura o di una necessit\u00e0 organizzativa\u201d – citando le espressioni di Papa Francesco. L\u2019operazione non pu\u00f2 essere fatta a cuor leggero, e molti sono i fattori da considerare nella peculiare situazione italiana che vede un numero di diocesi del tutto anomalo: ogni Chiesa locale ha la sua identit\u00e0, in cui i dati di popolazione, clero e territorio si uniscono a caratteristiche sociali e culturali spesso molto radicate, tanto da rappresentare a volte solo un retaggio storico. Paolo VI auspicava che il riordino delle diocesi avvenisse senza \u201csuscitare il panico e l\u2019opposizione\u201d, e noi, soppesati con attenzione tutti i fattori, ci auguriamo lo stesso.<\/p>\n

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